Gorizia, la maestra Irene spegne cento candeline: una vita per l'insegnamento

Gorizia, la maestra Irene spegne cento candeline: una vita per l'insegnamento

COMPLEANNO

Gorizia, la maestra Irene spegne cento candeline: una vita per l'insegnamento

Di Daniele Tibaldi • Pubblicato il 27 Gen 2025
Copertina per Gorizia, la maestra Irene spegne cento candeline: una vita per l'insegnamento

La famiglia e le ex alunne celebrano la neocentenaria, la terza nel solo quartiere di Straccis dall'inizio dell'anno

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Chi ha vissuto per oltre un secolo ne ha di aneddoti da raccontare. È questo certamente il caso di Irene Mola, che ieri ha raggiunto in scioltezza il ragguardevole traguardo delle cento candeline, circondata dai suoi cari nella propria casa di Straccis, a Gorizia. «La mia è stata una vita tutta votata all’insegnamento nelle scuole elementari, al volontariato e alla casa», afferma con orgoglio la centenaria. L’ex maestra è elegantemente seduta su una poltrona del proprio salotto, con le gambe avvolte in una coperta, mentre riceve i vari parenti e conoscenti in visita per la festa di compleanno. La sua mente è perfettamente lucida e, nonostante qualche piccolo problema di udito, è ben disposta a raccontare la propria storia.

Una storia cominciata lontano, non solo nel tempo, ma anche geograficamente. Infatti, è Gioia del Colle — un piccolo comune a metà strada tra Bari e Taranto — il luogo in cui Irene nacque il 26 gennaio del 1925. Entrambi i suoi genitori — Giovanni e Gianna — erano di origine pugliese e si stabilirono definitivamente nel Goriziano solo due mesi dopo la sua nascita. «Mio padre era ferroviere — racconta — e anche mia madre insegnava a scuola, a Mossa, dove ho vissuto buona parte della mia infanzia». Irene non esita a definirsi «un po’ friulana d’adozione», ricordando quegli anni. E un legame con quel comune è indelebile tutt’oggi: «Mia madre volle farsi seppellire a Mossa, nonostante il trasloco a Straccis, perché ancora profondamente legata ai propri scolari, avendo insegnato lì per trent’anni». Il trasferimento a Gorizia, però, era una necessità soprattutto per il padre, che in bicicletta ogni giorno raggiungeva la sede delle Ferrovie di Montesanto.

La carriera della maestra Irene inizia nel 1952, quando vinse il concorso per insegnante di ruolo a Potenza. Il suo amore per l’Isontino, però, era così forte da indurla a ritentare nuovamente — con successo — il medesimo concorso a Gorizia sei anni più tardi, nel 1958. Cominciò così a insegnare prima nelle scuole elementari di Villesse e Pieris, fino al 1964, per poi giungere a Gorizia, negli istituti di via Cappella, via Leopardi e, infine, a Straccis, il suo quartiere di residenza. Qui ha lavorato fino alla pensione, a coronamento di ben 42 anni di insegnamento. È da allora che ha potuto dedicare più tempo a un’altra delle sue grandi passioni: la famiglia, che — oltre al defunto marito, natìo di Taranto — comprende «due figli, Fabrizio e Gianvito, quattro nipoti e tre pronipoti». Senza nascondere una certa soddisfazione, viene sottolineato come sia rimasta viva, in famiglia, la tradizione dell’insegnamento: non solo uno dei figli, Fabrizio, è un docente di musica in pensione, ma anche due nipoti insegnano, rispettivamente, italiano e mosaico.

Oltre ai familiari e all’amministratrice di sostegno, l’avvocata Chiara Russo, sono venute a salutare Irene anche l’assessore al Welfare di Gorizia, Silvana Romano, e due ex allieve, Flavia ed Emanuela. Queste ultime ricordano ancora con affetto quando la festeggiata era stata loro maestra in prima elementare, a Pieris, nel 1960: «Aveva un modo di insegnare molto innovativo per l’epoca, che lasciava ampio spazio alla creatività». Un estro artistico confermato anche dall’importanza che ha sempre dato alla danza e al canto della tradizione popolare friulana.

A ricordare l’altra sua grande vocazione, quella per il volontariato, è l’assessore Romano. Molto rilevante, infatti, è stato l’impegno di Irene come animatrice nell’associazione “La Meridiana” al Centro sociale polivalente di Gorizia, sodalizio di cui è stata anche vicepresidente per diversi anni. «Dall’inizio dell’anno sono già tre i nuovi centenari nel solo quartiere di Straccis», aggiunge sempre Romano dopo aver letto la lettera di auguri da parte del sindaco, Rodolfo Ziberna e consegnato la foto-ricordo di un viaggio di Irene a New York. La festa si è quindi conclusa con il taglio della torta — decorata a forma di cuore e con il numero cento in evidenza — a cui ha fatto seguito un brindisi tra gli applausi e gli auguri dei presenti. Resta purtroppo ancora tutta da scoprire la ricetta della longevità della festeggiata. Ma forse un indizio Irene se l’è lasciato sfuggire: «Ah, la cucina pugliese… Non la cambierei per nulla al mondo». 

Foto Daniele TIbaldi

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