Gorizia, l'arcidiocesi presenta il programma Go! 2025. Redaelli: «I confini chiusi non sono un bel messaggio»

Gorizia, l'arcidiocesi presenta il programma Go! 2025. Redaelli: «I confini chiusi non sono un bel messaggio»

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Gorizia, l'arcidiocesi presenta il programma Go! 2025. Redaelli: «I confini chiusi non sono un bel messaggio»

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 26 Feb 2025
Copertina per Gorizia, l'arcidiocesi presenta il programma Go! 2025. Redaelli: «I confini chiusi non sono un bel messaggio»

Tra i relatori anche il direttore di Avvenire, Marco Girardo. «La città mostri la cultura attraverso l'accoglienza».

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«La Chiesa a Gorizia e nel nostro territorio ha avuto nella storia, e continua ad avere, un ruolo fondamentale. Lo abbiamo visto con la presenza dei campanari alla cerimonia di apertura, l’8 febbraio, ma anche con le numerose iniziative che da oggi in poi prenderanno avvio in seno alla diocesi». Patrizia Artico, assessore a Go! 2025 del Comune di Gorizia, ha esordito con entusiasmo alla presentazione delle iniziative dell’arcidiocesi di Gorizia, lanciate in una gremita Sala del Settecento stasera, 26 febbraio, nel capoluogo isontino.

Una presentazione durante la quale l’arcivescovo metropolita, monsignor Redaelli, accanto al direttore di Voce Isontina e dell'Ufficio Comunicazioni Sociali, Mauro Ungaro, e del direttore di Avvenire, Marco Girardo, ha ricordato la necessità di lanciare le iniziative, pensate per «puntare su lati della cultura che sono stati un po’ più dimenticati nel progetto iniziale di Go! 2025. Cultura ed elementi religiosi non sono paralleli bensì intrecciati. Aquileia dice quanto le radici cristiane siano state determinanti per seminare quei valori umani fondamentali per tenere assieme i popoli di questo territorio», così Redaelli.

È stato lo stesso arcivescovo a sottolineare con forza di fronte alle autorità militari: «Non sono affatto contento che in quest’anno, 2025, il confine sia stato ripristinato anche se in modo soft. Non è un bel messaggio». Monsignor Redaelli si è lanciato anche contro la recente proposta di modifica della legge 185/90 sul commercio delle armi.

Tornando alla presentazione degli eventi, introdotta dal responsabile diocesano don Santi Grasso e da Valentina Roldo, dell’équipe diocesana, lo stesso arcivescovo ha ricordato che «per ridare slancio ai valori europei non basta qualche riflessione e qualche suggestione. Soprattutto oggi dove – parole profetiche di papa Francesco, che sembravano strane solo qualche anno fa – non siamo in un’epoca di cambiamento, ma forse solo all’inizio di un cambio d’epoca globale. Bisognerebbe proprio qui, grazie alla realtà privilegiata in cui siamo e ci troviamo e che costituisce – permette il termine religioso – l’ineludibile vocazione di Gorizia, riprendere e approfondire alcune questioni»: capire il passato, quel «suicidio dell’Europa» del Novecento e la necessità attuale e futura di non guardare a un mondo con più armi.

La collana editoriale Nel corso della serata sono stati presentati i primi tre volumi di una collana editoriale pensata per approfondire alcune tematiche legate alla storia passata e al presente dell’Arcidiocesi nel contesto offerto proprio dall’evento Go! 2025: agili pubblicazioni che verranno messe anche a disposizione di quanti, in questo 2025, visiteranno la città e il suo territorio, per aiutarli a comprendere come sia stato per Gorizia e Nova Gorica vivere insieme questa esperienza, superando le divisioni del passato.

“Gorizia città della pace” è il titolo del volume che raccoglie le omelie pronunciate dall’arcivescovo Carlo dal 2013 al 2024 in cattedrale in occasione della solennità dei Santi Ilario e Taziano; “La Chiesa di Gorizia nel Novecento” è il tema del testo curato dallo storico Ivan Portelli mentre la sociologa Gabriella Burba propone nella sua pubblicazione un’analisi de “Il paradosso del confine: fra separazione e incontro”.

Nel corso della serata don Santi Grasso ha presentato anche il suo nuovo volume che indaga il confine nella Sacra Scrittura.

Le proposte tra fede e cultura 

Il 2025 vedrà, da parte delle diocesi di Gorizia e di Koper/Capodistria, la proposta di alcune iniziative tipicamente religiose, che bene si inseriscono nell’anno del Giubileo, come momenti di preghiera e di adorazione nelle diverse chiese o la valorizzazione della proposta di San Francesco, in vista dei 900 anni dalla sua morte che si celebreranno nel 2026.

La Via Crucis del Venerdì Santo, che solitamente iniziava in piazza Vittoria e si concludeva in Borgo Castello, quest’anno partirà in Italia, dalla chiesa di Ss. Maria Regina e si concluderà in Slovenia, sulla Kostanjevica. Verrà organizzata in collaborazione con l’OFS (Ordine Francescano Secolare) di Gorizia e Nova Gorica, che solitamente curavano una meditazione transfrontaliera.

Accanto a questi appuntamenti non mancheranno delle mostre, volte a sottolineare le radici che affondano nella realtà di Aquileia: la mostra del Tesoro del Duomo e quella, di prossima apertura, sul Tesoro di Aquileia, organizzata in collaborazione con il Comune.

Fra le iniziative presentate, il ciclo di conferenze su Europa e Cultura che verrà inaugurata il 20 marzo quando, alle ore 18presso il Kulturni Center “Lojze Bratuž”, il cardinal José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero Vaticano della Cultura, terrà un incontro sul tema “Teoria della frontiera”. Il titolo è tratto da un’opera di poesie del cardinale che, assieme a Strada bianca, è raccolta nel libro “Estranei alla terra”. Prima della conferenza pubblica, il cardinale incontrerà alcuni ragazzi delle scuole superiori per una condivisione a partire dalle domande preparate preventivamente dai ragazzi. La sua presenza a Gorizia sarà anche occasione per concludere i festeggiamenti dei patroni della città, i Santi Ilario e Taziano, che verranno celebrati sabato 15 marzo.

I cammini e l’accoglienza «Un’attenzione particolare è data dai cammini che possono far conoscere da vicino il nostro territorio e il suo significato religioso e umano», ha spiegato l’arcivescovo. «Ecco, pertanto, il cammino transfrontaliero da Aquileia a Sveta Gora/Monte Santo e il percorso tra i luoghi della carità».

Importante all’interno di Go!2025, ma anche nell’anno giubilare, l’accoglienza di visitatori e pellegrini. A tal proposito diverse realtà diocesane, in particolare l’ex casa sacerdotale, per la cui ristrutturazione è stato decisivo un contributo regionale, e in quelle di diverse parrocchie sono stati allestiti spazi dedicati all’accoglienza, in particolare di giovani e di ragazzi che, con l’occasione della Capitale europea della Cultura, avranno l’opportunità di scoprire Gorizia e Nova Gorica e il territorio in cui queste nostre due città sono inserite.

Il logo

Nel corso della serata è stato anche presentato il nuovo logo legato alle iniziative proposte dall’Arcidiocesi nell’ambito di Go!2025. Il progetto è stato realizzato da Serena Cavalli, studentessa del Liceo artistico “Max Fabiani” di Gorizia. «Il logo che propongo per la Diocesi ha l'obiettivo di rappresentare visivamente l'identità e i valori cristiani», ha illustrato la creatrice. «La progettazione deve essere semplice ma ricca di significato, facilmente riconoscibile e capace di trasmettere il messaggio di fede e accoglienza che una chiesa offre alla comunità. Per farlo, ho scelto elementi tradizionali facilmente associabili alla religione cristiana e alla chiesa locale, valorizzando la figura del buon pastore tratta dal mosaico della basilica di Aquileia. Inoltre, il logo rappresenta la cattedrale di Gorizia e quella di Nova Gorica, nonché il ponte di Salcano, simbolo di unione tra i popoli. Ho voluto rappresentare questi elementi in modo semplice e stilizzato per creare un logo facilmente riproducibile su vari supporti. Per il design, ho scelto una combinazione di colori che richiama la spiritualità e la tranquillità, come il bianco (simbolo di purezza) e il verde (simbolo di speranza), che richiama anche le acque del fiume Isonzo, oltre a essere il colore simbolo di GO!2025», così Cavalli.

Il commento del direttore Girardo

«Se ci guardiamo intorno, a quello che succede in Europa e nel mondo, fra polarizzazioni crescenti, conflitti che si saldano, sperequazioni che aumentano, il valore simbolico dell’evento Go!2025 risulta ancora più evidente. Perché è il culmine di un percorso che parte da lontano. La pace – tema cruciale, oggi – è un processo. Ha bisogno di tempo e di pazienza. Per questo la ricerca della pace necessita che prima sia curata la memoria ferita. Il primo passo per curare la memoria è proprio conoscere la storia. Anche quella della Chiesa a Gorizia», ha così ribadito Marco Girardo, direttore di Avvenire.

«Mentre i confini aperti permettono lo sconfinamento e l’incontro di popoli e culture, i muri rappresentano l’ideologia dell’esclusione e del conflitto e non di rado mettono a repentaglio le vite di chi tenta di superarli. “Sconfinare” è il verbo che meglio può tradurre questo il suo breve viaggio evocativo sul significato ambivalente e paradossale dei confini e dello stesso statuto dell’umano: implica infatti contemporaneamente l’esistenza di confini e la possibilità/necessità del loro superamento», ha ribadito Girardo.

Citando la teologia africana, Girardo ha concluso come «La costruzione della pace passa attraverso il concetto di ospitalità: né insieme né separati, oltre il confine che ci divide, o meglio: attraversando quel confine poroso che ci permette di essere distinti ma uniti, accoglienti l’uno dell’altro. L’augurio per GO 2025! è che sappia essere soprattutto con le tante manifestazioni, le feste, le iniziative straordinarie, la capitale europea dell’ospitalità: per i suoi cittadini, per i tanti di turisti che arriveranno, per i migranti che di qui passeranno. Anche questo è costruire pace».  

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