Barbara Serra al festival di Ronchi: «Berlusconi? Difficile capire all'estero»

Barbara Serra al festival di Ronchi: «Berlusconi? Difficile capire all'estero»

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Barbara Serra al festival di Ronchi: «Berlusconi? Difficile capire all'estero»

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 14 Giu 2023
Copertina per Barbara Serra al festival di Ronchi: «Berlusconi? Difficile capire all'estero»

L'ex conduttrice di Al Jazeera English presenterà il suo documentario venerdì alle 18.15, il racconto del fascismo attraverso la sua famiglia.

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“Nessun Paese racconta le sue vicende interne come riporta quelle estere”. È stata per lungo tempo una dei volti più noti di Al Jazeera English, raccontando da lì anche l’Italia dopo aver lavorato per la Bbc e Sky News. Venerdì pomeriggio, Barbara Serra sarà ospite del Festival del Giornalismo di Ronchi dei Legionari, dove presenterà il suo documentario Fascism in the Family, prodotto dal network qatariota con Xray Spex. Alle 18.15, nell’Auditorium comunale “Casa della cultura”, la giornalista sarà con il regista Paul Sapin.

A dialogare con loro sarà Silvia De Michielis, responsabile dell’ufficio stampa del Cro di Aviano, in un percorso che racconta le radici del fascismo in Italia lette a partire dalla famiglia. Proprio il nonno di Serra, infatti, è stato un importante esponente del Partito fascista in Sardegna e da ciò è partita la giornalista per raccontare una vicenda personale ma anche nazionale. “Dal 2016 in poi non mondo anglofono è tornata a circolare la parola ‘fascismo’ - ci racconta - ma mentre noi la ancoriamo al Ventennio, per altri è un concetto più vago”.

I giorni che anticipano la sua presenza sono dominati dalle prime pagine dedicate a Silvio Berlusconi, simbolo a sua volta di come la Penisola è stata raccontata per quasi 20 anni all’estero. “La cosa che ha sempre colpito da fuori Italia - racconta l’ex conduttrice del telegiornale in lingue inglese - è stato il suo conflitto d’interessi. Non sorprende la difficoltà per chi vede da fuori nel capire cos’è stato per gli italiani, così come per la morte della regina Elisabetta. Sicuramente in Italia si vede quello che si è sempre visto”.

La notizia nella notizia in questo senso è certamente la fine di un’epoca, con la data della morte dell’ex premier che fa da spartiacque. Almeno nella Penisola. “Non è stato visto così all’estero, dove c’è stata spesso una visione negativa di Berlusconi con il Bunga bunga. E poi c’era la sua influenza spropositata sui vari canali”. Dopo di lui, però, il mondo anglosassone ha conosciuto altri due populisti per certi versi simili all’ex cavaliere: Donald Trump e Boris Johnson. Il primo torna alla ribalta ora per le vicende giudiziarie, il secondo si è dimesso da deputato.

“Ora si vedono delle dinamiche analoghe - rimarca Serra - ma non necessariamente Berlusconi assomiglia in molte cose. Come personalità è simile a Johnson, per il desiderio di essere amato ed essere amico con tutti. Tutti e tre hanno fatto il gioco di dire che la stampa e i giudici erano contro di loro, di essere avversi all’establishment. Sulla comunicazione, per quanto l’ex premier inglese lavorasse per il Telegraph e Trump abbia usato i media, non è come averli tuoi”. Mentre poi l’Italia dice addio all’ex premier, oggi c’è Meloni al governo.

“Il mondo ha guardato alla sua elezione ma tutto ciò è avvenuto dopo Capitol Hill”, ossia l’assalto dei sostenitori pro-Trump contrari all’esito del voto presidenziale. Dall’altra parte, “non direi mai che l’Inghilterra è sullo stesso livello, anche se comunque sta andando a destra. Usa e Regno Unito non hanno avuto una dittatura nella loro storia recente, non hanno la conoscenza di cos’è stata. In Italia invece il fascismo è finito meno di 100 anni fa. La particolarità del partito di Meloni, invece, è che radici nel Msi e neofascismo”.

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