L'imperatore Leopoldo I e quella visita a Gorizia, fu amore a prima vista con la città

L'imperatore Leopoldo I e quella visita a Gorizia, fu amore a prima vista con la città

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L'imperatore Leopoldo I e quella visita a Gorizia, fu amore a prima vista con la città

Di Vanni Feresin • Pubblicato il 15 Mag 2021
Copertina per L'imperatore Leopoldo I e quella visita a Gorizia, fu amore a prima vista con la città

La visita dell'imperatore segnò la storia della città. Il racconto nell'episodio speciale della rubrica di Vanni Feresin.

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Nel 1660 Leopoldo I, Imperatore del Sacro Romano Impero, fece la sua solenne entrata a Gorizia. Così racconta “L’Eco del Litorale” del 28 marzo 1875 “Dei Sovrani di Casa d’Austria che visitarono la Contea di Gorizia e Gradisca”.

Leopoldo I Imperatore fu il primo principe austriaco che recossi nella nostra Contea per ricevere in persona l’omaggio dei suoi fedelissimi sudditi. Assicurata la pace dell’Allemagna, giunse in Gorizia il 12 Giugno 1660 la fausta notizia del viaggio di S. M. l’Imperatore e che avrebbe toccato anche Gorizia. A quei tempi lungo e disastroso era il viaggio d’una all’altra Provincia per mancanza di buone strade, quindi oltremodo gradita riuscì alle nostre popolazioni quella notizia. Subito gli stati provinciali con alla testa il loro capitano Ernesto Federico di Herberstein si misero all’opera onde condegnamente ricevere il loro Sovrano.

Si posero in ordine le truppe urbane e si allestirono due compagnie a cavallo composte della più scelta gioventù della provincia. Giunto l’avviso che S. M. era partita da Lubiana, il Capitani provinciale con quattro dei più ragguardevoli soggetti cioè i Conti Carlo Turriano, Antonio di Lantieri, Massimiliano d’Attems e Giovanni Filippo di Cobenzl, portaronsi in Vipacco a incontrare il Sovrano, e si unirono al seguito sino Schönpass dove sostava alquanto la Comitiva. Nella pianura, che stendesi fra il Panaviz e il villaggio di Salcano, era schierata da una parte la milizia urbana e dall’altra la cavalleria.

Il corpo della nobiltà cingeva un padiglione di ricca stoffa, sotto il quale l’Imperatore accolse le rispettose congratulazioni che esprimeva il vice maresciallo del paese Sigismondo d’Orzon a nome degli abitanti della Contea. Tutti i cavalieri del Contano con vaghe e superbe livree, gran quantità di gentiluomini del Friuli e dello Stato Veneto con una turba infinita di popolo erano radunati per la maestosa solennità dell’arriva del giovine Sovrano, che in allora contava appena venti anni. Il nunzio Apostolico Don Carlo Caraffa e Alvise Molino Ambasciatore Veneto lo accompagnavano.

Nella campagna più che tre mila armati del paese con casacchini rossi avevano dato tre salve di schioppettate e di continuo si udiva il tuono dei cannoni del Castello. Alla porta della Città il capo del Magistrato dei cittadini alla testa dei suoi assessori ringraziava Sua Maestà, con un breve discorso in lingua italiana, della Cesarea benevolenza e offriva a Cesare i sigilli della Città in segno di fedeltà. Sotto ricco baldacchino sostenuto da otto cittadini cavalcava Sua Maestà tra le acclamazioni dell’affollato popolo sino alla Chiesa parocchiale dove Massimiliano Vaccano Vescovo di Pedana accompagnato dal Clero lo attendeva introducendolo nella Chiesa, dove in rendimento di grazie fu intuonato il Te Deum.

Terminata questa solennità, l’Imperatore si recava al suo alloggio in Castello, fra le acclamazioni di Viva la Maestà di Leopoldo non solo dei propri sudditi, ma anche dei forastieri circonvicini, che in numero sì grande erano radunati da rendere difficili il passaggio per le strade sino al Castello. Per la festa dell’esaltazione di Santa Croce l’Imperatore recossi nella Chiesa dei P.P. Gesuiti e così parimenti nella festa di S. Matteo Apostolo, nel qual giorno venne cantata solenne Messa Pontificale da Monsignor Vescovo Vaccano con musica eseguita da 24 virtuosi giunti da Venezia a instanza del Conte della Torre.

Li 22 settembre poi, giorno destinato pel solenne omaggio, con somma pompa e solennità si fece la cavalcata verso la Chiesa. Precedeva S. M. il Maresciallo provinciale Conte Enrico della Torre con la spada ignuda, indi facevano seguito a piedi i cavalieri che esercitavano gli officii ereditari del contado, quali erano il Maggiordomo ereditario di Eccellenza Sig. Conte di Porzia, il Cameriere ereditario Conte Breiner, il Cavalerizzo ereditario Conte Rabatta, il cacciator maggiore Conte Strassoldo, il contestabile ereditario Conte Werdenberg, il coppiere maggiore Conte Lantieri e il dapifero Conte Küssel.

Finito l’ufficio divino si ritornava in Castello dove S. M. seduto in trono riceveva l’omaggio, e poi andarono tutti alla Cappella dello Spirito Santo dove fu cantato il Te Deum fra le triplici salve dei cannoni e delle milizie. Indi oltre alla tavola Imperiale furono bandite otto tavole presiedute dai suaccennati officiali ereditarj, alle quali erano convitati i principali cavalieri e altri personaggi illustri.
Oltre a queste tavole, vi era pure una così detta tavola franca, altra del Magistrato della Città di 24 persone e quella dei giudici del contado. La sera poi si fece per cura del Conte Attems Vicedomino di Lubiana sulla piazza Traunik un bellissimo fuoco artificiale.

Li 23 Settembre il divotissimo Principe andò a cavallo con tutta la sua Corte a visitare la Madonna della Castagnavizza, ad essendo in allora troppo difficile la salita al Monte Santo, dove era stato pure invitato dai RR. PP. Francescani, mandò il suo ajutante di Camera Sig. Bonaventura Corolanza con una elemosina. Gli stati provinciali avevano eretto due archi trionfali, sopra uno dei quali leggevasi la seguente inscizione: Nostro Augustissimo Comiti Goritiae: Caesari ter invicto Ter felici; Vivat Regnet, Triumphet. Durante il soggiorno in Gorizia l’Imperatore dava giornalmente clementissime udienze tanto ai propri sudditi come ai forastieri.

Li 24 Settembre alle ore otto della mattina S. M. partì in carrozza per Gradisca, dove fu ricevuto con incredibile allegria e ivi fermossi a pranzo ospitale a pranzo ospitale dal comandante e capitano di quella fortezza conte Francesco della Torre. Finito il pranzo proseguì il viaggio a cavallo per la strada del Carso sino a Duino dove pernottò in quel castello spettante al Sig. conte Carlo della Torre. Così terminò la memoranda visita nella Contea lasciando l’Imperatore in tutti la più grata memoria, ravvivata ognora della presenza degli augusti suoi successori.A ricordo della memorabile visita, venne eretta la Porta Leopoldina (nella foto) con il grande stemma imperiale che ancora oggi campeggia solenne e dà il benvenuto ai visitatori.

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