giorno del ricordo
«Gorizia e Nova Gorica sono esempio», Mattarella ricorda le due città
Il presidente della Repubblica cita le due città nel suo discorso per il Giorno del ricordo, Ziberna: «Chi nega le foibe è il vero fascista».
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella cita nuovamente Gorizia e Nova Gorica, ancora una volta come esempio. In questi ultimi due anni sono state diverse le occasioni in cui il Capo dello Stato ha parlato pubblicamente delle due città sul confine e, così come nel 2022, lo ha fatto anche questa volta in occasione del Giorno del Ricordo. A Roma, il caso delle due città è stata la testimonianza “di passi di grande valore” fatti dall’Italia stessa con Slovenia e Croazia, all’interno dell’Unione europea.
Mattarella ha quindi ricordato il titolo congiunto che vedrà i due centri Capitale europea della cultura 2025: “I giovani che vivono ai confini dei nostri paesi, mantenendo l’orgoglio e le proprie identità, hanno acquisito la consapevolezza di vivere in un’area con un futuro comune che presenta grandi opportunità economiche, sociali e culturali che solo la convivenza, il dialogo e la pace, possono offrire. Dialogo che si alimenta e si fortifica nell’attenzione reciproca e costante ai diritti delle rispettive minoranze”.
Una citazione che ha riempito d’orgoglio lo stesso sindaco goriziano, Rodolfo Ziberna, presente questa mattina al Quirinale: "Ero presente a Roma e sentire queste parole mi ha fatto sentire davvero orgoglioso. Senza contare che Gorizia e Nova Gorica sono state citate anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. Davvero una grande emozione perché il nostro territorio ha finalmente dallo Stato l'attenzione che merita”. Lui stesso, figlio di esuli istriani, oggi sarà sul palco del Teatro Verdi per la cerimonia dedicata.
"Non passa mai - spiega -. Nella testa e nel cuore sono sempre presenti le parole dei sopravvissuti. Alla deportazione, alle foibe, all'esodo. Di chi aveva perso un padre, un marito, un figlio. Una figlia. O tutto. Tutto. Di chi venne preso a sassate quando arrivò in Italia. La loro Italia. Un dolore che non passa mai. Che non passerà mai. E lo stupore e la vergogna per quello Stato che per decenni nascose tutto sotto una coltre di silenzio.Poi, finalmente, un sussulto. E comincia a emergere la verità. E nasce il Giorno del ricordo”.
Il primo cittadino punta il dito perché versi “ancora chi nega. Tutto. Foibe ed esodo. Sono gli eredi di quelli che nella stazione di Bologna, il 18 febbraio 1947, sventolando le loro bandiere rosse con la falce e il martello, impedirono agli esuli di scendere dal treno bestiame in cui viaggiavano, impedirono ai bambini di bere il latte preparato dalle associazioni umanitarie e lo versarono sui binari. Sono gli stessi che predicano accoglienza e pietà per gli immigrati ma negarono e negano l'esistenza dei profughi giuliano dalmati”.
“Gli stessi - attacca - che vogliono cancellare il nome di patrioti italiani da vie e scuole. Intolleranti. Fascisti. Quelli veri”. Davanti alla statua di Augusto, in largo Martiri delle Foibe, la cerimonia tradizionale è stata presenziata dalla vicesindaco Chiara Gatta con la presidente dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Maria Grazia Ziberna, e dall’omologo della Lega Nazionale, Luca Urizio. Un momento breve e senza commenti, lasciati alla serata in teatro dedicata al ricordo e alla proiezione del docufilm sul Villaggio dell’esule, oggi Campagnuzza.
Momento di silenzio anche davanti alla Questura di Gorizia, in ricordo del questore di Fiume Giovanni Palatucci ucciso dai nazifasciti. In una nota, è intervenuto anche il consigliere regionale Diego Moretti (Pd), rimarcando come “le sofferenze legate al confine orientale e le tragiche vicende delle foibe e dell’Esodo che coinvolsero migliaia di persone dell’Istria, di Fiume, della Dalmazia non devono essere dimenticate, ma tenute vive nella memoria e tramandate per formare le coscienze delle giovani generazioni. Questo deve essere l'impegno delle istituzioni”.
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