L'editoriale
Gorizia e Nova Gorica, una storia comune da riscoprire prima di GO! 2025
Tra un mese e sette giorni, partirà ufficialmente il countdown dell'ultimo anno prima di GO! 2025. Una storia comune che ha già scritto tante pagine.
Messo in archivio il conto alla rovescia del Capodanno, ora all’orizzonte ce n’è un altro ben più importante. Tra un mese e sette giorni, partirà ufficialmente il countdown per gli ultimi 12 mesi che separeranno Nova Gorica e Gorizia dall’essere Capitale europea della cultura 2025. Una scansione del tempo che già da fine 2020 ha iniziato a far sentire il proprio fiato sul collo. Una sfida ben più importante dell’organizzare una festa di fine anno in piazza.
Quelle lancette che la storia ha in qualche modo fossilizzato a metà del Novecento, ora sono chiamate a scorrere nuovamente in un flusso senza fusi orari tra un lato e l’altro del confine. Una sfida che questo territorio, il Goriziano nel suo senso storico e culturale più ampio e profondo, aveva necessità di affrontare per capire dove sta andando. Paradossalmente, ma nemmeno troppo per un luogo che delle contraddizioni è stato spesso terra natale, sarà proprio capendo il passato che il futuro potrà essere scritto insieme.
Su questa frontiera ci sono ancora oggi tante parole e scritte che dominano i contorni del paesaggio e il pensiero di chi li abita. Dalle forme dei palazzi ai nomi composti da sassi sulle colline: tutto ciò dovrà essere necessariamente incluso in quel “libro bianco” delle due città spesso identificate come una Berlino “alternativa”. Ne saranno però solo le premesse, perché i colori e le ambizioni di questo tanto atteso GO! 2025 chiedono già il proprio spazio tra le cronache, con lo spirito di chi sa già di essere un pezzo di storia.
Il punto di partenza scelto, com’è noto, sarà l’8 febbraio, data importantissima in Slovenia in quanto è Giornata della cultura, a memoria della morte di France Prešeren nel 1849. Per l’Italia, invece, quello stesso giorno ma 39 anni dopo nasceva Giuseppe Ungaretti. Nomi di rilievo internazionale che faranno da “santi patroni” per un anno che si candida a essere speciale per entrambe le realtà. Forse l’ultimo treno da prendere per rilanciare le sorti di questo angolo di mondo, “d’impero” direbbe qualcuno nostalgico di una storia veramente comune.
Di certo sarà un’occasione ancora più importante di quella non pienamente colta dal centenario della Grande guerra, ma non solo per rendere Gorizia una meta sempre più turistica. Se l’anniversario dell’Inutile strage ha riaperto l’interesse verso quel conflitto, i suoi costi umani e gli effetti ottenuti per l’Italia, ben poco è rimasto sulla memoria comune. Ancora oggi, non è immediato il ricordo di quei goriziani, friulani, bisiachi, sloveni che combatterono tra le trincee ma con la divisa asburgica, magari dall’altra parte dell’Europa.
La sfida del 2025 dovrà necessariamente fare tappa anche su questo. Non tanto per i revanscismi tanto inutili quanto anacronistici, quanto per capire che il futuro del Goriziano unito oltre le barriere conta già molte pagine. Sarebbe quindi utile, in quei 12 mesi che mancheranno all’inizio della grande sfida e che si preannunciano di grande lavoro e fermento, sfogliare lentamente quei ricordi. Gorizia e Nova Gorica dovranno saper andare oltre, scrollandosi di dosso quel Novecento che ha fatto male a troppi, sapendo così che potranno essere grandi insieme.
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