LA MOSTRA
Le immagini di Nova Gorica e Gorizia in mostra a Bruxelles
Il tema del confine negli scatti di Gabriella Tomat ospitati al Press Club Brussels Europe.
A poca distanza dalla Grand-Place di Bruxelles – dove gli intarsi gotici dell’Hôtel de Ville s’illuminano nelle notti magiche insieme a quelli della Maison du Roi e di altre meraviglie – si apre la rue Froissart, in cui sorge il Press Club Brussels Europe. È qui, oltre le vetrate di un moderno palazzo situato al civico 95, che verrà ospitata la mostra fotografica “Nel cuore dei luoghi” della goriziana Gabriella Tomat.
«È una mostra nata un po’ per caso in occasione della capitale della cultura Nova Gorica e Gorizia», racconta l’autrice. Un’idea portata a compimento con Giulio Groppi, presidente dell’associazione Giuliani nel Mondo che ha sede a Bruxelles, il quale insieme alla germanista Marina Bressan e al sostegno del Fogolâr Furlan della capitale europea ha organizzato l’incontro del prossimo 26 novembre, giornata inaugurale.
Durante la serata si potrà assistere alla conferenza “Nova Gorica-Gorizia capitale europea della cultura 2025” tenuta da Bressan, già ospite lo scorso anno con un simposio su Grado. «Forse c’è più curiosità altrove che qua – osserva Tomat – Groppi ha pensato di realizzare qualcosa insieme agli amici del Fogolâr, in modo da avvicinare l’Europa alle due realtà di Gorizia e Nova Gorica».
Si partirà con l’introdurre le vicende del secondo dopoguerra a volo d’uccello, fornendo al pubblico uno sguardo d’insieme sul passato delle due città e sull’attuale volontà della cittadinanza di guardare oltre le proprie ferite. «Sono una trentina di scatti che ho immaginato come una passeggiata ideale», spiega la docente del Polo liceale che da un paio d’anni coltiva la passione per la fotografia.
Una città «dal fascino nascosto – puntualizza Bressan – quello che si svela attraverso un volto misterioso scolpito nella pietra, una statua celata in un cortile, un pozzo abbandonato». È dall’alto di Borgo Castello che si snoda questo cammino spirituale. Lassù fra gli aghi dei pini il vento soffia spingendo via le nubi o annunciando temporali, mentre solitaria s’erge l’antica chiesetta di Santo Spirito di stampo tardo gotico. Qui lo sguardo spazia oltre l’immenso pino affacciato sulla chiesa di Sant’Ignazio e sul Duomo. Le campane scandiscono con solennità le ore, mentre l’occhio abbraccia il sacrario di Oslavia e gli altri luoghi cari alla memoria.
Lentamente si scende verso il centro inseguendo eventi e oggetti simbolici, così che il passato confluisca nel presente passando da scatti in bianco e nero a colori accesi e vividi. «È una passeggiata che parte dal Borgo Castello e si snoda verso il basso – rimarca l’autrice - per ripercorrere ciò che resta del confine. Si raggiunge via San Gabriele, la panchina degli incontri e infine ciò che resta del cippo e del muro. Mentre di Nova Gorica ho mostrato la sua continua evoluzione».
Dal socialismo reale dei palazzi - volti al monte sul quale campeggia la scritta che inneggia a Tito – al grattacielo di oltre 72 metri dell’Eda center, dedicato ai fratelli Rusjan, ne emergono due città ancora alla ricerca di se stesse. Dove la contrarietà all’abolizione della cittadinanza onoraria a Mussolini va di pari passo con il rifiuto di cancellare una scritta ormai da tempo fuori luogo.
«Dal punto di vista architettonico mostro in prospettiva molto schiacciata i palazzoni che guardano al monte con la scritta “Tito” e il contrasto del grattacielo avveniristico o il monumento dedicato al Triglav, tanto simile a un’astronave. O il grattacielo scomposto, fotografato accanto alla vecchia rimessa». Immagini contrastate e contrapposizioni di geometrie, quasi a sottolineare la continua lotta interiore che riaffiora nel presente.
Scatti che suddividono il percorso in due aree: da un lato il borgo - luogo in cui tutto ha inizio - dall’altra la “Nuova Gorizia”, dove il socialismo cede il passo a un desiderio di rinnovamento. «Da una parte c’è la Gorizia vecchia con il Castello e la chiesetta; dall’altra il percorso per raggiungere il confine e ciò che ne rimane». Una scelta, quella d’intitolare la mostra “Nel cuore dei luoghi” piuttosto che “Nei luoghi del cuore”, dettata dalla volontà di evidenziare con forza quanto resta di rilevante per chi ha vissuto a ridosso del confine.
Preziosa occasione per raccontare al cuore dell’Europa quanto accade nelle due città, che ormai fra pochi mesi si ritroveranno sotto i riflettori del mondo. «C’è curiosità, da parte di Bruxelles. Volontà d’informarsi su quanto accadrà da noi di qui a poco – ribadisce – Immagini che ritraggono il Castello, per poi scendere alla Transalpina e ritrovarsi a Nova Gorica, città che anche grazie alle nuove generazioni non lascia più percepire confini».
«Questo è il senso della mostra e della capitale della cultura, alla quale noi ci siamo uniti in seguito con Gorizia – prosegue l’autrice - La curiosità da parte di Bruxelles intende approfondire quanto accade da noi a Sud, da qui a febbraio. Purtroppo, non sono riuscita a realizzare alcune foto come avrei voluto. Ad esempio, la stazione della Transalpina è ancora sottoposta ai lavori. Avevo però salvato qualche immagine, scattata proprio quando Nova Gorica e Gorizia erano state proclamate capitale europea della cultura».
Pochi giorni più tardi, infatti, i bambini di una vicina scuola elementare realizzarono sull’asfalto una serie di disegni con i gessetti colorati. Animali fantastici, cuori, stelline, e la scritta “Gorizia – Nova Gorica” a campeggiare al centro di quest’universo arcobaleno. «Ho scelto questa, come foto copertina, per una mostra che intende fornire almeno un’idea delle due città unite assieme», conclude.
A corredo della mostra, Power point e audiovisivi curati da Bressan, incentrati sulla guerra con la ex-Jugoslavia. Come il documentario che ricorda la situazione straniante dei cittadini al sicuro sui bastioni del Castello, intenti a osservare i carri armati di Casa Rossa. La mostra sarà visibile presso la sala Stampa di Bruxelles per un intero mese.
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