la serata
Gorizia e il mondo delle api, gli esperti spiegano i segreti di mieli e alveari
L’ape è un ottimo bioindicatore, in grado di riflettere gli inquinanti presenti nell’ambiente: sabato alle 19 l'evento con la famiglia Mazzariol al Pastor Angelicus.
Ne va del nostro futuro. Comprendere i comportamenti delle api, conoscere la relazione che intercorre fra il loro piccolo mondo e il nostro vivere quotidiano, aiuta a preservare la biodiversità e l’umanità stessa. Si svolgerà sabato alle ore 19 – presso il Pastor Angelicus di via Dei Rabatta a Gorizia – l’incontro organizzato da GoriziAttiva “Un giro intorno all’ape”. «Sarà un’occasione per presentare l’azienda familiare apicoltura “Parco dei principi” di Piedimonte, e una modalità per approfondire come nasce il miele – spiega il presidente dell’associazione Pierpaolo Martina - Un’azienda che ha un modo di lavorare rispettoso delle api, che non utilizza pesticidi ed è quindi garanzia di qualità».
Un mondo complesso, lontano dalle proteste degli agricoltori scesi in campo per manifestare in diversi Paesi europei. Da un lato le manifestazioni dei trattori, che appartengono al circuito industriale votato a produzioni intensive. Dall’altro quanti hanno preferito dissociarsi, restando in silenzio. Sono le piccole imprese – come quelle di Maurizio Mazzariol (nella foto) e di sua figlia Marilena - già rispettose della transizione ecologica.
L’ape è un ottimo bioindicatore, in grado di riflettere gli inquinanti presenti nell’ambiente, perché «se vediamo un’ape tremolante, o se muore con la ligula estroflessa, è sintomo di avvelenamento», spiega Mazzariol. Se le api muoiono anche per vecchiaia - vivendo in media 40 giorni – per mantenere in salute l’alveare e ottenere un buon miele è necessario preservare l’ambiente in cui vivono, evitando di utilizzare componenti dannosi come i neonicotinoidi. Un punto su cui purtroppo ha ceduto la Von der Leyen, che mirava alla riduzione dei pesticidi entro il 2030.
«I mass media, spinti dai politici, hanno gridato alla vittoria quando Bruxelles si è tirato indietro. E i pesticidi vengono reimpiegati. Il vero trionfo sarebbe togliere le accise dal carburante agricolo, non certamente questa», rimarca l’esperto di apicoltura di Piedimonte. Così quella di sabato sarà «un excursus a 360 gradi intorno all’ape», oltre che una riflessione che chieda conto dei grandi problemi che affliggono il pianeta. «Penso che, se si complica lo stato di guerra, se aumentano i suicidi, la sterilità o l’impotenza sessuale, dobbiamo domandarci il perché. È la natura a darci una risposta. Siamo una pulce sulla schiena di un elefante, incapaci di prendere coscienza della vastità dell’universo, in cui siamo diventati parassiti».
Dai prodotti chimici ai campi elettromagnetici generati dal cellulare o dai cavi elettrici ad alta tensione, il rischio di mutazioni genetiche e carcinomi può aumentare. Di certo sono dannosi per le api, interferendo con la capacità di orientarsi e trovare cibo e riducendo le impollinazioni. «Per le api sono macro dosi. Non chiediamoci allora perché muoiono. La scienza esatta si è ridotta a questa discrepanza, che è un “sapere senza sentire”», ribadisce ancora. Un alveare può ospitare dai 60mila ai 120mila individui. Ogni ape diviene bottinatrice dai 21 giorni in poi, prima svolgendo ruoli interni. Quando l’ape trova il cibo, rientra all’alveare per compiere la danza “dell’otto”, tamburellando in maniera da comunicare alle sorelle in quale direzione si trova, a che distanza e quanto bottino ha rinvenuto.
Se si tratta di un alimento contaminato da pesticidi o veleno, in breve tempo l’alveare sarà destinato alla morte. In questo senso si genera il triste paradosso secondo cui «l’ape che muore sul campo tutela l’alveare». Un raggio d’azione che si estende generalmente fra i tre e i cinque chilometri, ma che in casi estremi e per mancanza di cibo può raggiungere i dodici chilometri. Lavoro che le api compiono per produrre il prezioso miele con l’aiuto dell’apicoltore, il quale per prima cosa «deve aver passione, perché senza non è possibile. L’apicoltore dev’essere un po’ come il falegname: deve sapere cos’è un’arnia vuota, come si preparano i telai».
«Siamo sulla soglia della perdita economica, capaci di lavorare molte ore al giorno per tutte le cose che non si vedono - come invasettare ed etichettare - o per mantenere le arnie». Un miele ottimo - il “Parco dei principi” - sottoposto all’analisi melissopalinologica e premiato ai concorsi come eccellenza del territorio, che è possibile acquistare in via Attems 48 o nelle gastronomie di Piedimonte. «Se c’è spazio, forse si farà anche una piccola degustazione», annuncia Martina con soddisfazione. All’incontro seguirà la tavola rotonda del 28 febbraio, quando alle 18.30 – presso la sala grande dell’ex parrocchia dei Padri Cappuccini – si terrà l’altro grande appuntamento dedicato ai medici di base e ad Asugi.
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