Geografie Monfalcone compie un viaggio tra l’architettura e l’urbanistica di Gorizia e Nova Gorica nel Novecento

Geografie Monfalcone compie un viaggio tra l’architettura e l’urbanistica di Gorizia e Nova Gorica nel Novecento

L'EVENTO

Geografie Monfalcone compie un viaggio tra l’architettura e l’urbanistica di Gorizia e Nova Gorica nel Novecento

Di Federico De Giovannini • Pubblicato il 29 Mar 2025
Copertina per Geografie Monfalcone compie un viaggio tra l’architettura e l’urbanistica di Gorizia e Nova Gorica nel Novecento

Presentato ieri il volume realizzato dall’Ordine provinciale degli Architetti. Interventi di Michela Maricchio, Aleksandra Torbica, Alenka Di Battista, Federico Rinoldi e Alessandro Morgera.

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Gorizia – Nova Gorica: architettura e urbanistica nel Novecento”: così si intitola il volume promosso dall’Ordine degli Architetti della provincia di Gorizia e al centro dell’appuntamento a Monfalcone con Geografie di ieri pomeriggio alle 17. Un’occasione di collaborazione e di collegamento tra il festival letterario, l’ordine provinciale e la Capitale Europea della Cultura, che con la città bisiaca vanta già una serie di importanti iniziative comuni.

L’opera, redatta in tre lingue (italiano, sloveno e inglese), è stata presentata nello Spazio Sud di Piazza della Repubblica in un dialogo condotto da Roberto Covaz con cinque fra i ventuno professionisti che hanno lavorato alla sua realizzazione. Ne ha illustrato la genesi Michela Maricchio, presidente dell’Ordine provinciale degli Architetti: «L’idea è nata parecchi anni fa, ma complice la pandemia ha subito diversi ritardi. L’Ordine l’ha voluta fortemente per imprimere una testimonianza architettonica e urbanistica del Novecento nelle due città e soprattutto per focalizzarsi sul ruolo degli architetti in questo patrimonio».

Curato dai professori di architettura Paolo Nicoloso dell’università di Trieste e Luca Skansi del Politecnico di Milano e arricchito dai contributi di ventuno studiosi sloveni e italiani, il libro è, come lo ha definito Covaz in apertura all’evento, «una bussola per orientarsi tra le due città e scoprire scorci, edifici e luoghi sconosciuti o dati per scontati, accompagnati da corpose e puntuali ricostruzioni della storia delle due città attraverso il suo patrimonio architettonico».

Scelta «naturale» per l’ordine degli architetti goriziani è stata quella di coinvolgere l’associazione slovena Društvo primorskih arhitektov (Associazione architetti del litorale), attiva da oltre quarant’anni per agevolare la comunicazione tra architetti e urbanisti e migliorarne l’azione sul territorio. Lo ha spiegato Aleksandra Torbica, rappresentante dell’associazione, aggiungendo che «la volontà di collaborare anche al di là del confine è intrinseca all’associazione già della sua nascita: ci tenevamo che a scrivere questo volume fossero soprattutto figure legate al territorio».

Le immagini contenute nella pubblicazione, parte fondamentale del percorso descrittivo, sono state scattate da Federico Rinoldi, architetto udinese “prestato alla fotografia”. Circa settecento sono stati gli scatti iniziali, ha raccontato Rinoldi: un lavoro «frutto di una fitta ricerca per capire quali fossero i contesti urbani e paesaggistici più degni di nota». «Non abbiamo voluto rappresentare e inserire le immagini dei soli edifici – così ancora il fotografo – ma anche e necessariamente i dettagli, testimonianze della cifra stilistica del progettista».

Di contesto storico e sviluppo urbano delle due città hanno invece parlato Alenka Di Battista e Alessandro Morgera. La storica dell’arte ha ripercorso le dinamiche sulla nascita di Nova Gorica, descrivendone poi il «modello urbanistico a carattere funzionalista» concepito dall’importante architetto sloveno Edvard Ravnikar secondo i principi della modernità. Lo sviluppo di Gorizia fra Ottocento e Novecento è stato invece trattato da Morgera, che ha evidenziato il legame di tale espansione con la realizzazione dell’infrastruttura ferroviaria e il riflettersi negli spazi urbani di una «contesa sociale e identitaria molto forte» nel contesto della cittadina durante i primi anni del secolo scorso. L’architetto e docente ha poi approfondito la volontà di dare a Gorizia un nuovo volto in epoca fascista e il grande contributo di Max Fabiani al paesaggio urbano nei momenti di turbolenta trasformazione sociopolitica: «La città è stata un laboratorio in cui si sono misurati architetti locali come Fabiani, figura capace di passare con grande spirito di adattamento e opportunismo dall’amministrazione asburgica a quella italiana, ma non solo».

Tornando all’attualità, il dialogo è andato a concentrarsi sul concetto di conurbazione transfrontaliera (ovvero un’area urbana che comprende città appartenenti a due diversi Stati), di cui Gorizia costituisce assieme a Nova Gorica l’unico esempio in Italia. Spontaneo, dunque, il pensiero alla Capitale Europea della Cultura: «Go! 2025 non è un punto d’arrivo né di partenza – è stato il commento di Michela Maricchio - ma solo un passaggio concreto che consente, attraverso quest’idea di conurbazione, di avvicinare l’idea di Europa unita alla vita quotidiana dei suoi abitanti». Lo stesso libro, ha concluso la presidente dell’Ordine goriziano, vuole anche essere una «base per leggere il recente passato pensando al futuro».

La presentazione si è chiusa con un’analisi delle architetture e dei manufatti civili più significativi delle due città gemelle e dintorni, dal Sacrario Militare di Oslavia al palazzo Coronini di Šempeter, fino al ponte sull’Isonzo di Salcano con il suo arco in pietra: simbolo di unione, oltre che di due città, tra due popoli e due nazioni.

Foto Fabio Bergamasco

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