LE GARE
Il tradizionale Tiro a l’Ou di Turriaco unisce grandi e bambini

Con la Domenica delle Palme torna l’antico rito delle uova colorate, con premi tutti e il ricordo dei gesti di un tempo.
Domenica 13 aprile alle ore 9.30 sulla piazza Libertà di Turriaco si rinnoverà la tradizionale Gara di Tiro a l’ou che a Turriaco si svolge sempre alla domenica delle Palme. Quest’anno l’orario è stato anticipato per permettere ai fedeli di partecipare alla Santa Messa delle ore 11.00. I partecipanti troveranno le uova decorate allegramente dai bambini della scuola dell’infanzia e i premi in palio saranno uova di Pasqua per bambini e ragazzi, salami per gli adulti. La manifestazione è sostenuta e patrocinata dalla Cassa rurale e artigiana del FVG e dall’amministrazione comunale di Turriaco.
Un rito che si rinnova da tempi antichi, quando, in tempo pasquale, si lavorava un’intera settimana a piturar i ovi. Si usavano il porro, cipollaccia di campo, il giallo del fiore del tarassaco, la radicela, mentre le tonalità del marrone si ricavavano dalla buccia della cipolla gialla. La coloritura si faceva mettendo le uova a rassodare nell’acqua insieme al fiore prescelto. Per ottenere l’effetto sfumato del color miele o giallo—marrone, le uova venivano avvolte o legate una ad una nella buccia della cipolla e messe a bollire da sole. Si andava in piazza con tre uova, una in mano e una per tasca. Intanto, seduti sulla colonna del vecchio monumento di Franz Josef che giaceva distesa a fianco del folador del Palaz de Fonda, tre o quattro ragazzi già grandi tenevano d’occhio tutti quelli che passavano in attesa che arrivi qualche polletto da spennare.
Per prima cosa si metteva l’uovo sotto il muro adagiato orizzontalmente. Poi a due o tre passi dal muro tracciavano una riga per terra: era il limite dal quale bisognava colpire con una moneta in metallo l’uovo che giaceva sotto al muro. La moneta era grande come i 50 cent degli euro attuali. La regola era molto semplice: cinque tiri costavano normalmente la decima parte del valore di un uovo, ma ciò non aveva nessunissima importanza perché i ragazzi erano senza una lira in tasca e dicevano che giocavano a “darseli”.
La settimana che precedeva quella Santa, inoltre, nelle famiglie che se lo potevano permettere, si facevano le pinze, un pane dolce e soffice. Con lo stesso impasto si preparavano pure le culunbine e le streze. Le colombine avevano la forma di una colomba dove nel becco s’infilava un ramoscello di ulivo e, al posto dell’ala, una sacca che conteneva un uovo colorato. La streza ripeteva la forma delle trecce delle bambine: lunga una trentina di centimetri, teneva legato in cima un uovo colorato.
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