Cura e gestione dell'Isonzo, Legambiente critica il progetto a Doblar

Cura e gestione dell'Isonzo, Legambiente critica il progetto a Doblar

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Cura e gestione dell'Isonzo, Legambiente critica il progetto a Doblar

Di Redazione • Pubblicato il 30 Mar 2024
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L'associazione ambientalista ritorna sul tema della cura transfrontaliera dell'ambiente, criticando il progetto di GO! 2025 sul fiume Isonzo.

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La cura transfrontaliera dell'ambiente, soprattutto dell'Isonzo ma non solo, preoccupa ancora una volta Legambiente Gorizia, in particolare all'indomani degli "Stati generali delle aree di confine", tenutisi nei giorni scorsi a Trieste. L'appuntamento, dedicato all'inquinamento dell’aria, porta il sodalizio a chiedersi «cosa si sta realmente facendo. Perché la realtà parla di una serie di problemi ambientali transfrontalieri di lunga durata, come ad esempio l'inquinamento dell’aria, o la gestione del fiume Isonzo-Soča», come riporta una nota del gruppo.

«Sul primo punto - spiegano gli ambientalisti - ci preme segnalare che il nostro circolo ha da alcuni anni portato a conoscenza dell’opinione pubblica, e delle istituzioni, un problema di inquinamento atmosferico a Gorizia, di accertata provenienza d’oltreconfine, come stabilito dell’Arpa, ma le autorità competenti finora, pur avendo preso atto della sussistenza del problema, non si stanno muovendo adeguatamente per risolverlo. Vista la situazione di perdurante stallo, ci siamo rivolti al Difensore civico regionale, e non sono escluse iniziative giudiziarie, per altro già avviate dai colleghi del comitato di cittadini sloveno.

«Circa l’Isonzo, anche qua di fatto nessun accordo è stato raggiunto per la gestione sostenibile del fiume. I problemi legati alle portate discontinue, alle morie di pesci e ai danni all’habitat fluviale quindi perdurano, come abbiamo potuto assistere tristemente nelle ultime estati roventi. Eppure, in base della Direttiva acque, sarebbe necessario un piano di gestione coordinato, orientato allo sviluppo sostenibile; cosa ribadita anche dalla Commissione petizioni del Parlamento europeo, alla quale le associazioni di Salviamo l’Isonzo si erano appellate nel 2016 stante l’inerzia dei due Paesi».

Legambiente critica quindi anche il progetto del futuro museo nella centrale idro-elettrica di Doblar, vicino Canale, in collaborazione tra la Soške elektrarne doo e zavod GO! 2025. Per il sodalizio, ciò sarebbe «la riprova che la vita del fiume non interessa», rilevando che il nome del progetto è “Il caricabatterie Isonzo”, definito «un titolo che rischia di far passare un messaggio semplicistico e utilitaristico, e che invece di trattare il fiume come un ecosistema, lo riduce a un fornitore di energia. Questo a fronte di pluri-decennali problemi ecologici causati dalle utilizzazioni idroelettriche, ampiamente riscontrabili sulla stampa locale, da documenti istituzionali, e dalle tante iniziative delle associazioni ambientaliste».

«Dietro a GO! 2025, c’è il coordinamento del Gruppo europeo di cooperazione territoriale, che tra le sue missioni statutarie non ha la tutela dell'ecosistema, o lo sviluppo sostenibile come ci si aspetterebbe, ma bensì lo "sfruttamento e gestione delle risorse energetiche e ambientali locali" (art. 2). Ente al quale ci siamo rivolti già in passato per chiedere di affrontare i problemi transfrontalieri, senza avere risposta. Presso il Gect è stato istituito anche il “Comitato ambiente”, che ad oggi sembra non abbia prodotto nulla. Accogliamo quindi con favore l’iniziativa degli Stati generali, sperando tuttavia che le buone intenzioni non restino lettera morta» conclude la nota.

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