I commenti
«L'immigrato è una necessità»: sul Caso Monfalcone ascoltati i referenti religiosi
Don Flavio Zanetti, in rappresentanza delle parrocchie, ha ribadito come la città sia «un laboratorio» e chiede studi sociologici sintetici e aggiornati.
Ha esposto nove punti su cui riflettere e che hanno offerto una lucida analisi del contesto sociale e religioso che si vive a Monfalcone. Il parroco dell’Unità Pastorale monfalconese don Flavio Zanetti – intervenuto in rappresentanza di tutte le parrocchie della città questa mattina a Trieste durante l’audizione sul Piano Monfalcone in Consiglio Regionale – è partito facendo una premessa sul mondo del lavoro «che richiama persone da diverse parti del mondo». Un dato di fatto, indicatore di un ulteriore aspetto: «Non tutte le migrazioni sono digerite come avvenuto nel tempo per chi veniva dal sud Italia ed ora da altri Paesi».
Senza entrare nel merito di politiche nazionali e locali, don Zanetti ha richiamato quella «Monfalcone laboratorio» per la quale sono necessarie serie «linee di intervento». Per il parroco servono corsi di italiano e non solo condotti da persone qualificate perché «il volontariato non basta» e la formazione civica «che spesso nemmeno gli italiani conoscono».
Bisogna poi favorire gli incontri tra le persone come fanno Migrantes e Caritas. Sull’esercizio della preghiera, don Flavio ritiene necessarie «soluzioni consensuali nel rispetto della legge italiana» come sta avvenendo all’oratorio San Michele ospitando le comunità dei rumeni e degli ucraini ortodossi. Poi un riferimento sul «mercato impazzito della casa». Secondo il sacerdote, i criteri di assegnazione abitativa dell’Ater potrebbero essere rivedibili e anche la Regione potrebbe fare la sua parte «offrendo garanzie a chi affitta abitazioni».
Ok anche agli “insegnanti specialisti” e ai numeri contenuti di studenti in classe. Sulla formazione professionale è meglio «essere pratici» e in tema di sicurezza sul lavoro si continua «con i corsi ospitati nelle nostre strutture che spesso non sono conosciute da chi ha bisogno». Infine, il parroco chiede un sussidio contenente «studi sociologici sintetici ed aggiornati per avere un quadro completo della situazione».
A rappresentare i Centri Islamici Darus Salaam e Baitus Salat, è stato Bou Konate, ex assessore ai lavori pubblici di Monfalcone e presidente onorario del Darus. «Dire che l’immigrazione non serve è falso – sono le parole di Konate – l’immigrato è una necessità». Secondo il rappresentante delle comunità islamiche, «un terzo della popolazione non si può ignorare o eliminare». Konate ritiene quindi si debba lavorare sul presente investendo sulla formazione e sulla lingua per «un’integrazione più veloce nel rispetto di culture e religioni diverse». Sul futuro, «Il doposcuola è una necessità, bisogna focalizzarsi su questo». «Perché altre professioni religiose in città sono tollerate e la nostra no?» domanda Konate il quale conclude convinto del fatto che «entro dieci anni il problema verrà superato e la comunità resterà unita».
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