Rivive la leggenda della Dama Bianca, in tanti allo show in castello a Gorizia

Rivive la leggenda della Dama Bianca, in tanti allo show in castello a Gorizia

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Rivive la leggenda della Dama Bianca, in tanti allo show in castello a Gorizia

Di Daniele Tibaldi • Pubblicato il 08 Gen 2023
Copertina per Rivive la leggenda della Dama Bianca, in tanti allo show in castello a Gorizia

La leggenda rievocata ieri sera, in tantissimi per lo spettacolo che affonda le radici nel XV secolo.

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È stato un ritorno tanto atteso quello della Dama Bianca, ieri sera a Gorizia. In centinaia, non solo bambini ma anche tanti appassionati di ogni età, si sono presentati per assistere alla rievocazione delle leggende che per secoli hanno avvolto le mura del Castello. A organizzare l’evento conclusivo della rassegna “Dicembre goriziano” è stata l’associazione culturale Nuovo Lavoro, in collaborazione con Crew Parkour Urban Twister della palestra Dinamic Gym di Lucinico, Cinofiliamo e Danzar Gioioso di Lavariano.

Come ha ricordato l’assessore alla Cultura di Gorizia Fabrizio Oreti, l’iniziativa era in cantiere già dal 2019, ma venne sospesa a causa della pandemia. Si sono dovuti attendere tre anni, quindi, per poter rivivere e ascoltare nuovamente la celebre Dama Bianca goriziana. Grazie all’interpretazione delle voci narranti di Giada Agazzi, Francesco Monaco e Andrea Ianesch, si è potuto così rivivere una leggenda comune nella tradizione folkloristica germanica – anche il castello di Duino ne ha una simile – ma che a Gorizia ha assunto una caratteristica che la differenzia da tutte le altre: invece di annunciare sventure, il fantasma uccide lo sventurato che dovesse incontrarlo facendolo sbranare dai suoi cani.

Come è noto ogni leggenda ha un suo fondamento storico, e le origini di questa risalgono ai tempi di Enrico IV, conte di Gorizia nel XV secolo. La Dama Bianca non sarebbe altri che il fantasma di sua moglie: la contessa ungherese Caterina Gara, peraltro madre dell’ultimo conte della dinastia con il nome “Gorizia”, Leonardo. Caterina si trovò ad amministrare direttamente la Contea per diverso tempo, a causa delle varie trame politiche che portarono il marito a soggiornare nelle prigioni imperiali. Pur di perseguire le proprie mire dinastiche, frapponendosi tra Venezia e gli Asburgo, Caterina arrivò a recludere lei stessa il marito conquistandosi così la fama di sovrana crudele e dispotica.

Dopo la morte, nel 1473, cominciarono a fiorire le leggende che riguardavano anche un misterioso forziere colmo di ricchezze accumulate durante gli anni della sua reggenza della Contea, e di come lo difendesse strenuamente dando ferocemente in pasto ai suoi cani chi provasse a sottrarglielo. Secondo varie testimonianze, riportate alla luce anche grazie alle ricerche della bibliotecaria Antonella Gallarotti, le mura del castello erano avvolte da un’atmosfera così densa di magia che era d’uso tra le guardie farsi benedire le armature come protezione.

Per esempio, tra i vari incontri misteriosi viene riportato quello della sentinella Giuseppe Perce, che vide con terrore balzare da un torrione del castello alla cappella del Santo Spirito un nano. Ma secondo le ricerche di Gallarotti, questi nani non erano creature maligne. Per le credenze popolari, durante il giorno erano soliti lavorare i metalli nelle profondità del colle e uscivano di notte per proteggere i viandanti in ritardo, affinché tornassero in sicurezza nelle proprie case.

Da temere, invece era lo gnomo Cialciut, diffuso in tutto il Friuli, che era solito attaccare le persone nel sonno. A queste creature si accostavano anche gli avvistamenti della triste Stellina, lo spirito di una donna a cui era mancato l’affetto di un marito e che si ritiene vagasse in compagnia di un docile cane diventando un simbolo del focolare domestico. La distruzione del castello, durante la Grande guerra, comportò anche la fine di tutti questi avvistamenti, quasi come se le bombe, con il loro carico di morte e rovina, avessero spazzato via anche l’aura magica e misteriosa che permeava tra le sue mura.

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