L'opera
Il grande lavoro sui dialetti italiani, Gradisca d'Isonzo celebra i cent'anni dell'Atlante Linguistico Italiano
Partirono nel 1924, durante il V Congresso della Società Filologica Friulana, i lavori per la monumentale opera linguistica.
Esattamente cent’anni fa cominciarono a Gradisca d’Isonzo, in occasione del quinto congresso della Società filologica friulana, i lavori per l’Atlante Linguistico Italiano: una mastodontica opera di documentazione di tutte le lingue e i dialetti parlati lungo i territori della penisola italiana, di cui la Società filologica fu la principale promotrice. Oggi 26 ottobre 2024, dunque, il Comune di Gradisca d’Isonzo e la Società filologica friulana hanno voluto omaggiare e ricordare l’avvio di quella grande impresa con una presentazione dell’opera (ancora in fase di pubblicazione completa) svoltasi in mattinata nella sala consiliare di Palazzo Torriani.
A parlarne l’assessore alla cultura Marco Zanolla e il presidente della Società filologica friulana Federico Vicario, il quale ha sottolineato la centralità di Gradisca d’Isonzo in riferimento ad alcune importanti iniziative dell’ente. «Oltre al via nel 1924 al percorso di realizzazione dell’Atlante Linguistico Italiano, a Gradisca si tenne anche il congresso della società del 1951, durante il quale fu lanciato l’Ente Friuli nel Mondo – ha raccontato Vicario – si trattò della prima iniziativa compiuta da una regione italiana per rivolgersi alle proprie comunità corregionali viventi all’estero». Il presidente si è poi concentrato sulla figura di Ugo Pellis, il noto letterato e fotografo nativo di Fiumicello, e sul suo fondamentale ruolo nell’impresa dell’atlante. «Per quasi vent’anni, fino alla sua morte, Pellis si è dedicato alla ricerca e alla raccolta dei dati necessari alla stesura di quest’opera, una vera e propria “fotografia” e archeologia linguistica dell’Italia» le parole di Vicario.
In seguito, i presenti hanno avuto modo di consultare il primo volume dell’Atlante Linguistico Italiano. L’opera prevede venti volumi, ciascuno dei quali organizzato su base tematica: ad ora ne sono stati pubblicati soltanto dieci, il primo nel 1995, l’ultimo l’anno scorso. Durante la Seconda guerra mondiale tutti i materiali furono trasferiti da Udine a Torino, e per decenni la stesura dell’opera rimase ferma; soltanto negli anni Novanta ebbe inizio l’opera di trascrizione. I volumi contengono vere e proprie tavole geografiche della penisola su cui sono riportate con continuità, secondo il sistema fonetica usato all’epoca, le traduzioni in ciascun dialetto locale di un particolare termine legato all’area tematica in oggetto (ad esempio il corpo umano o il lavoro agricolo). Per fare ciò, Pellis e i suoi collaboratori svolsero un attento lavoro di selezione degli “informatori”, ossia persone all’epoca anziane nate e vissute sempre nella stessa zona e dunque profonde conoscitrici della parlata locale.
La pubblicazione cartacea dell’opera è ancora in corso ma, vista la sua preziosa testimonianza della grande diversità linguistica del Paese, la Società filologica friulana è già al lavoro per la digitalizzazione dei materiali. È stata inoltre illustrata in sala anche la resa digitale del fondo fotografico di Ugo Pellis, disponibile sul sito web “Teche Friulane”: oltre settecento fotografie delle comunità locali da egli visitate fra gli anni Trenta e Quaranta per raccogliere i dati linguistici che costituiscono un prezioso e ulteriore documento sull’Italia dell’epoca. Un contesto culturalmente variegato che secondo Vicario non si è del tutto persa al giorno d’oggi. «Corrono venticinque anni dalla legge 482, che sancisce la storica pluralità linguistica italiana. Ci sono sia provvedimenti nazionali che leggi e proposte regionali a sostegno di tale principio – il suo commento sullo “stato di salute” di lingue e dialetti regionali - ciò implica una presa di coscienza di tale patrimonio e un impegno a mantenerlo. I risultati di tutte queste iniziative mi rendono piuttosto ottimista a riguardo».
Entusiasta dell’iniziativa anche l’assessore Zanolla: «Quale ultimo paese di lingua friulana sul confine dell’Isonzo, Gradisca ha un’identità mista ma mantiene allo stesso tempo un forte legame con la Società filologica, che ringrazio per l’occasione – così Zanolla - la giornata di oggi è importante poiché celebra i cent’anni da questa prima ricerca non solo linguistica, ma anche antropologica e culturale: come realtà comunale è per noi un vanto fare parte di questa storia». La celebrazione proseguirà domani sera in Sala Bergamas con la proiezione alle ore 21 del docufilm “L’atlante della memoria” di Dorino Minigutti, un “road movie” sulle tracce lasciate da Pellis lungo tutta Italia.
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