I futuri diplomatici del Papa in visita a Gorizia, «voi diplomazia di buon vicinato»

I futuri diplomatici del Papa in visita a Gorizia, «voi diplomazia di buon vicinato»

L'incontro

I futuri diplomatici del Papa in visita a Gorizia, «voi diplomazia di buon vicinato»

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 21 Nov 2024
Copertina per I futuri diplomatici del Papa in visita a Gorizia, «voi diplomazia di buon vicinato»

Alcuni studenti, guidati da monsignor Pennacchio, hanno visitato la città. «Tempi duri dove non si dialoga».

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«Gorizia ha avuto il tragico privilegio di essere in mezzo, suo malgrado, a due guerre che l’hanno duramente messa alla prova e segnata. Gorizia ottant’anni fa ha visto la scomparsa della sua comunità ebraica e la deportazione di centinaia di suoi cittadini. Ma Gorizia, per questo suo tragico passato, ha oggi una grande responsabilità nei confronti dell’Europa: quella di essere, con Nova Gorica, “Capitale della Pace” e non solo “Capitale della Cultura” per un solo anno. Una responsabilità che tutti noi vogliamo assumerci». È chiaro il messaggio che il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, Alberto Bergamin, ha consegnato alla delegazione della Pontificia Accademia Ecclesiastica di Roma.

«“Servono quindi concrete azioni in questa direzione, ispirate ai valori della pace, della giustizia, della fraternità, del perdono, della riconciliazione”, ha detto, in una recente riflessione sulla Capitale Europea della Cultura, l’Arcivescovo di Gorizia monsignor Redaelli. Come saranno Gorizia e Nova Gorica tra 20 anni dipenderà certo da quei ragazzi ma dipende oggi anzitutto da noi adulti: dobbiamo decidere se e come continuare il lavoro per la riconciliazione e la pace che le generazioni che ci hanno preceduto hanno iniziato», così ancora Bergamin che ha ribadito: «Le generazioni che ci hanno preceduto portavano nella loro mente e nel loro cuore le ferite della guerra e del confine, eppure non si sono arrese al dolore e al desiderio di rivendicazione e con coraggio hanno intrapreso la via della riconciliazione mettendo al primo posto la comunità e la forza del superamento dei confini».

Una visita inserita all’interno della tre giorni organizzata dalla stessa Accademia in regione: facendo base a Pordenone, nella giornata odierna, 21 novembre, i delegati si sono mossi a Gorizia visitando la curia arcivescovile, la fondazione Carigo, con la rappresentanza del Comune di Gorizia e della diocesi di Capodistria/Koper e, poi, in Università visitando il polo di via Alviano nell’ottica di future collaborazioni.

«Siamo qui alla scoperta della pratica di quella “diplomazia del buon vicinato” che ha permesso a questa città – dalle due anime, ma con un cuore che batte all’unisono – di superare le divisioni del passato fino a vedere oggi Gorizia e Nova Gorica unite come Capitale Europea della Cultura transfrontaliera 2025», così il Presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica, monsignor Salvatore Pennacchio.

«L’iniziativa GO! 2025 è portatrice di un messaggio quanto mai essenziale in tempi come quelli che viviamo, segnati dalla divisione e dal conflitto, dall’incomprensione e dalla sfiducia nella possibilità di dialogare. Qui le differenze non sono state eliminate o semplicemente “abbattute” – come il muro che un tempo divideva Piazza della Transalpina e tutta la città – ma sono invece diventate una ricchezza e un patrimonio per chi ha deciso in diversi modi di affrontare la sfida di percorsi di conoscenza reciproca, cooperazione e riconciliazione», così ancora monsignor Pennacchio.

A incontrare gli studenti, giovani sacerdoti provenienti da tutti i continenti – l’Accademia ospita 34 alunni di 26 nazionalità – anche il direttore di Promoturismo Fvg, Iacopo Mestroni, don Bogdan Vidmar, delegato vescovile di Koper per GO!2025 e l’assessore comunale alla Capitale Europea della Cultura per Gorizia, Patrizia Artico.

«Sono le buone pratiche di dialogo e di rispetto reciproco che ci hanno portato a diventare Capitale Europea della Cultura, un percorso lungo che è stato intrapreso già al termine della Seconda guerra mondiale e che è nato da persone all’avanguardia», così Artico. Il percorso è proseguito, come detto, all’Università di Trieste: «Speriamo – ha concluso monsignor Pennacchio – di poter incontrare annualmente le realtà universitarie locali per alcuni scambi proficui in una terra che ha molto da insegnare». 

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