Monfalcone, graduatorie Ater da rifare: respinto appello della Regione

Ater, graduatorie da rifare a Monfalcone: respinto appello della Regione

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Ater, graduatorie da rifare a Monfalcone: respinto appello della Regione

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 19 Gen 2023
Copertina per Ater, graduatorie da rifare a Monfalcone: respinto appello della Regione

Depositata la sentenza di secondo grado, la Regione dovrà pagare le spese. Calligaris (Lega): «Paradosso».

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La sentenza della Corte d’Appello di Trieste, pronunciata il 24 ottobre 2022 ma depositata qualche giorno fa, il 16 gennaio 2023, ha confermato la decisione del Tribunale di Gorizia dell’8 giugno 2021. Di fatto sarà tutto da rifare per quanto riguarda la graduatoria Ater a Monfalcone. I giudici in primo grado avevano ordinato la revisione del documento accogliendo i ricorsi presentati da alcuni stranieri extracomunitari contro l'obbligo - stabilito dalla Regione - di presentare il certificato di proprietà all'estero.

Gli stessi chiedevano l'annullamento per illegittimità di richiedere un documento che certificasse o meno la presenza di proprietà immobiliari nel loro paese d'origine. Il giudice ha accolto le richieste di quasi tutti i ricorrenti ed ha imposto all'Ater di inserire gli esclusi in graduatori di fatto rivisitandole. Nella sede di Gorizia era stata anche decisa la condanna della Regione che ora, dopo la conferma della Corte d’Appello, riunita in Camera di Consiglio in persona del presidente Giuseppe De Rosa, del consigliere Linalisa Cavallino e giudice ausiliario relatore Francesco Iaderosa, dovrà pagare le spese processuali dei proponenti.

Solo qualche persona non si è vista la richiesta accolta per carenza di altro tipo di requisito. In più la sentenza condanna la Regione al pagamento delle spese del grado nei cronfronti degli appellati in 3mila euro per compensi più 15% delle spese generali. Proprio sul tema del bando citato e per il quale era stata attivata la macchina giudiziaria di primo grado, la Corte d’Appello sottolinea come sia “assente qualsiasi giustificazione alla differenza di trattamento poiché la possibilità di controllo della assenza di possidenza di beni immobili all’estero è identica per lo Stato italiano sia che il possessore di eventuale bene non dichiarato sia italiano che straniero”.

Il tutto poiché il cittadino comunitario può autocertificare di non possedere beni immobili all’estero, così come un cittadino extracomunitario. Nel caso specifico “rispetto al possesso di immobili siti in territorio diverso dal territorio Italiano la posizione del cittadino italiano/Ue e del cittadino straniero è ineguale”, così la sentenza. “Il fatto che si siano concessi solo trenta giorni per poter presentare la documentazione dal consolato bengalese è stato un dispetto bello e buono”, commenta a margine l’avvocato Riccardo Cattarini che ha seguito la vicenda in prima persona, rappresentando e difendendo i ventuno ricorrenti e i trentasei firmatari.

“La sentenza è importante perché stabilisce il principio di uguaglianza, citato dall’articolo 1 della nostra Costituzione. Sarebbe stato utile che i 50mila euro utilizzati dall’amministrazione comunale di Monfalcone per prendere parte a un processo in cui non c’entra nulla e non ha potere fossero stati spesi per il fondo affitti”. Cattarini ammette che “la sentenza è un po’ mal fatta, condannando al pagamento Ater e Regione ma non stabilendo la quantità, lo faremo in altra sede”.

“Arriviamo al paradosso - replica il consigliere regionale in quota Lega, Antonio Calligaris - che il figlio di Trump o dell’Emiro del Qatar può venire in Italia e dichiarare di essere nullatenente e nessun ente statale potrà controllarlo o chiedergli di produrre attestazioni del suo Paese che lui è nullatenente. Il principio di nullatenenza, così esteso e sostenuto da queste sentenze, porta alla discriminazione al contrario dei cittadini italiani perché il cittadino che autifichiara sa che gli enti statali controlleranno. Qui un cittadino non italiano è scudato da controlli”, conclude Calligaris.

Foto di archivio

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