Gara ai fornelli e politica, il duello pre-elettorale alla Festa della frittata di Rupa

Gara ai fornelli e politica, il duello pre-elettorale alla Festa della frittata di Rupa

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Gara ai fornelli e politica, il duello pre-elettorale alla Festa della frittata di Rupa

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 18 Apr 2024
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Tutto pronto per l'edizione numero 51 della festa, quest'anno ci sarà il confronto tra candidati sindaco in vista delle elezioni. La sfida in cucina.

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Se per gran parte degli italiani la locuzione “fare la frittata” ha scherzosamente accezione negativa, per gli abitanti di Rupa racchiude tutt’altro significato, dove l’usanza affonda le sue radici nell’antica festa per il patrono di San Marco. Una tradizione che ha preso piede negli anni Settanta, quella della Festa della frittata (Praznik frtalje) di Rupa, che quest’anno celebra la sua 51ma edizione. Ufficialmente si parte la mattina del 25 aprile, con la messa solenne e una processione. Mentre nel pomeriggio la cittadinanza avrà l’opportunità di ascoltare le dichiarazioni da parte delle liste che propongono i propri candidati a sindaco.

«A volte ospitiamo un discorso celebrativo da parte di qualcuno – spiega Martina Gereon, esponente del Consiglio direttivo del Circolo culturale Rupa-Peč - ma abbiamo notato che quando si avvicinano le elezioni il pubblico è interessato maggiormente a un primo incontro con i candidati, quindi abbiamo optato anche quest’anno per questa formula». Un incontro fra due o tre esponenti di ciascuna lista, che dialogheranno con la giornalista Katja Ferletič. A seguire, avrà inizio la gara di preparazione della miglior frittata, un momento goliardico che vede impegnati in genere dagli otto ai dodici concorrenti.

Valutati da una giuria, ciascuno vedrà assegnarsi un voto, per la forma e per il sapore del tradizionale piatto primaverile. Un gruppo di «tre baldi coraggiosi» valuterà i prodotti «senza sapere a chi appartiene la frittata - precisa Gereon - Noi procuriamo gli ingredienti, ed è vietato portarne altri da casa. Mettiamo a disposizione erbe diverse che potrebbero anche non c’entrare o rovinare il sapore. Ma la scelta dipende dalla capacità del concorrente, e non è detto che debba essere identica a quella che prepariamo noi. Non vince chi si avvicina di più come gusto a quella che vendiamo nei chioschi».

«L’importante è che il risultato finale sia buono come sapore e come forma. Una frittata può essere bellissima da vedere, ma immangiabile, oppure il contrario perché magari si è rotta». Libertà di scelta degli ingredienti, dove l’abilità di abbinare aromi ed erbe di campo senza creare fratture o imperfezioni può condurre alla vittoria, con l’obiettivo di divertirsi in compagnia. A disposizione di ciascun partecipante quattro uova, latte, pan grattato, aglio e cipolla e le intramontabili erbe di campo. Si va dal retrogusto amarognolo dei bruscandoli – urticions, in friulano – alla freschezza di finocchietto e menta - oltre che dell’erba cipollina e dell’ortica.

Un insieme di aromi tradizionali da mescolare alle uova di gallina di un allevamento locale. Ma com’è nata, questa sagra tanto caratteristica? Quando nessun confine era ancora stato arbitrariamente tracciato, per il Santo patrono si usava portare l’organo da Merna con il carro, per tenere la messa solenne nella piccola chiesa del paese. «Già tra le due guerre la parrocchia era unita a quella di Merna – prosegue Gereon – Siccome la chiesa non aveva un suo organo, lo portavano i coristi dell’altra parrocchia». Il carro attraversava i campi in cui le erbe diffondevano il loro insistente profumo, mentre dopo la celebrazione della messa aveva inizio la festa per ringraziare i coristi.

Nonostante la povertà il paese festeggiava per un’intera giornata, e per mancanza di carne ciascuno offriva quello che aveva a disposizione. «Si raccoglievano le uove per le case, perché tutti avevano bene o male qualche gallina. Poi si girava per il campo a raccogliere le erbe. E così è nata questa tradizione di preparare la frittata alle erbe dopo la messa. Una volta c’era anche la trattoria aperta, e dopo la messa si usava andare in osteria», dove a trionfare era sempre lo stesso piatto tradizionale. Fu nel 1971 che prese piede l’idea della sagra, prima piccola e man mano sempre più imponente, che ha subito una battuta d’arresto soltanto durante il periodo di Covid, per poi risorgere sempre con maggior allegria.

«Eravamo fermi tre anni per il Covid e le restrizioni, ma lo scorso anno abbiamo festeggiato la cinquantesima edizione. In autunno non si trovano le stesse erbe, sono rigogliose solo in questi mesi». Dopo la messa si terrà la deposizione di corone ai monumenti con la partecipazione dei gruppi corali, come accade nei paesi limitrofi. «Saremo impegnati al mattino sul fronte religioso, e al pomeriggio con la sagra. Quest’anno abbiamo ripreso con tre giorni di sagra, come decenni fa. Abbiamo deciso di introdurre la serata con il dj pensando maggiormente ai giovani. Giovedì e domenica la festa avrà inizio già nel pomeriggio, mentre al sabato il ballo con il dj sarà solo in orario serale».

«Domenica, invece, avremo l’esibizione tradizionale dei cori a voci bianche, provenienti dalle zone vicine come San Michele del Carso o dal Goriziano». Numerosi i chioschi presso cui sarà possibile consumare bevande e frittate in compagnia, allietati dalla musica dal vivo. Nella serata di giovedì si esibiranno i Rujni Muzikanti, mentre a coronare la domenica conclusiva è previsto uno spettacolo di cabaret e il ballo con il gruppo carsolino Nebojsega.

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