Gorizia saluta Fabrizio Tomadini, mordace penna dello sport goriziano

Gorizia saluta Fabrizio Tomadini, mordace penna dello sport goriziano

L'ULTIMO SALUTO

Gorizia saluta Fabrizio Tomadini, mordace penna dello sport goriziano

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 22 Feb 2025
Copertina per Gorizia saluta Fabrizio Tomadini, mordace penna dello sport goriziano

Questa mattina amici, colleghi giornalisti e rappresentanti del mondo sportivo si sono stretti attorno alla famiglia dell'ex caporedattore del Messaggero Veneto.

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È trascorso quasi un mese, ma il dolore non ha accennato a smorzarsi: ha deciso di prendersi i tempi supplementari. E lo stesso hanno fatto le persone che hanno voluto dare l’ultimo saluto a Fabrizio Tomadini, per tutti Tom: hanno lasciato la panchina per ritrovarsi a centro campo a salutarlo. Sportivi, ex colleghi della redazione goriziana del Messaggero Veneto, ma a riempire la chiesa di Sant’Ignazio, questa mattina, anche tanti amici di Fabrizio e dei figli Jacopo e Giorgia, dei fratelli Gianfranco e Cristina. Il tutto in una giornata in cui la città era vestita a festa per il Carnevale Europeo: strano scherzo del destino che forse però è in linea con quell’atteggiamento scanzonato che tutti ricordano di Tom.

«Siamo qui con il senso dell’amicizia e dei legami affettivi per esprimere la vicinanza a tutta la famiglia. Siamo qui con tante domande che soprattutto ora non hanno risposta» ha esordito don Fulvio Marcioni, “emigrato” dalla Parrocchia di Campagnuzza in nome di quell’amicizia personale che lo legava a Fabrizio di cui, nell’omelia, ha ricordato la penna sferzante e l’essere senza filtri, qualità che a volte hanno creato delle distanze con le persone contro cui capitava che “sbattesse”.

Eppure, a salutarlo, molti erano gli esponenti dello sport degli anni d’oro di Gorizia: Alberto Ardessi, storico capitano della Pallacanestro Gorizia, il giornalista Roberto Collini, l’ex Presidente dell’Itala San Marco Paolo Bressan, numerosi giocatori dell’Isontino (Tomizza, Terpin, Negro, Trangoni) e, a rappresentare l’hockey su pista, l’ex capitano Tonino Lepore, Marco Vidoz e il presidente Corrado Bonetti.

E proprio quest’ultimo ha voluto leggere un ricordo di Fabrizio con cui, solo pochi giorni prima, si erano ritrovati per parlare del libro che volevano dedicare alla storia dell’hockey, scambiandosi poi opinioni su come risollevare le sorti dello sport goriziano. «Ricordo quanto hai combattuto per diventare professionista in un settore, il giornalismo sportivo, certo non facile ma in cui eri molto competente».

«Fabrizio ha lasciato il segno in anni in cui Gorizia era più ruggente di adesso. Era uno dei protagonisti della vita culturale della città era un uomo di compagnia. Ieri Jacopo ha detto: “Mi conforta che ora papà sia con il suo papà”, Giuseppe, “Pucci”, a cui sono molto legato – ha raccontato don Fulvio – Si tratta di una magra consolazione perché quella serata maledetta, quella caduta maledetta hanno fatto finire tutto troppo presto».

«Lui avrebbe voluto continuare a seguirvi – ha proseguito don Fulvio rivolto direttamente ai figli Jacopo e Giorgia – A godere dei vostri risultati nello studio, nel lavoro, nell’arbitraggio e in ciò in cui riuscirete ad affermarvi. Qualche mese fa che l’ho rivisto mi ha detto: “Te se rendi conto? Proprio mi dovevo gaver un fio arbitro!” Eppure, lui che parlando di calcio e di arbitri non era proprio leggero, era contento di questo, vedeva in voi il sacrificio delle domeniche trascorse in redazione e sui campi».

E come Fabrizio andava a fondo nella notizia, adesso deve accadere sulla verità riguardo quella sera: «Una situazione così non si deve ripetere: chi può e chi ha la responsabilità si interroghi sulle situazioni di pericolo di quella strada e di quel muretto fatale per Fabrizio. Intanto, immagino che adesso sia già là, a fare baruffa, a redigere qualcosa, a cucinare: e lo farà per voi, perché per voi continuerà a essere» ha concluso il parroco sempre rivolto ai figli prima di accompagnare la salma al cimitero di Lucinico accanto al papà Giuseppe. 

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