la storia
La gioia di Maria Chiara, nuova laurea per la studentessa con sindrome Down di Gorizia
La giovane ha incoronato ieri il suo impegno, elogiata anche dal professore Marco Fucecchi: «Ha fatto diventare realtà i sogni».
Tre anni fa, in piena pandemia, aveva già ottenuto a pieni voti la laurea triennale in Lettere all’università di Udine. “Fatto trenta, facciamo trentuno”, ed ecco arrivare intorno alle 9 di ieri mattina, nel Palazzo Antonini di Udine, anche la laurea specialistica in Italianistica. A conseguire il titolo, sempre con 110 e lode, è stata la brillante Maria Chiara Coco di Gorizia. Una storia non comune, la sua, tanto da averla portata agli onori della cronaca più volte in passato, non solo in occasione della prima laurea. Maria Chiara, infatti, nasce il 24 gennaio 1993 con la sindrome di Down.
Nonostante la plumbea atmosfera autunnale, l’aria che si respirava ieri in aula Gusmani – facile immaginarlo – era densa di emozioni. Si poteva percepire la tensione della laurenda, tutta concentrata nello sviluppo delle risposte da dare attraverso il laptop alle domande della commissione; l’orgoglio della madre, Renza, indispensabile colonna portante in tutto il suo percorso di formazione, dalla scuola primaria all’università; l’ammirazione dei presenti – parenti e amici ormai non più increduli – nel momento in cui i pensieri di Maria Chiara prendevano forma sullo schermo in maniera precisa e ben articolata.
Dietro a questo risultato, va detto, ci sono tanti anni di fatiche e lotte contro i pregiudizi sia da parte delle persone comuni, sia da parte del sistema. Una battaglia portata avanti, grazie soprattutto al sostegno ininterrotto della famiglia e dell’associazione goriziana Diritto di parola, con l’obiettivo di dimostrare che può esistere un modo per esprimere in forma compiuta i propri pensieri e perseguire, così, le proprie aspirazioni, i propri sogni. Un modo che può avvalersi di una tecnica, definita “comunicazione facilitata”, che continua a dimostrare con i fatti la propria validità.
Per Marco Fucecchi – professore associato di Lingua e letteratura latina all’università di Udine – la tesi discussa oggi, intitolata “Piramo e Tisbe da Roma a Stratford: dal mito al Sogno” e di cui è stato uno dei due relatori, è “un lavoro molto apprezzato perché mi ha costretto a imparare molte cose”. A colpire in particolare Fucecchi è stata la “presentazione delle due modalità con cui Shakespeare riprende questo mito: sia comica che tragica”. Certo, senza tralasciare “la capacità della laureanda di far diventare realtà i sogni”. Un sogno che il docente aveva già visto in parte realizzarsi già tre anni prima, essendo stato relatore anche della sua prima tesi.
Più incredulo l’altro relatore: Marco Fernandelli, professore ordinario di Lettere antiche e moderne dell’Università di Trieste (si tratta infatti di un corso interateneo). “In tutti i miei anni di carriera accademica non mi era ancora capitato di vedere laurearsi uno studente con la sindrome di Down”. Maria Chiara, però, non è la prima a laurearsi nonostante la trisomia 21. Ma certamente può vantare un curriculum straordinario, con almeno due pubblicazioni di poesie – “La camera dei segreti” e “La chiave nascosta” – e oltre 70 riconoscimenti, tra premi e segnalazioni in molti concorsi letterari nazionali e internazionali.
Tra questi, il premio letterario nazionale “Valeria” di Cittaducale (Rieti), il concorso internazionale “Castello di Duino”, il premio internazionale “Centro Giovani e Poesia” di Triuggio (Milano), il premio internazionale di poesia “Coluccio Salutati” di Borgo a Buggiano (Potenza), il premio nazionale “Histonium” di Vasto (Svizzera), concorso nazionale “Momenti di poesia” di Roma e il premio internazionale “Mario Luzi”.
Adesso può permettersi un po’ di meritato riposo, prima di riprendere la scalata verso il suo prossimo obiettivo. Quando le si chiede che cosa vuole fare, Maria Chiara comincia sempre a volare in un vortice inarrestabile di idee e pensieri. Ha tutto un mondo di limiti, supposti e spesso imposti dalla società, ancora da esplorare. Ma oggi, anche grazie alla sua seconda corona d’alloro, ha il diritto di sentirsi più sicura delle proprie potenzialità.
Foto di Roberto Coco
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