La celebrazione
Gorizia celebra i suoi patroni, Redaelli: «Rilanciare la storia delle famiglie e l'Università»
L'arcivescovo di Gorizia ha ricordato il prossimo appuntamento del 2025 in un'ottica di cultura e di storia ma anche di futuro.
Ilario e Taziano, storiche figure che i radicano nella notte dei tempi e soprattutto agli albori della cristianità nell’intera regione, sono anche i patroni di Gorizia. Non solo il premio loro dedicato, che viene annualmente conferito a una personalità di spicco della città, ma anche la celebrazione eucaristica che vede protagonista la centrale Cattedrale. Una Santa Messa partecipata, anche se non con i numeri che contraddistinguevano la liturgia fino a qualche anno fa, accompagnata dalla Cappella Metropolitana diretta da Fulvio Madotto con l’accompagnamento organistico di Antonio "Boris" Stacul e il servizio liturgico curato dall’anno propedeutico del seminario interdiocesano di Castellerio. Ragazzi già impegnati ieri sera, assieme all'organista Marco Colella, nel canto dei primi vespri proprio in cattedrale.
A presiedere la liturgia l’arcivescovo, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli. “A Firenze, durante un incontro con sessanta vescovi del Mediterrano – ha raccontato il presule durante l’omelia la cosa che mi ha colpito è che nei diversi scambi avuti con molti vescovi e alcuni sindaci ciò che interessava di volta in volta il mio interlocutore era certo la Caritas, ma soprattutto (e talvolta esclusivamente) Gorizia, il suo essere posta sul confine tra il mondo latino e il mondo slavo, il suo essersi trovata al centro di due conflitti mondiali, il suo essere collocata in un territorio diviso dalla guerra, il suo percorso di riconciliazione con la città vicina. Devo riconoscere che c’è un interesse verso la nostra città, anche al di fuori dell’Italia e della vicina Slovenia, più ampio di quello che immaginavo o che forse tutti i goriziani, un po’ sempre autocritici e portati alla svalutazione della propria città, pensano”.
L’arcivescovo ha, quindi, ricordato il prossimo appuntamento del 2025, una “responsabilità accresciuta dal drammatico momento storico che stiamo vivendo in Europa e che tutti ci preoccupa, ci rattrista, ci interroga e ci spinge ad agire, almeno garantendo con generosità accoglienza a chi fugge dalla guerra”. Qui il ringraziamento dell’arcivescovo è andato a chi “singolarmente o comunitariamente, anche nella nostra città si sono immediatamente attivati per aiutare chi è vittima di questa tragedia. Abbiamo sperimentato anche in un passato recente la capacità di Gorizia di essere luogo di accoglienza: è successo negli anni Novanta del secolo scorso con gli uomini e le donne in fuga dall’Albania o dai paesi della ex-Jugoslavia ed in tempi più recenti con chi è giunto in riva all’Isonzo, in un viaggio iniziato in Africa o in Asia. Oggi questa disponibilità si ripete e non può sorprendere chi sa guardare a fondo nel cuore dei goriziani”.
Monsignor Redaelli ha lanciato dal pulpito alcune proposte: “Una prima, semplice, è quella di favorire sempre più la conoscenza, lo scambio e l’agire comune tra le due città e i loro territori e, all’interno di essi, tra le varie culture, lingue e sensibilità. È quello che, come comunità cristiana, stiamo cercando di fare, anche tra i sacerdoti e i fedeli delle due città e del territorio, nonché mantenendo rapporti cordiali con i vescovi della Slovenia e anche delle altre nazioni vicine”. Ma anche guardare alle proprie radici. “Molte famiglie di Gorizia e del territorio di antica data, ma anche quelle più recenti, hanno una presenza di persone di diversa lingua, cultura e provenienza. Perché non prendere maggiormente coscienza di questo interessandosi della lingua e della cultura della nonna slovena, piuttosto che dello zio friulano o del papà meridionale o del bisnonno austriaco? Ci sono nelle famiglie goriziane delle potenzialità di sviluppo di una vera cultura europea di pace “dal basso”, che attendono solo di essere attivate”.
“Non si potrebbe riprendere in termini europei la vocazione universitaria di Gorizia (con Nova Gorica), che stenta ancora a trovare una sua configurazione matura?”, ha concluso Redaelli. Alle 18 ci sarà la consegna del Premio Santi Ilario e Taziano mentre alle 20 presso il centro Bratuž di viale XX Settembre. Mauro Ungaro, direttore di Voce Isontina e presidente nazionale della Federazione dei Settimanali Cattolici farà dialogare l’arcivescovo di Gorizia, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli e l’arcivescovo di Maribor, monsignor Alojzij Cvikl SJ. Oltre ad essere arcivescovo in Slovenia, mons. Cvikl è stato provinciale dei gesuiti in Slovenia e rettore del Russicum, il collegio a Roma voluto da Pio XI e dedicato agli studi della cultura e della spiritualità della Russia. Il titolo della serata “Gorizia-Nova Gorica: missione Europa!” intende offrire il contesto per riprendere e approfondire la missione e l’identità di Gorizia a partire dal messaggio lanciato 30 anni fa da San Giovanni Paolo II in visita a Gorizia.
Foto Sergio Marini/Pagina Facebook Unità Pastorale Gorizia Ss Ilario e Taziano S Ignazio S Rocco S Anna.
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