Grado in mare per rinnovare il Perdòn, «oggi la peste è chiudersi in se stessi»

Grado in mare per rinnovare il Perdòn, «oggi la peste è chiudersi in se stessi»

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Grado in mare per rinnovare il Perdòn, «oggi la peste è chiudersi in se stessi»

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 07 Lug 2024
Copertina per Grado in mare per rinnovare il Perdòn, «oggi la peste è chiudersi in se stessi»

Questa mattina il rinnovo della processione via mare sull'isola di Barbana, in contemporanea alla visita del Papa a Trieste. Presente il vescovo di Bahia.

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L’incertezza del tempo, non tanto quello meteorologico quanto quello dei nostri giorni nei quali è necessario «cercare la bussola con la quale orientare la barca della nostra vita». La processione del Perdòn di Barbana si è ripetuta oggi con le attese, il clima di sospensione e speranza che la connotano da secoli. La statua della Madonna degli Angeli è arrivata sull’isola alle 9.30 dopo aver lasciato la Basilica al termine della messa. «Questa mattina sono partito dal porto di Grado con molta emozione. L’aver sentito il tradizionale: “In nome de Dio, avanti!” mi ha fatto pensare a quanta responsabilità e quanto peso abbia questa fascia che oggi porto addosso» ha ammesso Giuseppe Corbatto in apertura del suo discorso a margine della cerimonia, il primo in veste di sindaco.

Una cerimonia che, come da tradizione, ha richiamato gradesi e pellegrini attorno al santuario sin dalle prime ore del mattino. Accolta dai giovani di Grado Voga con i remi alzati in segno di saluto, la Statua della Madonna si è fatta strada fra la folla preceduta dai numerosi chierichetti, dalla Banda civica Città di Grado, sostenuta dai Portatori e seguita dalle autorità civili e religiose. Data la concomitanza del Perdòn con la presenza del Papa a Trieste, la cerimonia ha registrato l’assenza dell’arcivescovo di Gorizia e la Messa è stata dunque officiata dal parroco monsignor Paolo Nutarelli, affiancato don Gianni Medeot, dal priore di Barbana padre Angelo, dal vescovo di Bahia don Paulo Romeu e da don Thiago, anch’egli proveniente da Bahia e ospite della comunità dell’isola per un paio di giorni.

Introducendo il rito, don Paolo ha ricordato l’origine della processione votiva, nata in segno di ringraziamento alla Vergine per aver alleviato le sofferenze della comunità isola piegata dalla peste del 1237. Nell’omelia, invece, spazio alle riflessioni sulle difficoltà del nostro tempo, difficoltà analoghe a quelle incontrate da Gesù che, con la sua nuova fede, andava a scalfire un credo costituito, proponendo un Dio misericordioso e nuovo, che invitava e invita ancora oggi a percorrere strade inedite.

«Dobbiamo uscire dai pregiudizi che abbiamo su di Lui, sulle etichette che spesso gli affibbiamo. Il mondo in cui viviamo è una grande e bella occasione per rileggere la nostra Fede, per attualizzarla. Ecco allora che abbiamo bisogno ancora oggi di essere liberati dalle nuove pesti che uccidono il cuore. “Peste” oggi è la difficoltà a cambiare prospettiva nella fede, nella vita, è il vedere sempre l’altro come avversario da abbattere. “Peste” è oggi la ricerca del proprio tornaconto sempre, negli ambiti in ci viviamo o esercitiamo il lavoro: penso al mondo della politica, dell’economia “Peste” è chiudersi in se stessi, non interessandoci di ciò che ci circonda».

L’invito di don Paolo è quello ad abbracciare il volontariato ed ecco allora il ringraziamento ai volontari che tanto si adoperano per rendere accogliente l’isola ma anche ai pescatori che rendono possibile la Festa del Perdòn, momento che – auspica don Paolo – permette di riscoprire il senso della comunità e del «vogare nella stessa direzione per il bene comune».

Il monito alla cooperazione giunge anche dal sindaco Corbatto, che ha seguito la celebrazione accanto alle altre rappresentanze civili e militari fra cui i membri della nuova Giunta, il prefetto di Gorizia Raffele Ricciardi, l’assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolen, il portavoce del presidente della Regione Edoardo Petiziol e il presidente della Fondazione Carigo Alberto Bergamin. «Spero che lo sguardo di Maria Vergine possa posarsi sulla nostra comunità di Grado e ci spinga a lavorare insieme per un mondo diverso, dove nessuno sia lasciato indietro, dove i valori di solidarietà, della dignità umana siano alla base di ogni nostra azione, individuale e collettiva. È nella coscienza del bene comune, nel coraggio di fare sempre la scelta giusta che ognuno di noi deve trovare la chiave del proprio agire quotidiano e ancor di più se rappresenta la cosa pubblica» ha concluso il sindaco.

Corbatto ha quindi consegnato, a nome del Comune, l’obolo nelle mani del priore don Angelo avviando così la cerimonia alla sua conclusione, affidata alle note della “Madonna del mare” eseguita con emozione dalla corale Santa Cecilia che, così come il resto della celebrazione, è stata costantemente accompagnata dal canto dei fedeli. Al termine della messa, la festa è proseguita sull’isola nei piccoli assembramenti di pellegrini che si sono fermati a godere della frescura degli alberi per un singolare pic nic in mezzo al mare. Attorno a mezzogiorno, il corteo mariano è ripartito alla volta di Grado dove la festa è terminata nella Basilica di Sant’Eufemia con la recita del Te Deum di ringraziamento.

Foto Emanuele Franco/Eliana Mogorovichcold-smooth-tasty

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