LA VISITA
Giornalisti goriziani da Papa Francesco per il Giubileo: «La vostra è una vocazione»

Incontro in mattinata in Aula Paolo VI in Vaticano con il pontefice. «Comunicare è uscire da se stessi per darsi agli altri».
C’era anche un pezzo di Gorizia, de Il Goriziano, del territorio, di chi lo racconta quotidianamente al Giubileo della Comunicazione a Roma, organizzato in occasione delle celebrazioni per il Giubileo Ordinario 2025. Tre giorni dedicati ai comunicatori, ai giornalisti, a chi si occupa di informazione.
Tra i convegni e le conferenze anche l’incontro di stamattina, sabato 25 gennaio, con il Santo Padre Francesco: tra i presenti, oltre allo scrivente direttore responsabile de Il Goriziano, anche il direttore responsabile del settimanale diocesano di Gorizia e presidente della Fisc, Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Mauro Ungaro, e una rappresentanza delle due redazioni, i giornalisti e amministrativi Salvatore Ferrara, tra l’altro presidente Ucsi Fvg, Selina Trevisan e Alessandra Barazza.
Numerosi i colleghi - del Friuli Venezia Giulia da citare il vicedirettore del settimanale diocesano di Udine, Giovanni Lesa, e il direttore del quotidiano Avvenire, Marco Girardo, nativo di Vermegliano - in una Sala Nervi abbastanza affollata. Tra gli interventi quelli di Maria Ressa, giornalista e premio Nobel per la pace, e dello scrittore Colum McCann.
Nel suo saluto, dopo il concerto diretto dal maestro Uto Ughi, il Papa ha ricordato, nel suo discorso a braccio, come «Comunicare è uscire un po’ da sé stessi per dare del mio all’altro. E la comunicazione non solo è l’uscita, ma anche l’incontro con l’altro. Saper comunicare è una grande saggezza, una grande saggezza».
Papa Francesco ha ribadito: «Quella del giornalista è più che una professione. È una vocazione e una missione. Voi comunicatori avete un ruolo fondamentale per la società oggi, nel raccontare i fatti e nel modo in cui li raccontate. Lo sappiamo: il linguaggio, l’atteggiamento, i toni, possono essere determinanti e fare la differenza tra una comunicazione che riaccende la speranza, crea ponti, apre porte, e una comunicazione che invece accresce le divisioni, le polarizzazioni, le semplificazioni della realtà».
Secondo il pontefice «abbiamo bisogno di un’alfabetizzazione mediatica, per educarci ed educare al pensiero critico, alla pazienza del discernimento necessario alla conoscenza; e per promuovere la crescita personale e la partecipazione attiva di ognuno al futuro delle proprie comunità. Abbiamo bisogno di imprenditori coraggiosi, di ingegneri informatici coraggiosi, perché non sia corrotta la bellezza della comunicazione. I grandi cambiamenti non possono essere il risultato di una moltitudine di menti addormentate, ma prendono inizio piuttosto dalla comunione dei cuori illuminati».
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