A fuoco 30 chilometri quadrati di Carso, dubbi sulla natura dolosa

A fuoco 30 chilometri quadrati di Carso, dubbi sulla natura dolosa

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A fuoco 30 chilometri quadrati di Carso, dubbi sulla natura dolosa

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 22 Lug 2022
Copertina per A fuoco 30 chilometri quadrati di Carso, dubbi sulla natura dolosa

Il comandante dei vigili del fuoco Granata esclude la pista, il fronte in Slovenia.

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Proseguono le operazioni contro il vasto incendio sul Carso sloveno. Alle 17.41 c'è stato un incendio sotto le linee elettriche a Šibelji, nel comune di Komen. I vigili del fuoco della squadra locale hanno spento una trentina di metri quadrati di vegetazione. Anche i colleghi di Sesana sono stati attivati. In mattinata, alle 10.10 nei pressi di Martinuči in comune di Renče-Vogrsko, un membro degli artificieri del Litorale Settentrionale ha rimosso proiettili di cannone di fabbricazione italiana di calibro 149 millimetri, del peso di 37,3 chilogrammi e un altro di 75 millimetri, 7 chili.

Nel frattempo, si cerca di capire quali siano state le cause di questo immenso disastro ambientale. Ad oggi, le fiamme hanno divorato oltre 30 chilometri quadrati e online si moltiplicano i post relativi a barattoli di vetro contenenti materiale secco che, secondo alcune ricostruzioni, potrebbero fungere da innesco per esplosioni se esposti a lungo al calore del sole. Alcuni reperti simili sarebbero stati ritrovati lungo la fascia confinaria, ma per il comandante dei vigli del fuoco di Gorizia è difficile parlare di dolo, tanto che lui stesso esclude questa matrice. Quantomeno per quanto accaduto in Italia.

Il capo del corpo di via Diacono, Alessandro Granata, esclude infatti che l'origine del fuoco possa essere stata determinata da qualcuno in particolare. La traccia, comunque, è stata battuta nei giorni scorsi anche dalla Questura, con voci che si susseguivano sull'individuazione di un possibile piromane. Profilo che, allo stato dei fatti, non risulta da nessuna parte. Gli stessi elementi in vetro rinvenuti potrebbero essere opera di un mitomane, da capire però se effettivamente hanno avuto un ruolo nel complicare le operazioni di soccorso. E, soprattutto, chi li ha posti in quei punti. Domande su cui si sta ancora indagando.

In parte, peraltro, il fuoco è arrivato in regione da oltreconfine. Di certo, ci sono gli ordigni ineplosi per decenni delle Prima e Seconda guerra mondiale che sono continuati a detonare per tutto il giorno tra Italia e Slovenia. Nel pomeriggio, a Castagnevizza sul Carso, il premier sloveno Robert Golob è andato in visita al centro di Protezione civile. "Circa mille vigili del fuoco - le sue parole - stanno combattendo il più grande incendio nella storia della Slovenia, assistiti da più di 300 membri di altre forze di protezione e soccorso". Confermato anche oggi il supporto degli elicotteri dall'Italia, nonché Croazia, Austria, Ungheria e Slovacchia.

A rendere ancora più pericoloso il tutto, il fatto che alberi e flora siano secchi come non si vedeva da anni. Una situazione che renderebbe ogni pianta potenzialmente infiammabile, come dimostrato in questi giorni. In Friuli Venezia Giulia, i fronti attualmente sotto oservazione rimangono Medeazza, Jamiano e Sablici. Anche le operazioni di lanci d'acqua da parte di Drago 71, l'elicottero del Reparto Volo dei vigili del fuoco di Venezia, e degli elicotteri regionali sono proseguite per l'intera giornata.

Dalla serata di oggi viene ridotta la presenza dei Vigili del fuoco. Rimane il PCA (Posto di Comando Avanzato) a coordinare le squadre di Gorizia e i moduli AIB di colonna mobile regionale dei comandi di Pordenone e Trieste. Rimane alta l'attenzione per un incendio boschivo nel territorio sloveno che in caso di cambio della direzione del vento potrebbe dirigersi verso il carso goriziano.

Foto Daniele Tibaldi

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