Il personaggio
Gorizia piange Gabriella Tomat, una vita votata all’insegnamento
«Donna retta e imparziale, oltre che preparatissima», il ricordo di colleghi e amici.
«Mai disperare», avevi risposto con calma quella sera di novembre - giorni fa – dopo aver raccontato la storia delle tue foto. Oggi quelle immagini sono confluite nella mostra allestita a Bruxelles, che narra delle due città - Gorizia e Nova Gorica - in procinto d’innalzarsi insieme sotto i riflettori del mondo. Mancherai soltanto tu, che ieri sera sei passata oltre senza far rumore, portata via dal male incurabile diagnosticato nel 2021. Lontana dal quotidiano incedere, sei voluta «uscire dalla scena della vita in punta di piedi», come ha evidenziato la tua amica Marina Bressan. A fine ottobre avevi condiviso fra i tuoi post la citazione di John Lennon: «La vita è quello che ti succede mentre stai facendo altri progetti», pienamente consapevole del male spietato che ti stava divorando, eppure ancora con la forza di essere presente il venti novembre alla discussione della tesi di laurea di tuo figlio. «Discutevamo spesso – ricorda Emanuele Bertoni ricordando Gabriella Tomat, scomparsa oggi – perché lei era juventina e io interista. Lei detestava la mia squadra e io la sua. Dovevamo andare alla partita Udinese – Juve, ma non è riuscita a venire».
«Non l’ho mai vista piangere, gli ultimi tempi era serena, aveva accettato la malattia come unevento del destino». Una carriera votata all’insegnamento dal lontano 2004, condivisa fin dai primi anni con la collega Giovanna Petitti. La Dirigente scolastico del Polo liceale la ricorda con voce commossa, evidenziando come la scuola fosse la sua vita. «Il suo grande impegno era costantemente finalizzato all’interesse della scuola e degli studenti che amava. Gabriella riusciva a tirare fuori sempre il meglio. Conosceva la comunità scolastica nelle sue pieghe più intime, per me non era soltanto una docente, ma un’amica e una sorella. Una donna di grande caraturaintellettuale e culturale, che portava avanti la sua professione con entusiasmo e rigore».
Lo stesso mostrato nella passione per la fotografia e per l’arte di Malika Favre. Immagini in bianco e nero in cui risalta qualche improvvisa macchia di colore, geometrie asettiche che contrastano con i colori smaglianti dell’autunno, o la semplicità dell’amata gatta sdraiata fra i vasi in giardino.
«È una perdita grandissima – ribadisce l’amica Bressan – Soprattutto perché era una donna retta e imparziale, oltre che preparatissima. Attraverso l’autorevolezza sapeva trasmettere quell’educazione, quella passione e amore per la cultura che l’avevano sempre caratterizzata. Il rispetto dello studente e del collega, questo sapersi confrontare con l’altro, traspariva anche nell’impegno per la fotografia, come modalità altra di confrontarsi con la realtà». Una volontà di penetrare nel cuore della realtà - come spesso testimoniano le immagini delle rose di Gioacchino Passini e le isole surreali di Alessandro Tofanelli – che in qualche misura veniva espressa anche attraverso l’amara ironia del vignettista Massimo Cavezzali. «Questa malattia l’ha sempre affrontata con grandissima dignità – prosegue l’amica – con grandissima voglia di vivere davvero fino in fondo». Dalla scorsa primavera aveva iniziato ad accusare i primi sintomi, senza perdere la speranza di far rientro in classe fra i suoi amati studenti. «Fino all’ultimo ha creduto di portare ancora avanti qualche anno d’insegnamento, per stare con i suoi ragazzi e per Emanuele. Ha tenuto duro fino al giorno della sua laurea e poi è crollata. Quando le hanno detto di prepararsi è stato un trauma. Un giorno mi ha telefonato per dirmi che non c’era più niente da fare. È stata una gran signora in vita, ma anche durante il periodo terminale. Non si è mai lasciataandare, rimanendo sempre composta e dignitosa con una parola per gli altri».
«Il 2023 è stato un anno abbastanza tranquillo – ricorda il marito Claudio – sembrava quasi bene. Mentre l’inizio di quest’anno è ricominciato il calvario, fino all’epilogo. A detta dei medici, le davano ancora meno da vivere». Un fuoco che ha preso a consumarla lentamente, e che Gabriella ha affrontato con gran coraggio, senza mai darsi per vinta. Gli scatti che parlanodelle due città rimarranno esposti presso il Press Club Brussels Europe fino alla fine dell’anno. Al momento si sta lavorando per esporre le foto in maniera permanente presso l’ambasciata o negli spazi dell’Istituto italiano di cultura di Bruxelles.
«Vorrei che a Bruxelles rimanesse un suo ricordo, il dottor Groppi se ne occuperà per il prossimo anno», spiega Bressan. Le sue parole restano a corredo delle immagini, in quel l’articolo stampato e tradotto in inglese e francese. «Ci tenevo moltissimo, che andasse di persona – prosegue – Purtroppo non è stato possibile». Lucidissima fino alla fine, era ormai in preda a una stanchezza indicibile, ma oggi la forza e l’incisività delle sue foto si ergono al di sopra di ogni male. Un’intelligenza brillante unita aun’emotività non comune, che sopravvive attraverso quanti l’hanno conosciuta e in quei messaggi lasciati sulla sua bachecadai suoi amati studenti. I funerali si svolgeranno probabilmente sabato mattina, nel Duomo di Gorizia.
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