Il messaggio
Gorizia e Koper pellegrine a Monte Santo, Redaelli sprona all'amore
Le preghiere in tre lingue, italiano, sloveno e friulano. Per la diocesi di Koper concelebra Bodgan Vidmar.
“Spesso ci dimentichiamo che tutto il Creato è un dono: siamo come un fidanzato che dona alla sposa un anello ma la sposa si innamora dell’anello stesso e non capisce che è, invece, simbolo dell’amore di chi vuole stare con lei per sempre. Anche noi ci innamoriamo del creato e ci dimentichiamo del nostro Creatore ma anche se lo abbandoniamo o ce ne dimentichiamo, lui non ci rinnega”.
Un’omelia incentrata sull’amore verso l’ambiente, verso il prossimo e verso Dio, quella pronunciata dall’arcivescovo metropolita di Gorizia, monsignor Carlo Redaelli, durante la celebrazione eucaristica del pellegrinaggio interdiocesano delle diocesi di Gorizia e Capodistria a Monte Santo - Sveta Gora – Monsanta. Un momento di riflessione in tre lingue, italiano, friulano e sloveno, come è da sempre stata tradizione per il santuario mariano che guarda al Goriziano italiano e sloveno.
“C’è una persona che non ha mai rinnegato il Signore, ma ha vissuto il proprio dono con umiltà: Maria. Il suo sì è il Magnificat, quell’inno di lode unico. Vogliamo chiedere la sua intercessione e la nostra umanità che non solo dimentica il suo creatore ma anche distrugge ed elimina la vita, non rispetta la vita prima della nascita, fa morire i bambini sotto le bombe e tra le onde del mediterraneo, che violenta le donne, che non si fa pietosa di fronte gli anziani, non rispetta le piante, gli animali, brucia boschi e ammorba l’aria. Che il ringraziamento ci aiuti a condividere i doni che ci dà vivendo con i fratelli e le sorelle nella splendida armonia del creato”, ha concluso Redaelli.
Bogdan Vidmar, referente della diocesi di Koper per la collaborazione con Go!2025 in vista dell’importante appuntamento, ha voluto fare sue le parole di Redaelli, ringraziandolo per il momento di preghiera e portando il saluto di Jurij Bizjak, assente per motivi pastorali.
Discreta la presenza di fedeli, poco oltre il centinaio, soprattutto di lingua slovena, accompagnati al canto da Vanni Feresin all’organo e da Andrea Nicolausig all’ambone. Presenti anche alcuni seminaristi della diocesi slovena per il servizio liturgico.
Dall’alto del campanile i bronzi hanno risuonato grazie alla presenza di una folta squadra di campanari sia italiani che sloveni, dalle vicine Gorizia, San Floriano del Collio e Dolnje Cerovo.
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