Fronte bipartisan contro Cara e Cpr a Gradisca, esce solo la Lega

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Fronte bipartisan contro Cara e Cpr a Gradisca, esce solo la Lega

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 01 Ago 2023
Copertina per Fronte bipartisan contro Cara e Cpr a Gradisca, esce solo la Lega

Solo la Lega non ha preso parte alla votazione in Aula, la sindaca Tomasinsig davanti al Cara: «Questa missione non è una sconfitta».

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È stata accolta con uno scrosciante applauso, la mozione approvata all’unanimità dai presenti, fra cui anche numerosi cittadini, per ottenere la chiusura del Cara e del Cpr di Gradisca d’Isonzo. Ha invece abbandonato l’Aula prima della votazione la Lega, guidata dal capogruppo Massimiliano Cattarin. Ad aprire il consiglio comunale, svoltosi nella serata di lunedì 31 luglio, la sindaca Linda Tomasinsig che ha esposto la mozione in considerazione dei gravi episodi di violenza accaduti, esprimendo «vicinanza alle vittime e a tutte le cittadine e i cittadini» e auspicando che le autorità preposte a garantire la sicurezza dei cittadini di Gradisca prendano immediati provvedimenti».

Già in passato il Consiglio comunale aveva manifestato la propria contrarietà all’insediamento di strutture per la gestione dei migranti, con ben cinque delibere votate all’unanimità, a partire dal 26 luglio del 2004 per arrivare al 31 gennaio 2020. A queste ha fatto seguito lo scorso anno una in cui si denunciava il pesante sovraffollamento dei centri «e la presenza nel territorio cittadino di numerosi migranti, costretti a stazionare nel territorio, sostando e dormendo nei parchi pubblici, in condizioni igieniche e umanitarie inaccettabili». Una presenza che pesa in maniera considerevole sulla cittadina di 6000 abitanti, spingendo il Consiglio a chiedere una serie di misure cautelative.

Oltre alla chiusura del Cara e del Cpr, al ministero degli Interni si chiede di ridurre in maniera considerevole la presenza dei richiedenti asilo, «riportando immediatamente le presenze ai numeri previsti dalla gestione ordinaria», in maniera da garantire «un significativo rafforzamento del controllo del territorio attraverso il potenziamento del personale di Polizia». A queste si aggiunge la richiesta di spostare l’identificazione dei richiedenti asilo dal locale comando dei carabinieri a luoghi al di fuori del territorio gradiscano, con modalità di gestione differenti «da quelle del concentramento delle persone in grandi centri che impattano gravemente sulla popolazione locale».

A ribattere contro la mozione il leghista Cattarin. Da un lato concorde con il «grosso problema di convivenza con migranti, che aumenteranno con i nuovi arrivi», e con la richiesta di intensificare i controlli di Polizia sul territorio. Dall’altro mostrando preoccupazione, perché «significherebbe lasciare liberi di far circolare i migranti senza nessun controllo». Il leghista propone al governo di ripristinare i confini per un maggior controllo dei flussi, e «chiedere a Slovenia e Croazia di applicare parimenti i trattati di Dublino e di Schengen. La Lega è da sempre a contatto con la gente – ha proseguito - si sta già occupando della situazione a livello regionale e nazionale, senza bisogno di atti come questo, che hanno unicamente uno scopo mediatico ed elettorale».

«Non vogliamo essere compartecipi di un eventuale disastro conseguente alla chiusura del Cara», ha concluso uscendo dall’aula. A manifestare la propria solidarietà alla sindaca è invece Fabio Lorenzon (Partito democratico): «Non è possibile che qualche cittadino ci venga a insegnare cosa vuol dire “Cara” a Gradisca. È dal 2003 che manifestiamo, abbiamo anche subito minacce dai No Global – ha ricordato il dem. Stiamo parlando di persone che dormono per strada e nel Cara sono in sovrannumero. Chi subisce sono loro, non i cittadini», ha rincarato. Proponendo, oltre alla chiusura del Cara e l’introduzione di altre forme di accoglienza, il rispetto delle norme sul numero dei migranti.

«L’importante è che si portino da 600 a 200 unità e non ci siano migranti che dormono per strada davanti alle case». A seguire, l’intervento di Renzo Gerometta (Gradisca che verrà), al quale preme che «ai cittadini siano restituiti libertà e sicurezza. Libertà di circolare indisturbati, di sentirsi sicuri, passeggiare serenamente fruendo anche del nostro Isonzo, cosa che oggi è diventata problematica». Gerometta ha auspicato un «rafforzamento dei controlli ai confini e un inasprimento delle pene contro i trafficanti di uomini». Secondo Claudio Verdimonti (Cittadini) si tratta di un «problema immane, mondiale, che deve essere gestito da tutti gi stati europei».

«Il nostro sistema nazionale non è in grado di gestire e di applicare le regole che si è dato. È impensabile che i carabinieri di Gradisca debbano far fronte a 70 o 80 riconoscimenti». Sin dal 2003 Gradisca ha mostrato «un’umanità difficile da trovare altrove, attraversando ultimamente una situazione di grave disagio», puntando il dito contro un modo sbagliato di gestire l’accoglienza. «Abbiamo dimostrato estrema sensibilità quest’inverno, grazie ai volontari, grazie alla Caritas e alla parrocchia. Tante persone che hanno mostrato quella dignità umana che ci accomuna. Oggi, con questa mozione, noi diciamo allo Stato “basta”».

Anche Antonello Marega (Partito della Rifondazione comunista) riconosce come la situazione sia difficile da gestire, osservando come le due strutture presenti siano il risultato «di una politica che non funziona» e facendo appello all’articolo 10 della Costituzione. Se Rocco Sinicropi (Gruppo Misto) dichiara la sua contrarietà al “bivacco”, Davide Catano (Borghi per la Fortezza) manifesta la propria perplessità di fronte alla percentuale elevata di migranti presenti, con il desiderio di «fornire una risposta ai bisogni dei cittadini» esasperati dalla lunga e forzosa convivenza».

«In chiusura, prima della votazione, la sindaca ha voluto chiosare come «questa missione non sia una sconfitta. Dobbiamo prendere atto che viene chiesto al nostro Comune di risolvere un problema globale». I membri del consiglio e i cittadini si sono poi riuniti simbolicamente di fronte al Cara di via Udine. Un tramonto che ha visto due fronti opposti: da un lato la rappresentanza politica dei cittadini, dall’altra i migranti senza una dimora dove poter stare, in balia dei propri destini.

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