Gorizia celebra Alcide De Gasperi: il suo sguardo oltre il confine nel segno dei valori europei

Gorizia celebra Alcide De Gasperi: il suo sguardo oltre il confine nel segno dei valori europei

IL CONVEGNO

Gorizia celebra Alcide De Gasperi: il suo sguardo oltre il confine nel segno dei valori europei

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 28 Mar 2025
Copertina per Gorizia celebra Alcide De Gasperi: il suo sguardo oltre il confine nel segno dei valori europei

La serata ospitata alla Cassa di Risparmio ha portato alla luce la ricerca sullo statista ricordandone storia, preparazione culturale e il sogno di un’Europa unita.

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Una «breccia aperta» che possa essere attraversata «con le armi pure della convinzione e del coraggio». Questo, l’appello di Alcide De Gasperi ai giovani goriziani, nel giugno del 1947. A leggerlo è Alberto Bergamin - presidente della Fondazione Cassa di risparmio di Gorizia - che ha introdotto così il convegno “Alcide De Gasperi: oltre il limite del confine. La costruzione di una casa comune”, svoltosi nella serata di giovedì 27 marzo in via Carducci. «La mia è la prima generazione del “dopo De Gasperi” – precisa Bergamin – il politico al quale la città di Gorizia deve dire “grazie”». Un uomo che ha conosciuto povertà e sofferenza, imprigionato negli anni del fascismo e tuttavia sempre accanto al popolo. Ad avvicinarlo ai goriziani e alla loro consapevolezza del confine furono probabilmente le sue origini trentine, che gli consentirono di trattare la pace nel tentativo di preservare la città dalle mire di Tito.

L’incontro è stato occasione per presentare nell’anno della Capitale della cultura il prezioso volume “Alcide De Gasperi a Gorizia”, edito da Rubettino nel 2021 con il supporto delle due fondazioni Carigo e De Gasperi. «È un tassello in più che va ad aggiungersi, ma non conclusivo – prosegue – che ci consente di avere maggior consapevolezza di come trattò i confini». Un lavoro che potrebbe trovare seguito grazie agli appunti custoditi nel taccuino di Angelo Culot, esponente della delegazione giuliana nonché acceso sostenitore dell’italianità del capoluogo isontino. «Proseguiremo questo lavoro, perché abbiamo un dovere di trasmissione», conclude Bergamin. «C’è tanto bisogno di parlare di “Europa dei valori”», sottolinea invece il presidente dell’associazione Paneuropa Gianna Di Danieli, nel ricordare come il 30 maggio si svolgerà un convegno sull’Europa dei popoli.

«Quando l’Europa ci ha concesso di essere capitale della cultura insieme a Nova Gorica, ci ha chiesto di coinvolgere i giovani – ha ricordato l’assessore alla cultura Fabrizio Oreti – ed è quello che avete fatto anche stamattina». Una giornata che ha preso inizio all’Auditorium innanzi a una platea di liceali, proseguita in serata con storici e accademici per offrire «una prospettiva unica su Gorizia e su quel confine orientale», come ha riflettuto il direttore della Carigo Rossella Digiusto. «Vengo dalle montagne, da una terra di confine – narra in prima persona la voce fuori campo, nel documentario sullo statista – e viverlo t’insegna che esistono gli altri, che sono come te». Frontiera come luogo d’incontro attraverso cui superare divergenze, con la stessa energia e fervore con cui valicare le montagne oltrepassate una dopo l’altra. Sopraggiungono anni difficili, quella della prigionia e della povertà, ma mai verrà meno il supporto della sua famiglia e di Francesca, con cui abbandonarsi all’ «abisso di luce». Il desiderio di un Paese dove tornare «a respirare la libertà» lo condurrà a Parigi, nel tentativo di ricostruire l’Italia e riportare la pace.

«A Parigi non c’è molta voglia di perdonare gl’italiani, alla fine del mio discorso sento il gelo». Un gelo al quale contrapporre la «sete di amore» un passo alla volta, fino a conclusione della sua vita terrena. «È una figura che oggi riemerge nella sua dimensione profetica – rimarca il Segretario generale della fondazione De Gasperi Paolo Alli - in quest’anno degasperiano che ci ha portato a toccare diverse città: Parigi, Washington, Bruxelles, e tante altre». Quello che l’onorevole evidenzia è il carattere «di riferimento» di De Gasperi: «Si ritrovò in un Paese distrutto materialmente e moralmente e pensò alla collocazione sul piano internazionale. A Parigi non si fece intimidire dalla platea, ma andò avanti con l’atlantismo». Dopo essere divenuto soprannumerario alla Biblioteca Apostolica Vaticana con uno stipendio di «mille lire al mese» salì al governo, dove volle dare un segnale di apertura. Spegnendosi «con il cruccio nel cuore» e il sogno incompiuto dell’unione politica. «De Gasperi si ritrova ministro degli esteri in un contesto fluido di grandissimo cambiamento – ribadisce la docente universitaria Giulia Caccamo – ed è un uomo che ha alle spalle un’esperienza “tosta”, passato attraverso un periodo di grande complessità».

Dall’obiettivo di divenire interlocutore degli americani a quello di risanare una nazione «senza materie prime», in cui Gorizia era contesa dalla Jugoslavia in primis per il suo aspetto strategico. In collegamento da remoto Alessandro Corsi, che ha contribuito alla stesura del testo insieme a Cecilia Maria Bravi. «Grandi figure come quelle di De Gasperi hanno svolto un ruolo essenziale nella comunicazione», spiega Corsi, mentre Bravi auspica come il volume possa rappresentare uno spunto di riflessione per altre ricerche. «Gorizia emerge quale merce di scambio formalizzato nel “baratto infame”», ancora Bravi. Un timore avvalorato dallo spostamento delle truppe titine, che poteva indicare un’imminente consegna della città alla Jugoslavia. «Oggi serve uno spirito che faccia dialogare politica e cultura – interviene l’ingegner Nicolò Fornasir – ed è lo spirito della fratellanza». Quella stessa che De Gasperi andò cercando nel suo popolo. Una figura emblematica per la quale si è appena conclusa la fase diocesana di beatificazione, ma anche «carismatica e profetica», ancora Alli, da cui emerge un De Gasperi «vicino al nostro presente».

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