L'OMAGGIO
Grado omaggia la Madonnina del Mare, 40 anni fa la benedizione
Ieri una delegazione della comunità parrocchiale ha raggiunto la statua della Madonna in Pampagnola, rinnovata la devozione dei fedeli.
Dal 22 ottobre 1983, posta su un piedistallo sopra una bricola, la Madonnina del Mare di Grado protegge tutti i naviganti e ricorda tutti i dispersi in mare. Ieri mattina, a distanza di quarant’anni dalla benedizione avvenuta il 22 ottobre 1983, la preghiera dell’Angelus è stata recitata davanti a quell’ immagine tanto cara a tutti i fedeli. Infatti, una delegazione della comunità parrocchiale gradese guidata dal parroco monsignor Paolo Nutarelli, alle ore 11.30, a bordo della barca ammiraglia “Regina del Mare” ha raggiunto la statua della Madonna posta in località Pampagnola per ringraziare e rinnovare la devozione dei fedeli.
Sull’Ammiraglia del Perdon, c’erano anche le autorità cittadine con il commissario comunale Augusto Viola e i Portatori della Madonna di Barbana. Dopo l’omaggio floreale, l’arciprete monsignor Nutarelli ha guidato il momento di preghiera ricordando anche i morti e i dispersi in mare. Al termine, è stato intonato il popolare canto “Madonnina del Mare”.
Contattato dalla nostra redazione, a tracciare un ricordo della significativa cerimonia del 1983 è stato monsignor Arnaldo Greco che dal 1982 al 1985 è stato uno dei sacerdoti cappellani della comunità cristiana dell’Isola. “Ricordo che io ed altri sacerdoti ci trovavamo nella vecchia canonica della parrocchia – sono le parole di monsignor Greco – eravamo in attesa dell’allora presidente del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti, monsignor Emanuele Clarizio. È stato lui a benedire la statua”.
“Mentre tra noi sacerdoti del collegio gradese si discuteva su quale titolo dare a quella statua – continua monsignor Greco – anche se il nome più gettonato era Madonna del Pescatore, sono stato io a suggerire al parroco monsignor Fain di chiamarla Madonnina del Mare in quanto era anche il titolo del canto popolare che tutti i fedeli intonavano durante i momenti religiosi. Tra noi c’erano don Angelo Persig e don Mauro Belletti. Dopo la mia proposta il volto di monsignor Fain si illuminò e la statua assunse quel titolo”.
Foto Cester
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