l'intitolazione
Fu mister e maestro di vita, il Baiamonti di Gorizia intitolato a Rosario Vizzari

L'impianto ricorderà gli insegnamenti dello sportivo, a lungo guida dei ragazzi. Il ricordo.
Lo stadio di via Baiamonti di Gorizia cambierà nome. A deciderlo è stata la giunta, che ha approvato in via definitiva la delibera per l’inititolazione dell'impianto di San Rocco al cavalier Rosario Vizzari (nella foto), persona che riuscì a trasferire nello sport le propri dote umane. Divenne un vero maestro di vita per le giovani generazioni, guidando l'Audax come allenatore e raggiungendo risultati importanti. la struttura, recentemente strutturata, porterà così il nome di uno dei personaggi più rappresentativi dei valori che hanno caratterizzato le attività di volontariato tra il sociale e lo sportivo.
Per il sindaco Rodolfo Ziberna, si tratta di "un riconoscimento doveroso non solo a una persona, ma a un modo di concepire l’esistenza attraverso un forte rapporto con il prossimo, in particolare con le giovani generazioni, aiutandole a crescere in un ambiente di sani principi morali. Vizzari rappresenta, in questo, un modello educativo di cui essere orgogliosi anche come città. A breve organizzeremo la cerimonia di intitolazione che, ne sono certo, sarà l’occasione per recuperare i suoi insegnamenti e la sua lezione di vita”. A confermare le parole del sindaco è lo stesso profilo dell'uomo, fornito dal nipote, il consigliere comunale Fabio Gentile.
Nato nel 1922 a Bagnara Calabra, Rosario Vizzari partì volontario per il fronte greco-albanese dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Come caporal maggiore, venne inquadrato nel 317° Reggimento di Fanteria Divisione “Aqui” di stanza nell’isola greca di Zante. L’8 settembre 1942 fu trasferito a Cefalonia. Qualche giorno dopo, cadde prigioniero delle forze tedesche e risultò fra i pochi sopravvissuti dell’eccidio, venendo quindi internato in un lager XVIII a Wolbsberg, dove rimase prigioniero fino al 6 giugno 1945. Giunto a Gorizia, fu poliziotto dal '46 al 1981, venendo richiamato in servizio quell'anno.
Vi rimase fino al 4 febbraio 1982 e dal 7 aprile 1982 al 6 aprile 1985. Alla sua attività lavorativa, Vizzari ne affiancò un’altra di carattere sportivo. Approdato all’oratorio “Pastor Angelicus” di Gorizia nel 1963, fu chiamato da don Ruggero Dipiazza ad allenare la prima squadra, da quell’anno iscritta per la prima volta al campionato di Seconda categoria. Portò con sé un bagaglio di esperienze maturato in precedenti ambiti calcistici e, da allora, per quasi un trentennio, le doti umane e sportive ne faranno ben presto un personaggio carismatico, capace di amalgare nella stessa squadra elementi di diversa estrazione sociale.
Nessuna distinzione tra grado d’istruzione, mentalità e anche condizione economica. Divenne un vero e proprio maestro di vita, punto di riferimento, autorevole, stimato, amato e trascinatore insostituibile di centinaia di giovani che hanno varcato la soglia dell’oratorio. Per quanti venivano da famiglie povere e disagiate seppe trovare con sostegno affettuoso e richiami severi, dentro e fuori dal campo di calcio, motivi per crescere da uomini responsabili. Per quanti venivano da situazioni comode e facili, poco attenti al rispetto di ognuno e dell’impegno nella fatica comune, diventava invece severo richiamo verso i doveri della condivisione.
Un percorso che iniziava con l’allenamento, fino a conclusione di ogni partita. Era presente a tutti gli allenamenti con qualunque tempo. Dopo ogni gara, vinta o persa, richiamava errori ma rincuorava tutti, perchè comunque l’importante era dare il meglio di sé. Andava a casa sempre per ultimo, quando tutti se ne erano andati. A diversi telefonava prima e dopo cena, per commentare l’esito e raccomandare i prossimi impegni. Nel tempo ha creato amicizia e stima affettuosa e reciproca, che aveva fondamento e oggetto il giovane, il suo presente e il suo futuro: a tanti, grazie alla molteplicità dei suoi rapporti sociali.
Aveva maturato autorevolezza nel suo lavoro. Attraverso lo sport, e il calcio in particolare, ha protteto molti giovani da ogni possibile devianza, contribuendo in molto casi ad un pieno recupero della propria personalità. Il suo lungo impegno nell’ambiente del “Pastor Angelicus” lo vide, tra gli altri, vice residente dell’oratorio stesso, fino alla sua soppressione nel 1974, anno in cui fu trasformato in Centro parrocchiale.
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