La riunione
Gorizia, unanime il Consiglio comunale per la cardiologia: «La Regione ci ripensi subito»
Gremita la sala in municipio con tanti cittadini. La lettera inviata ai vertici regionali politici e sanitari.
I posti a sedere all’interno della sala del Consiglio Comunale di Gorizia non sono riusciti a contenere i cittadini che, richiamati dal consiglio comunale convocato in forma straordinaria e dal comitato salute, hanno riempito l’intera aula per ascoltare la riunione d’assise. Questo pomeriggio, 15 gennaio, la riunione consiliare ha dovuto aspettare ben venti minuti prima di poter iniziare per questioni di sicurezza. Assise conclusa, comunque, con la votazione favorevole di tutti i 35 consiglieri presenti a favore.
A introdurre la discussione il sindaco, Rodolfo Ziberna, che ha annunciato al consiglio di aver inviato la mozione consiliare, sottoscritta dai capigruppo di maggioranza e minoranza, all’assessore regionale Riccardi, al direttore generale Poggiana e a chi di competenza «per minimizzare i tempi prima della certa approvazione. La delibera di giunta del 6 dicembre andrà richiamata con altro atto simile. Siamo d’accordo con gli hub regionali e non siamo campanilisti ma in tema di salute pubblica non ci possono essere discussioni», così Ziberna che ha annunciato di aver inviato la mozione anche ai comuni dell’Alto Isontino. Alcuni hanno già annunciato di voler riprendere i temi della mozione nei rispettivi consigli comunali.
«I numero sono ottimi e ciò è grazie al personale altamente preparato e motivato. Chiederemo di riconsiderare le decisioni con coerente atto regionale e sono contento di quanto dichiarato da Asugi l’11 gennaio con la quale ci è stato confermato che non sarà tolto alcun reparto. Chiediamo non si proceda con alcuna misura di trasferimento in attesa di questo atto regionale. Nel frattempo – ha concluso il sindaco – chiederò un incontro con il primario, dottoressa Lardieri, per chiarire nel dettaglio le controdeduzioni a fronte di quanto ci verrà illustrato oltre la mozione che è stata presentata oggi».
Era stata una delibera di giunta regionale del 6 dicembre a chiedere che «entro il 30 aprile 2025 devono essere concentrate le degenze cardiologiche anche UTIC del Presidio ospedaliero di Gorizia e Monfalcone nella sede di Monfalcone». Va detto che nel 2022 il Piano di potenziamento della rete ospedaliera per l’emergenza Covid-19 ha investito 366mila euro per l’adeguamento impiantistico dell’Unità di Terapia Intensiva Cardiologica e sempre nel 2022 è stata effettuata una rivisitazione degli spazi di Terapia intensiva e Terapia intensiva cardiologica per 30mila euro, nel 2023 si è proceduto all’aggiornamento del sistema di archiviazione dei tracciati ECG ed è stato attivato un nuovo sistema di telemetria cardiaca, e ricordato che la struttura ospedaliera di Gorizia già dispone del certificato antincendio e di conformità antisismica.
Tornando alla mozione, tra i punti sottolineati «il numero di ricoveri nella sede di cardiologia di Gorizia è in crescita (590 nel 2024, rispetto ai 420 del 2022), e sono in crescita anche gli impianti di pacemaker e defibrillatori (da 238 nel 2022 a 328 nel 2024); l’utilizzo di modalità innovative è testimoniato inoltre da ben 1.278 telemonitoraggi da remoto svolti nell’ultimo anno, e che l’elevato livello qualitativo della cardiologia di Gorizia è dimostrato da numerosi indicatori rilevati anche da AGENAS, dati che confermano l’elevata specializzazione e professionalità del personale di cardiologia e come esso rappresenti un’eccellenza nell’ambito di una equilibrata valorizzazione delle due sedi del Presidio ospedaliero di Gorizia-Monfalcone», ricordando come «per la complessità degli interventi che si eseguono nelle SC chirurgiche (Urologia, Chirurgia, Ortopedia), la presenza di cardiologia risulta opportuna e necessaria sia per la sicurezza dei pazienti che per la giusta e necessaria garanzia dei professionisti e che la sua assenza comprometterebbe anche l’operatività di questi reparti, creando un ulteriore impoverimento dell’Ospedale di Gorizia; la presenza di cardiologia consente la gestione snella di problematiche cardiache e di terapie complesse altrove non gestibili; la cardiologia di Gorizia è inoltre attrezzata per poter dializzare i pazienti direttamente in unità intensiva».
Chiare le richieste: oltre alla dichiarazione di contrarietà alla decisione di concentrale le degenze cardiologiche nella sola sede di Monfalcone la richiesta di «sospendere l’applicazione e riconsiderare la decisione» impegnano sindaco e giunta a farsi portavoce della volontà del Consiglio comunale. Ampia la relazione del dottor Adelino Adami, del Comitato per la salute pubblica di Gorizia: «Ogni cittadino ha diritto a essere curato, sia quello di Monfalcone che di Gorizia ma qui rischiamo l’effetto domino», ha ribadito.
Cinque i minuti consentiti a ogni capogruppo, così come stabilito dalla precedente riunione, per le dichiarazioni di voto: si è scaldato Franco Zotti che richiama alla necessità di non chiudere la cardiologia di Gorizia. Gli ha fatto eco Andrea Picco, annunciando il proprio sostegno al sindaco sul tema: «Vi è necessità di unità su questi temi». Antonio Devetag ha voluto ribadire come «si tratta di un discorso politico e non tecnico. Da tempo Gorizia deve rinunciare ad alcune specialità per rimanere un cronicario. Una spoliazione della sanità cittadina che non ha colore, ce l’ha fatta la destra e ce l’ha fatta la sinistra». Per Rosy Tucci la priorità è salvare il nosocomio e ha ricordato come «il 2025 non deve essere l’anno che vede l’inizio della fine del nostro ospedale». I leghista Roberto Sartori ha puntato il dito sulla transfrontalierità secondo cui «bisogna valutare che il bacino che ci vede uniti ai comuni sloveni vicini è di oltre 70mila persone, un dato che non va trascurato».
«L’unità che stiamo dimostrando – così Marco Rossi – deve proseguire su questi temi per una battaglia politica che va portata avanti assieme e che non deve terminare stasera anche perché sarà una battaglia lunga». Rossi ha anche citato l’alto numero di firme raccolte nella petizione online, ben 2mila, «segno di unità della città su questo tema. Un corteo, coinvolgendo anche altri comuni, per le vie della città può essere un’idea». Preoccupazione per gli altri reparti è stata espressa da Alessandro Tomasin mentre Alessandro Feri ha richiamato l’importanza «della partecipazione dei cittadini. Gorizia va tenuta in vita: se oggi si parla di ospedale un domani si potrà parlare di tribunale, di prefettura, di questura come in un Vaso di Pandora. Saremo chiamati a rispondere a varie problematiche analoghe». Se per Luca Mastroianni la necessità è quella di mantenere i servizi, «evitando che diminuiscano», Mauro Bordin si è domandato «cui prodest? Perché Gorizia ci perde e Monfalcone no? Le rassicurazione via stampa, comunque, non ci rassicurano: finché non vedremo una delibera scritta che revoca la precedente non saremo tranquilli».
È stato Riccardo Stasi a chiedere il perché di «una scelta politica che vede togliere a Gorizia, con una crescente età media, un servizio fondamentale». Alessio Zorzenon ha ricordato, invece, come è cominciato «il depauperamento dell’ospedale, dal punto nascita in poi. Quanto pagheremo ancora? È ora di dire basta. Questa volta il sindaco non è solo, ha con sé tutti i consiglieri comunali e 30mila cittadini». «Un momento di azione e non di teoria, politico e non un momento tecnico. Ogni volta ci è stato detto che si sarebbe andati a migliorare e invece i servizi sparivano, dal punto nascita in poi», così Celestino Turco. «La delibera regionale deve essere ritirata», ha chiesto Walter Bandelj mentre Emanuele Traini ha concluso ribadendo come «non ci sia alcun dato oggettivo che volga il trasferimento a Monfalcone e che non ci sia alcun documento. È una scelta politica e politicamente bisogna agire».
Foto di Sergio Marini.
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