l'indagine
Gorizia perde 1600 abitanti in 10 anni, Monfalcone unica a crescere
Solo 25 comuni su 215 della regione hanno saldo positivo, la provincia ha perso oltre duemila residenti. Calano soprattutto le donne.
Da Fontanafredda, il comune del Friuli Venezia Giulia che segna l’incremento più alto della popolazione residente dal 2011 al 2021 (+10,6%), a Savogna che ha la decrescita più netta nello stesso periodo (-27,2%). L’Ires Fvg, con una rielaborazione del ricercatore Alessandro Russo su dati Istat, ha messo in fila tutti i comuni della regione. Completano la top ten di quelli con una popolazione in aumento Chiopris-Viscone (+10%), Monfalcone (+7,5%), Lignano Sabbiadoro (+6,0%), Visco (+5,3%), Tavagnacco (+3,3%), Moruzzo (+2,6%), Campoformido (+2,3%), Fiume Veneto (2,2%) e Pordenone (2,0%).
Complessivamente sono solo 25 su 215 i comuni con un saldo positivo rispetto a dieci anni prima, mentre la popolazione crolla nella Valli del Natisone e in montagna. Per quanto riguarda i maggiori comuni della regione, si osserva il saldo particolarmente negativo di Gorizia (-4,5%). Il punto di partenza è il Censimento della popolazione al 31 dicembre 2021, data in cui in Fvg si contavano 1.194.647 residenti, 25.644 in meno (-2,1%) rispetto a dieci anni prima (il giorno di riferimento era il 9 ottobre 2011). Se si considera l’intero periodo del dopoguerra, in Fvg si è raggiunto un valore più basso solo nel 2001 (1.183.764 residenti).
Le rilevazioni censuarie determinano la popolazione legale, che trova riferimento in una serie di norme e che costituisce la base informativa ufficiale utilizzata a livello politico e nei confronti internazionali. La provincia di Udine presenta il passivo di maggiore entità, sia in termini relativi (-3,4% nel decennio), sia assoluti (-18.294 residenti); al contrario quella di Pordenone evidenzia la diminuzione meno accentuata (-0,4%, pari ad appena 1.338 abitanti in meno). L’area del Goriziano e quella giuliana mostrano una flessione percentuale analoga (-1,6% in entrambi i casi). I centri di minori dimensioni risultano più colpiti dal declino demografico.
Qui, in particolare ci sono quelli con meno di 5mila abitanti, che hanno registrato una riduzione di oltre 17.300 residenti in dieci anni, pari al 6% del totale. La suddivisione del territorio regionale in base alle zone altimetriche Istat, inoltre, indica come l’area montana abbia perso ben il 10,5% della popolazione. Viceversa, si vedono casi con una notevole variazione, ma di segno opposto, come Monfalcone (+7,5%). Anche il numero di residenti nel comune di Pordenone è significativamente aumentato (+2%); Trieste e Udine registrano dei cali più contenuti rispetto alla media (rispettivamente -1,5% e -0,6%).
Nel Goriziano, lieve crescita anche per Turriaco e Staranzano ma sotto l'1%. Generalmente, la diminuzione evidenziata ha riguardato prevalentemente la componente femminile (quasi 20mila residenti in meno, pari a -3,1%, contro il -1% degli uomini). I cittadini italiani sono quasi 42mila in meno rispetto al 2011 (-3,7%), mentre la componente straniera è cresciuta del 16,8% (+16.245 residenti). Analizzando congiuntamente cittadinanza e sesso si può rilevare come le donne italiane presentino la flessione più accentuata (-4,6%), mentre i maschi stranieri sono la componente che è aumentata di più (+20,5%).
Per quanto riguarda le fasce di età, nel decennio in esame si sono persi 18.200 residenti under 10 e 79.400 unità nella fascia compresa tra 25 e 49 anni (tenendo conto dell’incremento di 8.581 persone tra i 15 e i 24 anni, mancano all’appello quasi 90mila under 50). Le coorti più anziane hanno invece aumentato la loro consistenza, tanto che gli over 50 sono 63.400 in più rispetto al 2011. Le previsioni dell’Istat per il prossimo decennio stimano un ulteriore calo della popolazione che, nello scenario con maggiore probabilità di verificarsi, nel 2031 dovrebbe portare il numero di residenti in regione al di sotto di 1.180.000.
Si tratta di una flessione di oltre 18.000 unità (-1,5%). In base a questa previsione la popolazione anziana, con più di 65 anni, supererebbe il 30% del totale (contro l’attuale 27%). Per valutare meglio tale scenario si può ricordare che nell’ultimo decennio il saldo naturale è stato fortemente negativo e, a partire dal 2020, l’anno della pandemia, il numero dei decessi risulta costantemente superiore al doppio delle nuove nascite (nell’ultimo triennio la media è stata pari a oltre 16mila morti contro circa 7.300 nuovi nati tra i residenti).
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