Gianni Amelio conquista l'Amidei e svela: «Sto per girare un film a Gorizia»

Gianni Amelio conquista l'Amidei e svela: «Sto per girare un film a Gorizia»

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Gianni Amelio conquista l'Amidei e svela: «Sto per girare un film a Gorizia»

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 26 Lug 2023
Copertina per Gianni Amelio conquista l'Amidei e svela: «Sto per girare un film a Gorizia»

Il signore delle formiche vince il titolo, il regista critica anche il Pci sull'omosessualità e anticipa il suo prossimo film ambientato nel 1917.

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Gianni Amelio lancia la notizia all'improvviso, in una sala gremita per applaudire la sua vittoria al Premio Amidei: “Sto per girare un film qui a Gorizia, ero in città fino a tre giorni fa per i sopralluoghi. Potrete partecipare al cast”. L’annuncio arriva tanto inaspettato quanto accolto con calore dal pubblico, anche se i dettagli sono ancora ovviamente risicati. Imbeccato dal direttore della kermesse, Giuseppe Longo, il regista calabrese ha rivelato comunque alcuni particolari, a partire dal titolo, abbastanza evocativo: “Il campo di battaglia”.

Sarà ambientato nel 1917 e, oltre al capoluogo - che vedrà in particolare tre strade interessate, tra cui via Rastello - le scene saranno girate anche a Venzone. Meta che aveva già accolto Alberto Sordi e Vittorio Gassman con La grande guerra, tragedia storica che anche questa volta sarà raccontata sul grande schermo. Insieme ad Amelio, ci sarà nuovamente Edoardo Petti che, insieme a Federico Fava, ha lavorato con lui alla sceneggiatura de Il signore delle formiche. Proprio l’opera dedicata al caso Braibanti ha vinto il titolo 2023.

Un riconoscimento, quello dell’Amidei, che lo stesso regista ha più volte sperato di conquistare come lui stesso ha raccontato oggi in mediateca Casiraghi: “Mi ha fatto incazzare per 15 anni, perché non l’ho mai vinto. Il rammarico è che devo dividerlo con questi due”, ha commentato ironicamente rivolgendosi ai due giovani che hanno firmato la sceneggiatura. Scommessa altrettanto vinta, quindi, quella di affidarsi a dei nomi semi-sconosciuti del cinema, con Fava al debutto assoluto come sceneggiatore e Petti suo collaboratore già per Hammamet.

Si stringe così ulteriormente il rapporto tra il grande cineasta e Gorizia, comunque già premiato nel 2017 sempre all’Amidei per il suo "La tenerezza”. Ora, invece, il soggetto che ha conquistato la giuria - composta da Doriana Leondeff, Francesco Bruni, Massimo Gaudioso, Francesco Munzi, Marco Risi, Silvia D'Amico e Giovanna Ralli - racconta un caso giudiziario spinoso che ha condannato il poeta Aldo Braibanti per aver “plagiato” il ventunenne Giovanni Sanfratello. Al centro della storia ci sono quindi l’omosessualità e i diritti civili.

Come ha raccontato il premiato, tutto è nato dalla telefonata di Marco Bellocchio per proporgli dapprima un documentario sulla vicenda, quindi un film. Opera che, comunque, “non è stata fatta per Braibanti - ha rimarcato - ma per parlare della mancanza di diritti che oggi tocchiamo con mano. Non è questione di un governo o di un altro, il Pci era di un conformismo pauroso, come una setta e diceva che certi argomenti non interessavano la classe operaia”. Non ha risparmiato così critiche al partito, per il quale lui stesso ha ammesso di aver avuto simpatia.

All’epoca, però, questo “divideva l’essere umano tra i bisogni sociali e altre cose su cui si poteva sorvolare se erano di una minoranza. È un qualcosa profondamente radicato oggi in Italia. Se a parlare di diritti civili è un personaggio pop, i media se ne accorgono. Ma come fanno ad accorgersi di una maestra elementare di provincia? A chi fa del male se cammina mano nella mano con la sua compagna? Se i diritti non sono di tutti, non sono di nessuno. Si ha paura di toccare determinati argomenti, sembra un mondo aperto ma aperto non significa libero”.

Profondo e complesso anche il modo stesso di creare il film, che ha visto due fasi diverse nella scrittura: una prima con Amelio e Fava, tra ricerca (tutta a carico del giovane) e stesura, quindi le riprese che hanno visto in Petti, aiuto alla regia, un elemento chiave nel modificare alcune scene: “Non voglio lavorare con i soliti sceneggiatori, ma con qualcuno che si mette in gioco anche se non ha un curriculum ineccepibile”. Grande l’emozione espressa dai due stessi giovani, anche per come sono arrivati a questo lavoro.

In particolare Fava, che ha ottenuto l’incarico dopo aver superato un test di una settimana sottopostagli dal maestro. Tornando all’opera in sé, Amelio ha rimarcato come questa sia “un film sull’amore negato. Se non ci fosse stata questa storia, sarebbe stato un film più di testa, come quelli su Pasolini che non tengono conto di Ninetto Davoli. La loro è stata una grande storia d’amore”. Quindi la sua visione su come si racconta una storia simile: “Con la sola documentazione, fai un documentario. Se non ti impossessi della storia dentro di te, non fai un film”.

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