la nomina
Grado, il nuovo priore del monastero di Barbana è dom Ângelo Alves
L’annuncio è arrivato qualche giorno fa dopo che il Capitolo del Monastero ha votato il successore di dom Benedetto, scomparso un mese fa.
Dom Ângelo Alves de Olivera Osb (nella foto, a sinistra): classe 1978, è lui il nuovo priore eletto del monastero benedettino di Santa Maria di Barbana. L’annuncio è arrivato qualche giorno fa dopo che il Capitolo del Monastero, riunitosi con l’Abate presidente della Congregazione Benedettina del Brasile, ha votato il successore di dom Benedetto De Lyra Albertin, deceduto un mese fa.
Proprio ieri, lunedì 5 giugno, in occasione della celebrazione eucaristica celebrata a un mese dalla scomparsa di padre Benedetto, l’annuncio. Dom Emanuel d’Able do Amaral Osb, arciabate del monastero di Bahia, il più antico del Brasile, e abate presidente della congregazione, ha ribadito la sua fiducia nei confronti di dom Angelo che, a breve, anche se la data definitiva non è stata ancora scelta, raggiungerà l’isola santuario. È stato proprio dom Emanuel a indicare il nome: dom Angelo è stato suo vice negli ultimi anni e si è occupato anche del mantenimento del locale santuario mariano.
I confratelli l’hanno definito “umano e semplice” e lo stesso Arciabate si è detto contento dell’elezione: “Lavora da tempo con laici e giovani in un centro culturale a Salvador. Fino a oggi è stato vicepriore ed economo e amministratore facendo un buon lavoro. Da 22 anni - prosegue dom Emanuel - è presente nel monastero e mi sembrava la persona più adatta. D’altronde, quando non ci sono candidati interni, come in questo caso, è necessario cercare all’esterno”.
Per diventare abati è necessario avere almeno 35 anni, essere prete e avere cinque anni di professione monacale solenne. Oltre a non avere altri incarichi. “Dom Angelo è contento ed è felice, sarà un’ottima esperienza per lui: noi speriamo anche in qualche vocazione locale”, conclude l’arciabate che soprintende 20 monasteri di cui 13 femminili e 7 maschili, quasi tutti in Brasile tranne quello di Barbana, unico in Italia della Congregazione Benedettina del Brasile. E c’è anche attesa per le nuove nomine in quanto con l’elezione di un nuovo priore vanno riviste tutte le cariche interne, ma quello si vedrà all’arrivo di dom Angelo a Barbana.
Ieri, come si diceva, la messa esequiale per il mese dalla scomparsa di dom Benedetto Albertin: a presiederla l’arcivescovo metropolita di Gorizia, monsignor Redaelli, accompagnato dall’arciabate, da monsignor Armando Zorzin, amministratore del santuario, alla presenza dei monaci del monastero, di monsignor Paolo Nutarelli, monsignor Mauro Belletti, monsignor Carlo Bolčina, don Mirko Franetovich.
“Il simbolo di Gesù sulla croce ci ricorda il darsi totalmente, che poi è amare Dio con tutto il cuore, con la mente, con tutte le forze e il prossimo tuo come te stesso. Perché l’amore non può essere una parte di noi, ma una totalità. Così anche il monaco nelle sue fragilità e fatiche ma con l’intenzione di voler bene sul serio”, ha ricordato monsignor Redaelli durante l’omelia.
“Padre Benedetto come monaco sapeva di essersi dato totalmente al Signore, del resto la professione monastica lo rappresenta con un gesto significativo ovvero la copertura con un drappo nero come a dire che muore al peccato e al mondo e rinasce a vita monastica. E quando muore la seconda volta vuol dire che la sua vita è arrivata alla totalità. Penso, però, che quel drappo nero diventa nel Regno dei cieli un drappo splendente, ovvero il completamento di una vita viva e di amore”, ha concluso Redaelli.
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