G di Giuseppe II
Giuseppe II e quello scontro con l'Arcivescovo di Gorizia che infiammò il Sacro Romano Impero
L'imperatore fu ospite a Gorizia per tre volte, diventando protagonista di un aspro scontro con la Curia locale nel Settecento.
Giuseppe II d'Asburgo-Lorena, coreggente alla morte del padre Francesco Stefano di Lorena e poi successore di sua madre Maria Teresa, venne a Gorizia due volte mentre regnava ancora l’augusta madre, cioè il 26 luglio 1769 e nel 1775. Lo fece una terza volta, dopo aver assunto il governo degli stati ereditari il 10 marzo 1782, fermandosi nella provincia per quattro giorni e visitando anche la città fortificata di Gradisca.
Come raccontano le cronache delle Orsoline di Gorizia:
“Li 11 marzo 1782. Alle 11 di notte giunse in Gorizia Sua Maestà l’imperatore Giuseppe II il qualle era di ritorno dal viaggio fatto in Italia, essendo stato a Roma, Napoli, Milano etc. e si partì di qui li 12 di detto mese alle ore 8 la mattina. Nel tempo che si trattene in Città, visitò diversi luoghi pubblici, come Ospitali, Seminarij, il Castello, Casarme, ed il Monistero di S. Chiara vuoto. Alli 13 venne sul mezzo giorno nel nostro, e visitò le Scuole esteriori nelle qualli à tal effetto si fecero fermare le Scuolare ed avendolo ricevuto le Religiose alla Porta, nel ritorno delle Scuole diverse lo accompagnarono sino alla porta dall’Orto ove lo guardò colla Camera Comune, e poi ritorno fuori per lo stesso Coridore ricusando d’andar altrove. Incaminando dimando alla Superiora se avesse molte Religiose, la quale rispose che ne errano molte, ma buona parte vecchie ed impotenti, ed esservi penuria di Maestre Tedesche, Egli dimandò se errano Candidate, a ciò rispose di non poterne essere stante la proibizione che si aveva di vestire, egli replicò che quando ne trovasse di abiti per le Scuole potesse sicuramente vestire, ed essa replicò purche potessimo essere sicure di perseverare nel nostro istituto, a cui rispose, che non avevano che temere, ed avendo la Superiora soggionto se in questo Monistero fossimo sicure di restare, egli ci assicurò di sì. E in proposito di Candidate, disse che scrivessimo alle nostre Consorelle degl’altri Monisteri acciò ci trovassero soggietti idonei. E tutto ciò ci aporto gran consolazione.
Entrando in Monistero Sua Maestà aveva secco un Generale, un Colonello Il Capitano Barone Brigido, e il Pro Direttore dalle Scuole Normali, ed qualche altro qui dal Paese, che li facevano Corte. Era vistito come un semplice Cavaliere, con abito di Pano fino, Turchino scuro. In tempo che si fermò a Gorizia à diverse Persone non fece acoglienza, fra gl’altri ancora al nostro Arcivescovo Edling, il qualle accolse con fredeza, e licenziò con poco buon garbo, restando quegli non poco mortificato, e afflito”.
“[...] Li 13 marzo dallo stesso 1782 partì da Gorizia l’Arcivescovo conte d’Edling, che dal Imperatore fu chiamato a Viena, senza lasciarlo aspettare l’iminente venuta dal Sommo Pontefice in questa città”.
I rapporti tra l’Imperatore e l’Arcivescovo conte Rodolfo Giuseppe d’Edling si erano logorati definitivamente già da tempo, proprio a causa dei continui rifiuti ad accettare le ingerenze imperiali da parte del prelato per quello che concerneva gli affari ecclesiastici. L’arcivescovo Edling ricevette molti e severi moniti, ad esempio non poté incontrare a Gorizia Papa Pio VI in viaggio verso Vienna che venne accolto dai Canonici e fu ospitato a palazzo Lantieri. In breve tempo fu costretto alle dimissioni, il 4 agosto 1784 rinunciò all’arcidiocesi che venne soppressa nel 1788 con la nascita della nuova diocesi di Gradisca.
Concludono le Orsoline affermando:
“Seguì poi, che nel ventuno mese di giugno 784 come si disse, dovette partir, e andar a Roma, per abbandonar, e rinunziar all’Arcivescovado. Il Somo Pontefice l’accolse con singolar amorevoleza, e doppo un’anno di sua dimora ivi, Per un nuovo ordine Imperiale, partir dovette da Roma, e andare in una Città Austriaca lontano da qui; finalmente determinato che fu che andasse, a Lodi come in Esilio. E doppo tutto ciò la Città di Gorizia restò senza Arcivescovo, e tutto rimase sospeso, e confuso”.
Nella foto: ritratto di Giuseppe II d'Asburgo di Joseph Hickel
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