A Gorizia
Le guerre dopo quello sparo a Sarajevo, il secolo più lungo raccontato a èStoria
Oggi il confronto tra Marco Cimmino, Marcello Flores ed Hew Strachan su cause e conseguenze di quello sparo a Sarajevo nel 1914.
È stato definito il Secolo breve ma, come ha sottolineato questa mattina Marco Cimmino, forse il Novecento è stato molto più lungo di quanto non si pensi comunemente. Di certo, gli anni successivi a quel fatidico 28 giugno 1914 a Sarajevo sono stati costellati da un turbinio di guerre andati ben oltre alle due più grandi che la storia dell’umanità abbia mai conosciuto. Sul tema, insieme allo storico, si sono confrontati questa mattina al Teatro Verdi i colleghi Marcello Flores ed Hew Strachan, al festival èStoria di Gorizia.
Non poteva mancare, infatti, il giorno che ha stravolto per sempre l’Europa dall’edizione della kermesse dedicata alle Date. Quello sparo contro l’Arciduca Ferdinando è stato il pretesto per aprire un dibattito su cause, origini, mutazioni e divisioni dei numerosi conflitti che hanno attanagliato il mondo in questi ultimi 110 anni. Se però tutti ricordano cosa stessero facendo in altre date spartiacque, come l’11 sempre 2001, in quell’occasione invece i ricordi non sono stati tramandati: «Molti diplomatici erano già in vacanza» ha rilevato Strachan.
In ogni caso, ben pochi avrebbero potuto annotare nei rispettivi diari che quel momento avrebbe aperto alla tragedia che ben conosciamo: «Non si aveva in mente di creare una guerra mondiale - ha ripercorso ancora l’autore scozzese - consci che altrimenti lo stesso Impero asburgico sarebbe caduto vittima». Quello che Vienna pensava, infatti, era di dare origine a una terza guerra balcanica, come rilevato da Cimmino. Alla fine, però, quanto già si era iniziato a vedere qualche decennio prima negli Stati Uniti era destinato a trasferirsi oltreoceano.
Ricordano le numerose categorizzazioni ideate dalle Relazioni internazionali sui conflitti, Flores ha rilevato come, nel corso del Novecento, solo il 1951 sia stato un anno esente dallo scoppio di nuove guerre. In ogni caso, lo scontro precedente, nell’analisi di Cimmino, è cattivo maestro per gli strateghi di quello successivo: «La Prima guerra mondiale ha mostrato che le armi difensive erano più efficaci, mentre nella Seconda c'è stata la supremazia della guerra offensiva. Alla fine, il nucleare è diventato deterrente alla guerra totale».
Già all’indomani dell’Inutile strage, però, molti pensavano che quella esperienza fosse di suo un deterrente a nuove tensioni armate. L’attenzione e gli esempi degli ospiti si sono quindi indirizzati ai due principali scenario odierni, Kiev e Gaza: nel primo, secondo Strachan, «la Nato oggi sfida la Russia attraverso l’Ucraina, per la Russia la guerra è una scelta». Flores ha invece evidenziato che quella nella Striscia «è un momento diversissimo dal passato, nonostante faccia parte di un conflitto che esiste da tempo».
Un esempio estremo di guerra lunga, quello in corso in Medio Oriente, la cui ‘tradizione’ ebbe inizio proprio con la Secessione americana. Nel ragionare su cosa la storia può insegnare, l’anglosassone ha rilevato che «se non pensiamo ai problemi del passato, saremo ancora più sorpresi in futuro quanto questi ritorneranno in altre forme». Flores ha ricordato che «la guerra è sempre una scelta politica», mentre Cimmino ha tirato le fila del discorso auspicando un ruolo diverso delle Nazioni Unite su questi temi.
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