Da Gorizia, i genitori di Nadia Orlando: 'Se avete detto no, non c'è bisogno di chiarimento'

Da Gorizia, i genitori di Nadia Orlando: 'Se avete detto no, non c'è bisogno di chiarimento'

GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

Da Gorizia, i genitori di Nadia Orlando: 'Se avete detto no, non c'è bisogno di chiarimento'

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 25 Nov 2024
Copertina per Da Gorizia, i genitori di Nadia Orlando: 'Se avete detto no, non c'è bisogno di chiarimento'

Al Kinemax un incontro con gli studenti in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne. A Gorizia, 40 ammonimenti emessi dalla questura da inizio anno.

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Molte volte succede così: arriva un ragazzo educato, gentile, un buon titolo di studio, un'altrettanto buona posizione lavorativa. Si presenta con un mazzo di rose rosse, è affabile, divertente, capace di attaccar discorso con tutti. Entra nel cuore della famiglia quasi contemporaneamente all'inizio della sua relazione con la ragazza di casa. Una ragazza solare, sorridente: perchè ciò che subito colpiva di Nadia era il suo sorriso, la sua empatia, la sua disponibilità ad aiutare gli altri. Come Giulia: lo ha raccontato papà Gino solo qualche settimana fa al Teatro Verdi di Gorizia. E come lui, anche papà Andrea e mamma Antonella non riescono ad avere parole di odio o di semplice risentimento verso la persona che gli ha strappato ciò che avevano di più prezioso al mondo: l'amore delle loro figlie.

Nell'ambito della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne si è svolto questa mattina al Kinemax l'incontro “Perchè non siano solo parole”, organizzato dalla sezione di Gorizia di Coldiretti Donne. Rivolta al pubblico degli studenti delle scuole superiori, la mattinata pur avendo un primo momento maggiormente istituzionale, si è focalizzata sulla testimonianza di Andrea e Antonella Orlando, che il 31 luglio 2017, hanno perso la loro figlia Nadia per mano di Francesco Mazzega, l'uomo con cui aveva avuto una breve relazione subito trasformatasi in un recinto sempre più stretto di libertà negate. Siamo a Dignano, paesino di 400 anime in provincia di Udine: paese in cui la sagra annuale è il momento aggregativo, la messa cantata è un piacevole rito di partecipazione, salutarsi per strada è una normalità quotidiana. Ma, soprattutto, siamo in una famiglia solida, dove genitori e figli dialogano e l'ascolto è una pratica costante.

«Credevo che queste cose succedessero in famiglie in cui i genitori sono distratti, invece può capitare a chiunque – ha detto Antonella – Di una cosa mi raccomando con voi: non andate all'ultimo appuntamento. Se avete detto basta a una storia non c'è bisogno di alcun chiarimento. Quella che noi adesso andiamo a raccontare in incontri come questo è la storia di Nadia, che aveva 21 anni, quindi è una storia vicina alla vostra età». Poi, assieme al marito, ricorda con una incredibile dovizia di particolari i dieci mesi delle violenze psicologiche subite dalla figlia, iniziate tuttavia come la più romantica delle favole.

Al pari di una commedia americana, Nadia e Francesco si conoscono al lavoro con lui unico uomo in un contesto di quattordici donne. Ha 13 anni più di lei ma subito si fa voler bene anche perchè la protegge dall'invasività del precedente fidanzato che sembra non accettare la fine della loro storia, durata quattro anni. Da semplice collega quest'uomo dai modi gentili e affascinante («era tutto ciò che una madre può desiderare per la figlia») inizia a mostrare il suo egocentrismo e il suo desiderio di possesso: isola Nadia dalle amicizie, ne trasforma il guardaroba, controlla il cellulare. Intanto i genitori si rendono conto che qualcosa non va, lei non è più quella di un tempo e la prova del nove viene durante una vacanza a seguito della quale la ragazza decide di dire basta.

Il problema è il lavoro: lì ancora si vedono, lì ancora negano di avere avuto una storia agli occhi delle colleghe. Una sera, dopo una cena particolarmente piacevole con i genitori e il fratello Paolo, Nadia esce: «Vuole un chiarimento». Poche ore di silenzio fanno scattare un preallarme in Andrea e Antonella: la mattina seguente, dopo una notte di ricerche nei luoghi abituali, il papà va alla polizia, la loro casa nel frattempo comincia a riempirsi di parenti e amici. Cercano di contattare i genitori di lui che però, in malo modo, dicono di non volerne sapere nulla. Non resta che presentare la denuncia ai carabinieri di San Daniele. Poco dopo la comparsa del segnale di un cellulare sullo schermo del computer, la telefonata della Polizia stradale di Palmanova: un uomo è arrivato da loro con in auto il cadavere di una ragazza.

«Quella che inizialmente era sembrata alle forze dell'ordine una ragazzata si è trasformata nella consapevolezza che non avremmo più rivisto Nadia – conclude papà Andrea - Imparate a rispettare il “no” nel momento e nel modo in cui vi viene detto. Dovete avere la capacità di trasformare il “no” in “on”: parlando a quattr'occhi, accendendo la sensibilità. Questa forse è la strada giusta per cercare di vincere la violenza». Dalla loro storia, è nato “Ultimo appuntamento sul Tagliamento” libro scritto dal giornalista Daniele Paroni i cui ricavati dalla vendita vanno a favore di una ragazzina che i nonni sono riusciti ad adottare nonostante le resistenze giuridiche del padre, omicida della sua mamma.

«Nell'ufficio anticrimine della Questura di Gorizia quest'anno, a oggi, abbiamo emesso 40 ammonimenti tra atti persecutori e di violenza domestica. Il primo – spiega l'ispettore di Polizia Maurizio Fabris – è un nuovo reato ce consiste in minacce molestie reiterate tanto da cagionare ansia, paura per la propria o per l'incolumità di chi sta vicino e in un cambiamento dello stile di vita che sono aggravate dalla familiarità della persona colpita dal provvedimento. Solitamente le reazioni degli uomini sono di negazione: minimizzano o danno la colpa alla vittima che ha provocato».

Dalla violenza sulle donne il discorso si è allargato alla violenza fra giovani nelle parole dell'avvocato e criminologa Angelica Giancola che, rivolgendosi direttamente ai ragazzi, li ha messi in guardia dai meccanismi psicologici di sudditanza verso il gruppo. «Aderire ai gruppi o alle challenge postando i video si pensa faccia figo, ma non è affatto così. Si entra in questi gruppi per non essere sfigato ma vuol dire che mancano i principi di base perchè non devo essere obbligato a fare ciò che non voglio per paura di essere escluso dal gruppo: il no è un vostro diritto. Poi tutti abbiamo bisogno di amore ma, nel caso di un femminicidio, il presupposto drammatico è quando l'altro diventa un prevaricatore».

Alla mattinata sono intervenuti anche l'assessore comunale alla Cultura Fabrizio Oreti, che non ha mancato di sototlineare come in vista di Go!2025 il messaggio contro la violenza sulle donne possa diventare internazionale e la rappresentante di Coldiretti Donne Lorena Russian, che ha spiegato come a mattinata sia stata il naturale coronamento del modo di pensare dell'associazione, impostata sul rispetto della natura e delle persone, valori che si apprendono dalla terra. Il questore Luigi Di Ruscio ha evidenziato la pericolosità delle personalità narcisistiche e manipolatrici esortando a diffidare di chi entra troppo repentinamente e morbosamente nelle nostre simpatie, mentre il presidente di Coldiretti Fvg Martin Figelj ha ricordato come ancora oggi nel mondo agricolo (e purtroppo non solo) ci sia una visione patriarcale ma «se sono presidente di Coldiretti è grazie a mia mamma, mia moglie e alle mie figlie».

Moderata dall'assessore a Go!2025 Patrizia Artico, la mattinata ha visto anche la partecipazione della Polizia di Stato che, all'esterno del Kinemax, ha allestito un gazebo con del materiale informativo sui comportamenti da tenere in caso di abusi e violenze. «Imparate a sommare gli episodi fra loro perchè dovete godervi la vita»: questa la chiosa di papà Andrea, che assieme a mamma Alessandra, al momento della notizia del suicidio di colui che gli aveva privati del sorriso di Nadia hanno saputo commentare «Abbiamo perso un altro giovane».

 

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