Premio patroni a Camossi, storie di fatica e tenacia partite da Gorizia

Premio patroni a Camossi, storie di fatica e tenacia partite da Gorizia

la premiazione

Premio patroni a Camossi, storie di fatica e tenacia partite da Gorizia

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 16 Mar 2023
Copertina per Premio patroni a Camossi, storie di fatica e tenacia partite da Gorizia

L'ex stella dell'atletica Paolo Camossi ha raccontato il suo rapporto con Jacobs, il commosso ricordo del direttore Omar Monestier.

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È stato campione “arrabbiato” in pista prima, allenatore e formatore dopo. Sul palco del Teatro Verdi di Gorizia, questa sera Paolo Camossi ha ricevuto il Premio Ss. Ilario e Taziano, patroni della città, per la propria carriera agonistica che lo ha visto salire in cima al mondo nel salto triplo. Una volta ritiratosi dalle gare giocate in prima persona, però, ha continuato a essere protagonista nell’atletica leggera dalla prospettiva dell’allenatore, intrecciando il proprio cammino con l’azzurro Marcell Jacobs.

Quello che sarebbe diventato l’uomo più veloce di tutti, vincendo l’oro sui 100 metri alle Olimpiadi di Tokyo nel 2021, si stava rialzando dalla caduta sportiva quando Camossi lo ha portato a Gorizia. Al campo Fabretto, che oggi necessita di diversi interventi, l’atleta è cresciuto sportivamente, come ha ricordato lui stesso in un videomessaggio proiettato a sorpresa: “Questa è una delle poche volte che ti sei assentato dall’allenamento” ha scherzato, rivolgendosi al coach. Tanti gli aneddoti raccontati durante la serata.

Il riconoscimento all’ex stella della pista è stato quello che ha chiuso la cerimonia, consegnato dalle mani dell’arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli e dal sindaco Rodolfo Ziberna. Il vertice della curia ha ricordato l’importanza di persone di riferimento per la comunità, mentre il primo cittadino ha elogiato l’omelia recitata questa mattina in duomo e pubblicata in italiano, sloveno e friulano. Introducendo gli altri riconoscimenti attribuiti, ha rimarcato quello alla memoria del compianto direttore del Messaggero Veneto e Piccolo, Omar Monestier.

Omar non era goriziano ma lo percepivamo come tale. Era arrivato da fuori regione ed è riuscito in tempi rapidi a entrare in sintonia con il territorio”. Sono stati poi premiati gli esempi di Lorenzo Crobe, fondatore della Torrefazione goriziana, e della Pro Gorizia, quest’anno al suo centesimo anniversario. A ritirare la targa dedicata al defunto giornalista c’erano gli attuali due direttore dei quotidiani, Roberta Giani e Paolo Medeossi, e la vedova Sara. Ricordo che si unisce a quello di un’importante giornata trascorsa proprio in quel teatro.

Il 21 ottobre 2021, infatti, Monestier era lì per presentare ai presidenti Mattarella e Pahor la mostra sui 140 anni del Piccolo. Tanta emozione anche nelle parole spezzate di Crobe, nato a Roma e arrivato in riva all’Isonzo da bambino, che alla fine degli anni Sessanta accettò la proposta dell’imprenditore Armando Vida dopo 10 anni di lavoro alla Mattioni. “Ho iniziato con pochi mezzi - il ricordo -, i miei primi dipendenti sono stati mio fratello Gianni e mia sorella Santina. A Gorizia c’erano due corazzate del caffè ma ce l’abbiamo fatta”.

Quindi il ricordo del padre Luigi, che gli ha insegnato "onestà, rispetto e dedizione al lavoro". A ritirare la targa è andato con la moglie, "senza di lei non so se ce l’avrei fatta" a ottenere quello che ha raccolto. Ha quindi ricordato gli albori, dove faceva tutto in poche stanze e mezzi scarsissimi. Piano piano la struttura è cresciuta. Una storia di duro lavoro, la sua, che ha portato oggi l’azienda a essere presente in cinque continenti, portando con sé il nome della città. C’è poi la passione per la fotografia, arrivando a collezionare circa 500mila scatti dei momenti più importanti degli ultimi decenni, inclusa la storica visita di Papa Giovanni Paolo II nel 1992.

Infine, la benemerenza alla società calcistica che ha raggiunto la Serie B negli anni Quaranta: con la sua maglia hanno giocato stelle come Giorgio Puia, Luigi Del Neri ed Enzo Bearzot. A ricevere il titolo c’era il presidente pro tempore Franco Bonanno, scambiandolo con due gagliardetti dati a vescovo e sindaco. “Abbiamo portato con noi i bambini - le sue parole - quelli che hanno già bisogno di affetto. Ma non significa che non si debba puntare in alto”. Stesso obiettivo avuto sempre da Camossi, raccontatosi come persona e professionista sul palco ed esprimendosi anche sui recenti casi di vessazioni denunciati dalle ginnaste della nazionale italiana: “Con i ragazzi non è facile, bisogna fare attenzione”.

I suoi primi passi sportivi sono stati a Savogna nel volley e a Straccis nel calcio, ma l’amore per il salto è nato per caso alle medie. "Lo sportivo fa delle scelte ma lo capisci solo dopo, in quel momento sono rinunce". In questi anni, ha visto il suo sport trasformarsi a partire dalla preparazione: “Da ragazzo vivevo al Fabretto, oggi la scienza ci ha mostrato che c’è bisogno di riposo”. Quindi il rapporto con Jacobs, “abbiamo avuto un inverno difficile. Nel tempo siamo caduti anche male, ora l’occhio è ai Mondiali di Budapest in estate, poi si vedrò per Parigi 2024”.

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