LA STORIA
Gorizia sotto i riflettori del Times, il quotidiano inglese racconta storia, divisioni e rinascita.

Il giornale britannico elogia la città per il suo patrimonio storico e la sua bellezza architettonica con il passato segnato dal contrabbando e dalla Guerra Fredda. Spazio anche al B&B di Kipling.
La storia di Gorizia e della sua complessa identità di città di confine ha conquistato le pagine del Times. Il quotidiano inglese ha deciso di dedicare un approfondimento della città, esaltandone il fascino storico e architettonico, ma anche rievocando le divisioni che per decenni l’hanno caratterizzata «ad un certo punto non si potevano più visitare le tombe dei propri cari oltre confine - sottolinea il Times- e i contadini perdevano ettari di campi, spartiti fra l’Italia e la Jugoslavia» Il giornale ha ripercorso la storia di Gorizia durante la Guerra Fredda, quando la città si trovava divisa dal confine con la Jugoslavia Titina. La costruzione del Muro di Gorizia, eretto nel 1947, è stata il simbolo di questa separazione: da un lato l’Italia occidentale, dall’altro la Jugoslavia socialista, e poi la Slovenia indipendente dal 1991 ed europea dal 2004.
Nel corso degli anni, questa divisione ha alimentato fenomeni come il contrabbando, con traffici di beni di consumo, che dall’una all’altra parte del confine assumevano un valore ben diverso. Il giornale britannico racconta di un’epoca in cui gli italiani penetravano clandestinamente il confine per acquistare sigarette, alcol e carburante a prezzi più bassi. La controparte slovena cercava invece prodotti occidentali introvabili nei loro negozi, come il caffè o i jeans Levi’s, esempio concreto della moda oltre confine. Il Times nota anche la grande differenza architettonica tra Gorizia e Nova Gorica, un contrasto che ancora oggi racconta due epoche storiche molto distanti fra loro. Da una parte, le eleganti facciate in stile asburgico di Gorizia, testimoni del periodo in cui la città era un raffinato centro dell’Impero Austro-Ungarico, dall’altra, i palazzi grigi e austeri di Nova Gorica, costruiti secondo i canoni dell’architettura socialista jugoslava,che doveva risultare pratica e funzionale.
Questa dicotomia, secondo il giornale inglese, è un elemento distintivo che rende il luogo unico, un museo a cielo aperto dove il passato si manifesta nei mattoni delle case e nelle strade che un tempo dividevano due realtà ad oggi riunite. Il Times racconta anche un soggiorno fatto in città: a La Casa di Kipling, un appartamento d’epoca, gestito da una famiglia locale. Situato a pochi passi dal centro, offre un’accoglienza di altri tempi, con però tutti i comfort necessari per un soggiorno piacevole.
Un quadro di Rudyard Kipling, da cui la struttura prende il nome, è appeso nel corridoio, mentre un ingegnoso armadietto mette a disposizione tutto il necessario per gli ospiti. La proprietaria, Marilisa Bombi, è una fonte inesauribile di conoscenza locale ed è sempre disponibile ad aiutare gli ospiti a prenotare esperienze uniche o a visitare i musei della città.
Il giornale britannico conclude il suo ritratto di Gorizia con una riflessione che ne sottolinea il significato profondo: «un affascinante simbolo dell'unità europea». Tuttavia, non manca di evidenziare la delicatezza della sua situazione, ricordando come «bastino i capricci di un governo belligerante per rischiare di vedere riaffiorare, ancora una volta, le ombre di confini che si pensavano ormai sepolti». Un monito che invita a custodire con cura i progressi raggiunti, affinché il legame che unisce le persone di Gorizia e Nova Gorica non venga mai più spezzato.
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