Gorizia e il suo primo giornale, quella Gazzetta che ha fatto la storia

Gorizia e il suo primo giornale, quella Gazzetta che ha fatto la storia

V di VALERI

Gorizia e il suo primo giornale, quella Gazzetta che ha fatto la storia

Di Vanni Feresin • Pubblicato il 15 Ago 2021
Copertina per Gorizia e il suo primo giornale, quella Gazzetta che ha fatto la storia

La prima rivista della Venezia Giulia nacque in riva all'Isonzo nel 1774. L'artefice fu Valerio Valeri, che segnò la città.

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Valerio Valeri - o de Valeri - impiantò la sua tipografia a Gorizia nel 1773. Era originario di Cividale, dove possedeva una stamperia operante tra gli anni 1765 e il 1771 (in questi sette anni di attività de Valeri non si limitò, come sostengono alcuni, a stampare bandi e opuscoletti dal carattere encomiastico ma la sua produzione libraria e tipografica fu certamente la base per poter intraprendere a Gorizia una attività concorrenziale e di così grande spessore). Quando giunse in città, l’unica tipografia operante era quella del Tommasini, tuttavia fu ben accolto dai membri della nobiltà e protetto, in particolar modo, dal conte Rodolfo Coronini che gli fece ottenere i primi importanti lavori.

Proprio grazie al sostegno dell’aristocrazia locale, egli riuscì a pubblicare già nel 1774 (il 30 giugno) il primo periodico di tutta la Venezia Giulia “La Gazzetta Goriziana”. Fu un’impresa imponente, seria e delicata; il primo anno furono prodotti 56 numeri, il secondo ne ebbe solo 51 poiché la Gazzetta dovette cessare le pubblicazioni. Il formato del giornale era piccolo, in ottavo, la carta grezza e giallastra con una composizione tipografica accurata e precisa. Inizialmente gli articoli apparivano senza titolo e la disposizione del materiale denotava un certo disordine ma dal secondo anno si nota una suddivisione e ripartizione degli articoli, sempre forniti di titoli.

La Gazzetta fu comunque un semplice settimanale di cronaca destinato solo alla piccola e tranquilla città di Gorizia, fedele all’impero e al suo motto “Nihil de principe, parum de Deo”. L’imponente lavoro dedicato da de Valeri alla “Gazzetta Goriziana” non fu che il preludio per una serie di importanti pubblicazioni: la prima fra tutte (del luglio 1774) fu l’“Istoria delle turbolenze della Polonia” di Giacomo Casanova, il quale si impegnò con Valerio de Valeri a consegnare ogni tre mesi un tomo nuovo e questi a sua volta avrebbe dovuto presentare, allo stesso Casanova, cento copie per ogni tomo e a stampa ultimata anche 25 franchi.

I rapporti con Casanova si incrinarono già nei primi mesi di lavorazione (anche perché de Valeri doveva far fronte alle altre pubblicazioni governative ed ecclesiastiche) ma nel dicembre 1775, dopo una causa giudiziaria intentata e vinta dallo stesso de Valeri contro Casanova, il lavoro venne terminato e l’opera divenne ben presto famosa tra i bibliofili per la rarità e la bellezza dell’edizione. Il secondo lavoro di importanti dimensioni fu lo “Schematismo annuale per le unite Contee di Gorizia e Gradisca”, lavoro che venne edito tra il 1774 e il 1775 da de Valeri ma passò, l’anno successivo, allo storico rivale Giuseppe Tommasini che lo mantenne fino al 1803.

L’azienda di Valerio de Valeri, anche se poteva contare su numerose commesse da parte della Società Agraria, da organi governativi e religiosi, nonché dall’Accademia degli Arcadi Romano-Sonziaci, non poteva sostenere iniziative di grande respiro per le ristrettezze economiche in cui si trovava il suo fondatore. Nel 1779 Valerio tentò di portare l’azienda a Trieste, ma con scarso successo, e nel 1785 associò i due figli Pietro e Cipriano, modificando il nome della tipografia in “Valerio de Valeri e figli” Intorno al 1793, in una situazione economica né florida né stabile, de Valeri ottenne l’appalto per le stampe erariali ma non aveva a disposizione fondi sufficienti sia per versare la cauzione allo Stato, considerata indispensabile dalle clausole del contratto, sia per l’acquisto dei caratteri tedeschi, necessari per questo lavoro.

Dovette attendere fino 1799 per poter dare il via a questa iniziativa imprenditoriale (le forniture dei tipi tedeschi giunsero grazie all’appoggio e al sostegno economico dell’amico conte di Thün). In quegli stessi anni. de Valeri si dotò di caratteri tipografici magnifici, nitidi ed eleganti e l’azienda poteva finalmente espandersi raggiungendo il suo apice negli Venti – Trenta del XIX secolo, finché proprio nel 1837, in un clima di rinascita economica, culturale e sociale, si fece innanzi una nuova tipografia quella di Ignazio Antonio Paternolli, ma de Valeri rimase il più importante tipografo cittadino fino a tutto il 1845, chiuse l’attività probabilmente intorno al 1849.

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