Gorizia saluta il professor Sergio Tavano: «La città è il mio assillo». Il ricordo e la gioia per l'8 febbraio

Gorizia saluta il professor Sergio Tavano: «La città è il mio assillo». Il ricordo e la gioia per l'8 febbraio

Il ricordo

Gorizia saluta il professor Sergio Tavano: «La città è il mio assillo». Il ricordo e la gioia per l'8 febbraio

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 20 Feb 2025
Copertina per Gorizia saluta il professor Sergio Tavano: «La città è il mio assillo». Il ricordo e la gioia per l'8 febbraio

Aveva seguito la cerimonia di apertura di GO! 2025 in televisione. «Il colore scelto, dell'Isonzo, parla di pace».

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Una cerimonia semplice e solenne, celebrata dall’arcivescovo di Gorizia, monsignor Redaelli, nella chiesa parrocchiale del Sacro Cuore per l’ultimo saluto al professor Sergio Tavano. Tra i banchi non solo personalità culturali dell’intero Goriziano ma anche parenti, i figli, nipoti e pronipoti, e tanti amici: tra di essi due hanno curato l’aspetto musicale, Patrizia Diani all’organo e Giorgio Marcossi al flauto traverso, mentre altri, non da meno, hanno prestato la voce per il canto. 

Il presule ha sottolineato «il suo amore per la nostra terra e, in particolare per le preziose testimonianze di fede che la rendono una realtà unica. Cito solo San Canzian d’Isonzo, Grado e soprattutto Aquileia. Tesori di arte, di storia, di bellezza, ma soprattutto di fede, che il professor Tavano ha studiato, ma anzitutto amato e fatto amare», così Redaelli.

«Il professor Tavano ha avuto la possibilità di studiare e conoscere da vicino molte testimonianze delle prime generazioni cristiane. E sono certo che ha avuto la gioia di vedere come anche persone molto semplici sono morte e sono state sepolte nella fede della risurrezione, come testimoniano delle sepolture cristiane senza alcun pregio artistico ma con la presenza di parole di grande significato. Quella fede che anche Lui ha condiviso sino alla fine e che anche noi vogliamo esprimere con convinzione in questo momento riferendoci al Vangelo di Gesù», ha ribadito l’arcivescovo.

La figlia Cecilia, che lo ha ricordato in un accorato saluto così come il fratello, Carlo, ha ribadito: «Ci siamo chiesti tante volte da dove gli fosse venuta questa formazione equilibrata, seria, severa, profondamente imbevuta di fede e pervasa di valori incrollabili, e la risposta l’abbiamo trovata nelle sue radici contadine che hanno scavato in lui un desiderio profondo di impegno e amore per le proprie origini e di un bene da offrire alla sua amata Gorizia e alla sua famiglia; vengono in mente le figure della sua mamma, Felicita, dello zio Giovanni, sacerdote, e dei suoi fratelli e cugini che l’hanno spinto ad uno slancio d’amore serio e continuo».

Sul forte legame con la città, ha ricordato come «nel 1991 ebbe a dire che Gorizia era il suo assillo perché l’avrebbe voluta libera dalle pastoie del passato e fedele al suo destino di città europea; l’8 febbraio, dopo aver seguito alla televisione la cerimonia inaugurale di Gorizia 2025 mi aveva detto che ciò che più gli era piaciuto era stato il colore ufficiale della manifestazione, il verde smeraldo dell’Isonzo, fiume di pace, come l’aveva inteso Ungaretti, poeta tanto vicino all’umanità di papà». 

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