LA VICENDA
Gallo ucciso e gettato in un sacco, il caso a San Pier d'Isonzo
La denuncia del proprietario, che allarga il discorso alla situazione del paese. Interviene anche l'ex assessore Lollis verso l'attuale amministrazione.
La definisce una “chiamata al dialogo” ed è rivolta a tutti i suoi concittadini. Stiamo parlando della segnalazione arrivata alla nostra redazione da Alejandro Fernandez: "Mi rivolgo a voi con il cuore pesante e il desiderio di portare alla luce un atto scioccante di crudeltà che ha colpito me e la mia comunità qui a San Pier d'Isonzo dove sabato scorso, al mattino, ho fatto una scoperta agghiacciante che non solo ha infranto la pace della mia famiglia, ma ha anche sollevato questioni cruciali sulla direzione in cui sta andando la nostra amata comunità".
"Il mio gallo è stato ucciso e il suo corpo è stato trovato nascosto in un sacco, avvolto in un vecchio tovagliolo. Questo non è solo un gesto crudele e intimidatorio, ma anche un atto di vandalismo che va oltre la mera violenza contro un animale. È un riflesso della crescente tensione tra due visioni contrastanti di San Pier d'Isonzo”. Una lettera firmata dallo stesso Fernandez è stata consegnata anche al vicesindaco Michele Fappani.
Il fatto
“Verso le 9.50 del mattino di sabato 19 agosto – racconta il proprietario del volatile - sono uscito da casa e ho trovato la borsa buttata oltre un muretto nel cortile di casa mia, e ispezionandola, ho trovato il corpo del mio gallo. Si chiamava Emiglio e da piccolo gli piaceva tanto il miglio e la cui cresta somigliava anche a una piantina di miglio. Ho ricevuto le analisi dell’istituto profilattico sperimentale di Udine dal quale mi è stato comunicato che si trattava probabilmente di un singolo colpo al becco”.
Nella missiva, Alejandro racconta che dopo aver trascorso anni all'estero a causa della pandemia, è tornato in Italia per vivere vicino ai suoi anziani genitori. “Ho avuto la fortuna di ottenere un terreno in cui potevo realizzare alcune delle attività che ho imparato dai miei nonni in Cile che avevano tanti tipi di uccelli liberi a pascolare, dai compagni e dai professori dell’istituto agrario di Gradisca e dalle mie esperienze vissuti in progetti di transizione ecologica e giardini comunitari in città come Glasgow, Bristol e Barcellona”.
Fernandez ha inoltre partecipato come "volontario indigeno" alla Minga Indigena per la COP26 a Glasgow, il vertice sui cambiamenti climatici, dove ha rafforzato la sua convinzione che la lotta per la biodiversità debba partire a livello locale. “Dobbiamo difendere la diversità nella nostra stessa comunità e cosi complementare il lavoro di coloro che operano a livello globale o nazionale. Mi preoccupa profondamente la minaccia alla biodiversità, anche in piccoli spazi come il terreno comunitario dove i miei polli pascolavano".
"Alcuni vorrebbero sostituire queste aree verdi con edifici, ma io credo che dovrebbero catturare carbonio, rigenerare la fertilità e attrarre una varietà di specie per mantenere l'equilibrio che a livello globale si sta perdendo, causando le alluvioni, grandinate, incendi forestali e anche i cari prezzi degli alimenti”.
Il contadino ricorda poi le sue esperienze all’estero apprezzate da molti ma: “San Pier – sostiene - è diventato un luogo in cui vivere tranquilli, un dormitorio per pendolari, e forse vedere la campagna sostituita dalla città. La morte del mio gallo non è solo un crimine brutale e potenzialmente razzista, ma riflette anche il conflitto crescente tra queste due visioni. È evidente che dobbiamo affrontare questi problemi attraverso il dialogo. Invece di ricorrere a violenza e metodi stereotipati, coloro che si oppongono alle mie attività avrebbero potuto cercare un confronto civile. Se il rumore o il comportamento territoriale degli animali li infastidiva, avremmo potuto trovare una soluzione attraverso il dialogo”.
Le richieste
Alejandro auspica quindi di poter aprire un dialogo con gli altri abitanti di San Pier per decidere insieme “quale direzione prendere”. “Vogliamo essere una comunità dormitorio per pendolari o vogliamo mantenere la nostra identità rurale e verde, o ci sarebbe la possibilità di un equilibrio?” domanda lo scrivente che aggiunge: “Dal momento in cui ho trovato il mio gallo morto, ho deciso di trasformare il mio terreno in via Zanolla in un piccolo giardino che mostri la biodiversità della nostra zona e come possiamo tutti contribuire a rigenerarla.
Le reazioni
Allo stato attuale dei fatti, sembrerebbe che non ci sia nessuna presa di posizione del Comune. Mentre continua il dibattito sui social, va ricordato che uccidere un’animale è un reato. “Le basi della società sono quelle della difesa dei più deboli, dalle persone fino ai nostri amici animali d’affezione, galli compresi”, chiosa la già assessore al Sociale Marta Lollis. “Spiace rilevare il silenzio dell’attuale amministrazione in tal senso oltre che la mancanza di una figura di riferimento in comune, ovvero l’assessorato alla tutela degli animali che attualmente è in capo al sindaco il quale non si è mai contraddistinto per l’attenzione agli animali visti i passati episodi di cronaca legati alla colonia felina del cimitero comunale”
“Il benessere, anche di una piccola comunità, parte dall’attenzione alle piccole cose e a chi è più fragile” così Lollis in chiusura. Alejandro Fernandez resta convinto: “Possiamo trovare un modo per convivere in armonia, abbracciando la biodiversità e contribuendo alla lotta per un futuro più sostenibile”. Non resta che attendere.
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