Gorizia, oltre 300 manifestanti in piazza del Municipio per ribadire: «Mussolini non è mio concittadino»

Gorizia, oltre 300 manifestanti in piazza del Municipio per ribadire: «Mussolini non è mio concittadino»

LA PROTESTA

Gorizia, oltre 300 manifestanti in piazza del Municipio per ribadire: «Mussolini non è mio concittadino»

Di Federico De Giovannini • Pubblicato il 01 Feb 2025
Copertina per Gorizia, oltre 300 manifestanti in piazza del Municipio per ribadire: «Mussolini non è mio concittadino»

Interventi e messaggi di Serena Pellegrino, Moni Ovadia e Stojan Pelko alla manifestazione organizzata da un comitato spontaneo di cittadini. Nel frattempo, CasaPound risponde con striscioni contro l’immigrazione.

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«Mussolini non è mio concittadino!»: questa la sentenza di protesta a cui hanno risposto oltre trecento cittadini italiani e sloveni, partecipando stamattina fra le 10 e le 12 alla manifestazione organizzata in piazza Municipio a Gorizia da un comitato spontaneo di cittadini, artisti e operatori culturali del capoluogo isontino e di Nova Gorica.

Manifestazione che «nelle intenzioni iniziali, avrebbe dovuto svolgersi nella forma di un corteo tra Gorizia e Nova Gorica per consentire ai cittadini italiani e sloveni di camminare insieme»: così hanno esordito gli organizzatori in apertura al presidio prima di esporre il cuore della contestazione, ossia la mancata revoca da parte del Consiglio comunale della cittadinanza onoraria conferita da Gorizia a Benito Mussolini nel 1924. La mozione per la revoca dell’onorificenza, presentata dalla consigliera di minoranza Eleonora Sartori, è stata infatti bloccata in Consiglio lo scorso 11 novembre da 21 voti contrari su 32. A giustificare la decisione le parole del sindaco Rodolfo Ziberna, che ha criticato il dibattito definendolo «motivato da interessi politici» volti a «rallentare il processo di collaborazione tra Gorizia e Nova Gorica» e retti dalla volontà di «alzare steccati ideologici attraverso la negazione della storia».

«Cancellare la storia, piuttosto, significa dimenticare che la nostra Costituzione è esplicitamente antifascista – hanno ribattuto, proseguendo, i cittadini del comitato - significa dimenticare che Mussolini è stato il Duce di un regime dittatoriale e persecutorio che in queste terre si è dimostrato feroce e privo di scrupoli soprattutto nei confronti di tutte le culture slave». All’introduzione sono seguiti la lettura di un comunicato ufficiale del responsabile artistico di GO! 2025 Stojan Pelko, un messaggio audio di Moni Ovadia e i discorsi diretti delle rappresentanze di Anpi Gorizia e della Rete antifascista nata fra Croazia, Slovenia e Italia. Sono poi intervenuti anche l’ex parlamentare della Slovenia Violeta Tomič e il vicepresidente di “Agoré” Sergio Pratali Maffei, che ha definito Gorizia «un laboratorio di esperienze culturali non sempre positivo», facendo anche riferimenti alla presenza in città di CasaPound e al continuo contrasto all’immigrazione.

Ha riscosso numerosi applausi da parte dei presenti anche l’intervento della consigliera regionale Serena Pellegrino. «Il permanere di Mussolini come cittadino onorario è esecrabile in qualunque comune italiano, ma a Gorizia diventa un atto politico manifesto ed esplicito – le parole della consigliera Fvg – questo da parte di un’amministrazione comunale che beneficia di GO! 2025 ma insiste a ricevere con tanto di fascia tricolore la X Mas, coloro che furono scherani del regime, qualcosa di ben più pericoloso di un gruppetto di vecchi reduci». «Negare la cittadinanza onoraria dimostrerebbe che siamo capaci di liberarci dagli scheletri racchiusi da decenni negli armadi e che sappiamo leggere con onestà intellettuale le pagine più buie della storia del Novecento» ha concluso Pellegrino, con i manifestanti che hanno spontaneamente scandito in coro «fuori i fascisti da Gorizia» in risposta.

Non sono poi mancati momenti a “microfono aperto”, in cui diversi cittadini e cittadine hanno rievocato storie familiari sulla forzata italianizzazione linguistica e sulle violenze fasciste ai danni della comunità slovena. «Come può Gorizia voler costituire ponti fra i popoli quando ancora non recide i suoi legami con una delle pagine più vergognose del Novecento?» hanno declamato Angelo e Nadia, due giovani provenienti dal Comune di Marzabotto e organizzatori della Festa della Liberazione a Montesole.

La manifestazione si è conclusa senza disordini e animata da un forte sentimento di coesione. «Sono state dette tutte le cose che volevamo dire, le persone hanno partecipato come semplici cittadini senza esporre simboli o bandiere di partito – dichiara molto soddisfatto Luca Chinaglia, uno dei cittadini attivi nel comitato organizzatore - Stojan Pelko ci ha inoltre invitato ad affrontare l’argomento all’interno di GO! 2025, prendendo parte direttamente al programma con degli slot ed eventi appositi».

Una serie di messaggi forti e chiari, quelli in Piazza Municipio, lanciati proprio mentre gli attivisti di CasaPound hanno appeso in città alcuni striscioni: «Con sua eccellenza a difesa dell’Europa. M», recita uno di essi allo stadio Bearzot, dove “M” ed “eccellenza” alludono chiaramente a Mussolini. È stata la stessa CasaPound, in un comunicato, a esternare le proprie dichiarazioni per aver esposto il messaggio «Remigrazione: inverti la rotta».

«Scenderemo in piazza per riconquistarci simbolicamente e fisicamente spazi e città dove la politica ha fallito. Non possono più esistere intere zone e quartieri ostaggio di immigrati. Vogliamo lanciare un segnale forte, che possa coinvolgere tutti quegli italiani che non sono più disposti a subire e vogliono rialzare la testa – ha scritto CasaPound in una nota - lanceremo mobilitazioni trasversali che saranno aperte ad altri movimenti, associazioni, comitati e a chiunque abbia a cuore il futuro della nostra nazione e della nostra identità. Lo faremo in tutta Italia e non accetteremo divieti o strumentalizzazioni politiche. Immagini come quelle degli insulti e delle violenze del Capodanno di Milano non sono più tollerabili e occorre una risposta immediata e radicale».

«L’Italia e l’Europa - si legge sul programma di CasaPound - si trovano al centro di un grande gioco ideologico, economico e migratorio che tende alla sostituzione etnica dei nostri popoli: questo è l’unico vero neo-colonialismo che vuole estirpare la nostra identità, servendosi della doppia azione di truppe straniere e intellighenzia locale». L’unica soluzione per il movimento è la «remigrazione totale e senza compromessi di tutti gli immigrati irregolari presenti sul nostro territorio, incentivando altresì il rimpatrio volontario verso i paesi d’origine per tutti i discendenti d’immigrati nati in Europa, attraverso strumenti di collaborazione diplomatica ed economica con i paesi d’origine. Vogliamo incentivare un discorso identitario che metta al centro il concetto: un popolo, una terra».

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