l'intervista
Lello Arena si racconta a Gorizia: «Lasciai Napoli e ho incontrato Massimo»

L'attore campano, ospite ieri sera al Kinemax, si racconta: «Mi trasferii da ragazzo in periferia, stava succedendo una cosa meravigliosa».
Lello Arena, all'anagrafe Raffaele Arena, è stato uno dei grandi ospiti del 42esimo Premio Amidei, accolto ieri sera a Gorizia. Lo sceneggiatore e attore, iconica spalla di Massimo Troisi, ha raccontato il suo cinema e soprattutto il rapporto con l'istrionico interprete napoletano come lui. Lo abbiamo incontrato presso il caffè antistante il Kinemax, per un’intervista fuori programma alla quale l’artista si è gentilmente prestato.
Da Napoli a San Giorgio a Cremano. È lì che ha incontrato Massimo, formando prima il gruppo “Rh-negativo” e poi il trio “La smorfia”. Cosa ricorda, di quei primi anni?
Eh, tutte le maledizioni che mandavo ai miei genitori. Solo quello, ricordo. Perché spostarsi da una città come Napoli verso un piccolo paesino della periferia come San Giorgio, ovviamente, era frutto di grandi maledizioni. Ma quando i genitori fanno delle scelte così drastiche, i figli non dovrebbero maledire. Piuttosto capire che forse sta succedendo una cosa meravigliosa. E infatti, se non mi fossi spostato su San Giorgio non avrei mai incontrato Massimo, non sarebbe successo niente e non avrei cominciato.
Nel 1981 interpreta Raffaele nel film “Ricomincio da tre”. Com’è stata, l’ebbrezza di calcare le scene nel primo film di Massimo Troisi?
Lì era tutto nuovo per tutti, nel senso che era il primo film che faceva Massimo, il primo film nostro, per cui era molto divertente proprio quest’idea che nessuno di noi sapeva che cosa bisognava fare. Però era molto divertente anche imparare, andare alla ricerca delle cose che magari non sapevamo fare, sopperire con la mancanza di informazioni con l’entusiasmo, con la passione, con l’attenzione. E a giudicare da come è andata, abbiamo fatto bene.
Nel 1988 approda alla regia con “Chiari di luna”. Come riuscì a portare a termine l’impresa?
Era facile, perché avevo un buon contratto con Mediaset, avevo i soldi per farlo, avevo la distribuzione. Raramente ho avuto una condizione così favorevole, perché non solo sapevo di avere il denaro, ma anche di poterlo fare in completa autonomia, e di sapere anche che sarebbe stato distribuito. Dei miei film, è attualmente il film che in assoluto viene programmato più volte in televisione. Quindi quello che in assoluto gira di più, quello che si vede più volte.
Lei si è calato anche nel personaggio di Felice Sciosciammocca di Eduardo Scarpetta. Com’è stato, recitare nell’adattamento di “Miseria e nobiltà”?
Il 17 di agosto, se vuoi anticipare la notizia, passa in televisione. Quindi dalla teoria alla pratica. Per un comico, fare Felice Sciosciammocca è un regalo, un sogno che si realizza, perché è stato interpretato dai più grandi. Io avevo già interpretato Pasquale, e già mi ero divertito moltissimo. Però Felice ha i suoi vantaggi, ha delle scene meravigliose, è già molto divertente di suo. Abbiamo cercato di fare un lavoro di riadattamento insieme a Luciano Melchionna. A giudicare dagli esiti trionfali, spero che anche in televisione poi il pubblico possa apprezzare il lavoro fatto.
Allo stadio San Paolo, per una partita di beneficenza, ha giocato al fianco di Mennea e di Maradona. Cosa ricorda del velocista e del Pibe de Oro?
Maradona ha fatto con noi un gioco prima che cominciasse la partita e ci ha messo tutti sotto la porta in una sola area. C’era una macchina sparapalloni e lui in due tocchi di palla riusciva a segnare, malgrado fossimo quaranta di noi in una sola area, a proteggere la porta. Quindi era impossibile contrastarlo. Di Mennea ricordo solo un aneddoto. Io ero in difesa, giocavo come terzino, e l’unica cosa che facevo buttavo giù la gente che arrivava, pigliavo la palla e la passavo in avanti. Vicino a me c’era proprio Mennea, gli ho passato la palla e lui si è visto un po’ accerchiato da giocatori avversari, e allora è partito e mi ha detto «Seguimi!». Figurati se io ero in condizione di seguire Mennea, mi sono avvilito e basta.
Com’era Massimo? Che persona era, come amico e come uomo?
Una parola che forse va bene per tutte e due: insostituibile.
Ha altri progetti in cantiere?
Speriamo!
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