La presentazione
Gradisca a misura di bicicletta, «futuro biciplan tutela ambiente, natura e arte»
Il vicesindaco Pagotto ha presentato alla cittadinanza il progetto con le preoccupazioni per il futuro della mobilità.
Migliorare la qualità della vita e rendere la città più fruibile: questo, in sostanza, il principale obiettivo del Biciplan che dovrebbe vedere la luce nei prossimi anni. È stato presentato giovedì sera alla cittadinanza - presso la sala Consiliare di Gradisca d’Isonzo di palazzo Torriani – il piano di mobilità ciclistica comunale. Uno strumento urbanistico «che riguarda tutta la mobilità ciclistica del comune di Gradisca – spiega il vicesindaco Alessandro Pagotto – e deriva da un percorso che abbiamo intrapreso già un po’ di tempo fa, che si è sviluppato in forma partecipata coinvolgendo la cittadinanza. In prima battuta abbiamo offerto incontri pubblici con portatori di interesse e con gli abitanti; successivamente abbiamo presentato dei questionari anche al mondo delle scuole. I cittadini potevano scaricarlo dal sito o reperirlo presso la sede del Municipio. In questa maniera abbiamo acquisito le informazioni relative ai punti critici del territorio e ai collegamenti maggiormente sentiti dai cittadini».
Un’attenzione che si dedichi alla tutela ambientale e alla valorizzazione dei contesti naturalistici, oltre a quei beni storico-culturali di cui la cittadina è ricca. «Vale per il Biciplan del comune, ma anche per quello sovracomunale, rappresentato dai collegamenti fra il nostro comune e quelli limitrofi», ancora Pagotto. La legge regionale 8/2018 disciplina questa tipologia di intervento. «Ora potremo richiedere i contributi necessari per tradurre nell’esecuzione dei fatti i provvedimenti previsti dal piano. Che mira innanzitutto a migliorare la qualità della vita dei cittadini, promuovendo stili di vita sani e attivi – rimarca Pagotto – Il piano è stato svolto in maniera conforme agli altri strumenti urbanistici di pianificazione ciclabile, come il Biciplan dell’edr, che è sovracomunale, e il Premoci (Piano della mobilità ciclistica della regione), che fa da collettore per tutti. Inoltre, è conforme al Peba (Piano di eliminazione delle barriere architettoniche) da poco approvato, e ad altri strumenti del passato, come il Put (Piano urbano del traffico), e quegli interventi riguardanti la moderazione della velocità sul territorio».
Un piano che disegni il futuro, accompagnando i cittadini all’utilizzo consapevole della biciletta in sostituzione dell’automobile e migliorando la qualità dell’aria, le cui soglie di particolato si mantengono al di sopra dei limiti previsti dall’Oms. «Nel 2018 l’Italia si è dotata di una norma che definisce la bici come mezzo di trasporto a tutti gli effetti», ha spiegato l’ingegnere Fabio Gon, riportando uno studio di Nova Gorica secondo il quale il 60% degli spostamenti siano impediti dalla mancanza di autonomia. Per questo motivo si rende indispensabile un cambiamento radicale, anche in termini culturali. «Il Biciplan definisce obiettivi di crescita e azioni concrete e fornisce indicazioni per migliorare la sicurezza dei pedoni e dei ciclisti. Questo non significa soltanto mettere a punto le ciclabili, ma ripensare il modo di vivere lo spazio urbano».
Conti alla mano, su percorsi di cinque o sette chilometri la bicicletta è maggiormente veloce. Eppure, con l’aumento del numero di auto per famiglia il mezzo meccanico sta prendendo il sopravvento, soppiantando il movimento e peggiorando il benessere dell’organismo. Senza contare lo spazio stesso occupato da auto di grossa cilindrata, che oltre ad inquinare in misura maggiore necessitano di aree sempre più grandi dove essere parcheggiate. «Le auto stanno guadagnando un centimetro di larghezza all’anno e il loro peso sta aumentando», sottolinea Gon. Sul versante opposto stanno i bambini e gli anziani, impossibilitati a muoversi in autonomia e costretti a dipendere da genitori e parenti. È qui che il piano s’inserisce, venendo incontro ai cittadini. Cosa definisce, il Biciplan? Gli itinerari principali, raggiunti per mezzo di una ciclovia che consenta il transito in entrambe le direzioni. «Abbiamo censito il territorio sotto aspetti e tematiche diverse – specifica l’architetto Gianpiero Iurig – I siti di interesse sono raggiungibili in massimo quindici minuti, anche perché Gradisca è pianeggiante». E in merito ai limiti di velocità Iurig sottolinea come «minore è la velocità, minori sono i rischi di conflitto fra auto e bici». Partendo dalla rete ciclabile esistente – frammentaria – sono emerse criticità laddove le piste «s’interrompono nel nulla» oppure nei punti di intersezione fra rete urbana ed extraurbana, dove la velocità delle auto è considerevole. Inoltre, l’indagine compiuta attraverso i questionari chiarisce come la cittadinanza chieda in primis la messa in sicurezza del transito nel tratto tra Via Gorizia e via Regina Elena. Fra i servizi mancanti, una percentuale elevata (51%) ha indicato le rastrelliere, seguite da fontanelle e aree di sosta o ristoro.
Realizzando la ciclabile per piccoli passi, dovrebbero emergere divisioni di percorso a seconda della funzione e dei fruitori. «Bambini e anziani preferiscono percorsi defilati con un maggior livello di sicurezza. Se collego la residenza alla scuola, il percorso deve essere rapido», ancora Iurig. Diverso il tragitto di interesse paesaggistico, che offra un percorso lungo e consenta di apprezzare con calma le bellezze naturalistiche. Fondamentale sarà «un approccio unitario al territorio», ribadisce Gon. L’auspicio di Pagotto è che la ciclovia venga realizzata anche sull’argine dell’Isonzo. «Come amministrazione comunale scrivemmo all’assessore al turismo Sergio Bini e all’assessore all’ambiente Fabio Scocimarro, ma non ci diedero il permesso. In questi giorni è oggetto di interrogazione regionale, in quanto riteniamo che la rete ciclabile debba essere volano di sviluppo, e se viene realizzata in basso perdiamo un’occasione importante».
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