Gorizia, arrestato dai titini e mai tornato: medaglia d'oro a Giorgia Rossaro

Gorizia, arrestato dai titini e mai tornato: medaglia d'oro a Giorgia Rossaro

la cerimonia

Gorizia, arrestato dai titini e mai tornato: medaglia d'oro a Giorgia Rossaro

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 11 Feb 2023
Copertina per Gorizia, arrestato dai titini e mai tornato: medaglia d'oro a Giorgia Rossaro

La medaglia d'oro al merito per l'anziana, cento anni a settembre: «I titini hanno portato via mio padre».

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10 febbraio: Giorno del ricordo. Molte cerimonie ufficiali, ricordi pubblici alla presenza di alte cariche istituzionali, addirittura l’annuncio della menzione di questa triste ricorrenza dal palco di Sanremo. Ma per Gorizia il 10 febbraio è soprattutto la giornata dei ricordi intimi, diffusi in pressochè tutte le famiglie. Alcuni hanno sentito parlare di nonni o parenti lontani che sono stati arrestati e di cui poi si sono perse le tracce. Altri, in pochi ormai, hanno l’età per conservare e raccontare frammenti di memoria vissuta, come accade alla signora Giorgia Rossaro Luzzatto Guerrini che il prossimo 5 settembre spegnerà cento candeline.

«Erano le sette di mattina del 4 maggio 1945 – racconta seduta davanti al caminetto - avevo appena preparato il tè a mio padre che stava per andare al lavoro. A un certo punto è arrivato un soldatino - dice con voce quasi affettuosa nel ricordo: parlava sloveno, lingua che io conoscevo poco, e quando hanno trascinato via mio padre mi ha chiesto se mi fossi spaventata, era preoccupato per me. Lo hanno prelevato portato in carcere qui a Gorizia, dopo qualche giorno lo hanno trasferito a Lubiana e noi non abbiamo più avuto sue notizie. Io sono andata a Udine in bicicletta per denunciarne l’arresto, ma mi rimprovero di non aver fatto di più».

Ed è così che la voce si incrina. Il racconto di questa storia privata, di attaccamento al lavoro da parte di una persona disponibile, che curava indistintamente chi apparteneva a una parte o all’altra, varca i confini cittadini e raggiunge il presidente nazionale della Cri che decide di onorare la memoria di Giorgio Rossaro consegnando alla figlia la Medaglia d'oro al merito. Si è così svolta una piccola ma affollata cerimonia nell’appartamento di Giorgia, presenti l’assessore comunale Silvana Romano, la presidente regionale della Cri Milena Maria Cisilino, la presidente territoriale Ariella Testa e l’ispettore nazionale del corpo militare volontario maggiore generale Gabriele Lupini.

In collegamento on line, c'era il presidente nazionale della Croce rossa italiana Rosario Valastro. Circondata da amiche e familiari, alla signora Giorgia è stata quindi consegnata la medaglia d’oro intitolata al tenente medico Rossaro che, nato in Trentino nel 1897, era giunto a Gorizia nel 1929 dopo essersi laureato a Graz e aver sposato la crocerossina conosciuta durante la guerra in Montenegro. Dopo un primo mandato a Brescello, Rossaro aveva vinto il concorso per ufficiale sanitario nel capoluogo isontino e si era successivamente arruolato nel corpo militare mettendosi al servizio della Croce rossa.

Si è così chiuso il cerchio con quella vocazione di solidarietà che lo aveva portato, durante la seconda guerra, a creare dei posti di medicazione nei rifugi antiaerei della città. Una persona che ha svolto il proprio dovere fino a quando i titini lo hanno strappato alla famiglia, con indosso da pochi attimi l’emblema della Croce rossa che l’ha quindi accompagnato nei suoi ultimi momenti: è per questo, ha dichiarato il presidente nazionale Valastro – che Giorgio Rossaro è una figura che andrebbe sponsorizzata fra i più giovani, come emblema dell’impegno nella cura e nell’attenzione alle persone più vulnerabili».

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