Giornalisti senza redazioni, il futuro dei freelance raccontato a Staranzano

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Giornalisti senza redazioni, il futuro dei freelance raccontato a Staranzano

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 28 Mag 2023
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Tre giornaliste freelance ospiti martedì in Sala Delbianco, per raccontare come si è evoluta la professione e le sue difficoltà più grandi.

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Dopo i primi assaggi del prefestival che si sono potuti apprezzare tra Ronchi dei Legionari, Gradisca e San Pier d'Isonzo, martedì 30 maggio alle 21 sarà la volta della conferenza "Giornalismo indipendente: essere imprenditori di sé stessi". L'incontro si svolgerà nella Sala Delbianco di Staranzano. Interverranno le giornaliste Cristiana Bedei, Vanessa Ciccarelli e Sara Manisera. Ad introdurre e moderare questo spazio di dialogo sarà il nostro direttore Timothy Dissegna.

Si parlerà della professione giornalistica, dei suoi punti di forza e di debolezza, della situazione che molti giornalisti vivono fuori dalle redazioni, di una nuova imprenditorialità che parte dalle proprie forze, di qualità, di compensi e di nuove forme da sperimentare, per reinventarsi e mettersi sempre in gioco. Abbiamo voluto ascoltare in anteprima le ospiti della serata che ci hanno raccontato il loro pensiero e anticipato in parte di cosa discuteranno.

"Sono sempre molto felice di partecipare a eventi come questo, che purtroppo sono ancora rari - spiega Cristiana Bedei - in un mondo in cui il giornalismo freelance sta diventando sempre più diffuso, è fondamentale confrontarsi, condividere esperienze e sostenersi a vicenda tra colleghi e colleghe. E ricordarsi che non siamo concorrenti, ma piuttosto possibili alleati. Insieme, possiamo imparare nuove strategie, evitare errori comuni e scoprire opportunità che potremmo non aver considerato".

Bedei parla anche della sfida rappresentata dalla negoziazione di tariffe più competitive. "È davvero importante coltivare una cultura più collaborativa - continua Cristiana - come è davvero importante sfatare lo stereotipo diffuso, soprattutto nel nostro Paese, che presenta questa scelta professionale come un fallimento, un ripiego per non aver ottenuto un posto fisso in redazione. Questa idea è spesso perpetuata dalla concezione che il lavoro da freelance consista esclusivamente nell’inviare proposte alle redazioni nella speranza di ottenere commissioni per gli articoli".

"Questo può sicuramente far parte delle attività che svolgiamo, specialmente agli inizi, ma è riduttivo rispetto alle possibilità che abbiamo con le nostre abilità di professionisti e professioniste dell’informazione". Per Sara Manisera, quando oggi si discute di giornalismo freelance bisognerebbe parlare non solo di imprenditorialità ma anche e soprattutto di diritti, di giusta retribuzione e di collaborazione. Questi sono elementi centrali che saranno riportati al centro del dibattito pubblico di martedì sera a Staranzano.

"Come cofondatrice di Fada, il collettivo di freelance - spiega Manisera - l'idea alla base è proprio quella di superare logiche competitive e individualistiche che inevitabilmente schiacciano al ribasso la qualità e il compenso per ragionare in un'ottica di collaborazione e di unione. Solo così, solo unendosi, mettendosi insieme si possono difendere i diritti e le giuste retribuzioni". Per la giornalista, questo è un percorso che serve, a superare pure la logica dei "grandi nomi", dei "protagonismi" e dei "personaggi" del mondo giornalistico.

"Non abbiamo bisogno di grandi nomi, ma di giornalisti e giornaliste che servono l'interesse pubblico, che difendono i diritti degli altri e anche i propri" così Manisera. “Ci stanno due categorie: ci stanno i giornalisti giornalisti e i giornalisti impiegati. Tu che giornalista vuoi essere?”. Lo chiedeva, nel film "Fortapasc" di Marco Risi, il capocronista Sasà al giovane Giancarlo Siani, che non aveva dubbi su che tipo di giornalista voleva essere, e lo ha pagato in prima persona. Questa è la considerazione di Vanessa Ciccarelli, anche lei ospite della serata.

"Quando nasci giornalista non hai scampo - spiega Ciccarelli - essere giornalisti è una caratteristica, una vocazione, è difficile che lo si possa diventare strada facendo. Il giornalista ha due occhi che sono manuali per guardare le cose, assorbirle e raccontarle, ma anche l’approccio è diverso, il giornalista è una persona curiosa, appassionata, che vuole vedere, perché questo è il nostro ruolo nella società: noi abbiamo una grande responsabilità che è quella di raccontare, garantire una informazione corretta, perché senza informazione noi non sapremmo nulla di quello che accade nel mondo o già a pochi chilometri da casa".

E ancora la giornalista partenopea: "Io ad esempio vengo da un paese della provincia a nord di Napoli, una realtà molto complicata, che di racconti straborda, e quando sono andata via, non c’era veramente nessuna speranza, solo imparare un mestiere, il mestiere, e fare le valigie per andare a cercare fortuna, presentarsi al mondo. Non ho fatto nessuna scuola costosa di giornalismo, non vengo da nessuna élite, non sono figlia di giornalisti, non sono nipote di giornalisti, ho imparato sul campo, dalla strada, ecco, il giornalismo di strada è una formazione che dovremmo fare tutti".

Quello che Ciccarelli in sostanza rivolge, è un appello a conquistare la propria autorevolezza senza cadere nella denigrazione tra colleghi, lavorando in libertà.

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