la vicenda
Gradisca, migrante muore suicida dopo un'ora dentro il Cpr
L'uomo avrebbe compiuto il gesto per disperazione, quarta vittima in tre anni.
Era entrato nel Centro per i rimpatri e richiedenti asilo (Cpr) di Gradisca d'Isonzo ed è morto dopo un'ora, suicida. La vittima di mercoledì è un 28enne del Pakistan, con l'allarme che sarebbe stato lanciato dai suoi compagni di stanza. Un fatto che si somma alle precedenti tre morti in altrettanti anni di apertura della struttura, come denunciato dal gruppo "No Cpr". Dalle prime ricostruzioni, l'uomo avrebbe compiuto l'estremo gesto dopo aver saputo dal Giudice di Pace che sarebbe rimasto lì per tre mesi.
"Non sapremo mai le ragioni che hanno condotto un uomo a togliersi la vita appena giunto al Cpr di Gradisca - commenta la capogruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani - e certamente il silenzio è l'unico segno adeguato a mostrare rispetto per questo dramma. Come per le troppe morti in carcere, dobbiamo riconoscere che quando si muore mentre si è affidati alla custodia dello Stato, qualcosa si è spezzato nel meccanismo delle garanzie". La stessa aveva chiesto nei giorni scorsi l'intervento del ministro Luciana Lamorgese per il trasferimento di 300 migranti.
"Al di là del fatto tragico, sul Cpr in particolare abbiamo già chiesto interventi di alleggerimento al Viminale, ma probabilmente va fatto un ripensamento sulla qualità della struttura oltre che sul quadro legislativo in cui è inserita" conclude la dem. "Ci raccontano che molti - attacca il comitato -, dopo le udienze con il Giudice di pace, si sentono male e altri hanno provato a impiccarsi, salvati poi dai compagni di stanza. Raccontano che in quei momenti si sta molto male e si perde la testa. Ci raccontano che è peggio di qualsiasi carcere e che nel cibo vengono messi psicofarmaci".
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