L'incontro
I Fridays for future tornano in piazza a Gorizia, corteo il 26 ottobre
La mobilitazione partirà dai giardini pubblici per raggiungere il confine. «Tutti sono chiamati a raccolta».
In un momento storico segnato da genocidi e guerre, crisi di varia natura, aumento delle temperature ed eventi climatici estremi, Fridays For Future Friuli-Venezia Giulia organizza nuovamente una mobilitazione. L’appuntamento è per il 26 ottobre con un corteo partirà da Gorizia e attraverserà la città fino a raggiungere il confine con la Slovenia. «Questo percorso simbolico rappresenta un messaggio chiaro: "Climate and Justice Know No Borders" – il clima e la giustizia non conoscono confini, e così anche la nostra lotta per un futuro giusto e sostenibile», spiegano gli organizzatori. L’appuntamento è per sabato 26 ottobre alle 16 ai Giardini Pubblici di Gorizia.
«Di fronte a una crisi climatica che sta devastando il pianeta e spingendo milioni di persone a migrare e a un sistema globale che continua a investire in conflitti e militarismo anziché in soluzioni sostenibili, non possiamo restare in silenzio. Le guerre, l’impoverimento dei territori, il razzismo istituzionalizzato e la distruzione ambientale sono tutte manifestazioni di uno stesso sistema economico e politico che mette il profitto davanti alla vita», racconta il comitato.
Tra i temi trattati il riscaldamento globale che è «accelerato a livelli senza precedenti ma esiste ancora la possibilità di mantenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C. Quello che manca non è la conoscenza scientifica, ma la volontà politica di agire. I cambiamenti climatici stanno distruggendo gli ecosistemi e colpendo in modo devastante le persone più vulnerabili, con effetti disastrosi come alluvioni, siccità e incendi».
I giovani rammentano anche le migrazioni, definite «risultato diretto di questo fallimento politico e dell'uso della violenza istituzionale. La Rotta Balcanica rappresenta una delle cicatrici più profonde di questa crisi, con migliaia di persone che, fuggendo da guerre e catastrofi, subiscono abusi e violenze alle frontiere mentre i governi europei chiudono gli occhi e aumentano i fondi per il controllo militare delle frontiere».
I Fridays for future portano anche al banco degli imputati il “militarismo e l’industria della guerra”, «parte integrante del sistema contro cui lottiamo. Miliardi di euro vengono spesi ogni anno in armamenti e conflitti, mentre le risorse per affrontare il cambiamento climatico e proteggere le comunità vengono sistematicamente tagliate. La crisi climatica non può essere risolta senza smantellare questo sistema imperialista e militarista. Difendere il clima significa difendere la pace e la giustizia sociale. Le politiche di austerità, come l’autonomia differenziata e il DDL 1660, continuano ad ampliare le disuguaglianze sociali e ambientali, colpendo duramente le regioni più vulnerabili e le comunità più marginalizzate. Il governo, incapace di rispondere alle richieste dei movimenti sociali e climatici, cerca di reprimere il dissenso attraverso leggi repressive, mentre la propaganda politica copre la mancanza di soluzioni reali per i problemi del nostro tempo».
L’appello è verso «tutte le forze sociali, ai movimenti e ai cittadini: oggi più che mai dobbiamo unirci. La lotta per la giustizia climatica è anche una lotta contro le disuguaglianze, contro il razzismo, contro la militarizzazione dei confini e delle società. Difendere il clima significa difendere le persone e costruire un mondo più giusto», concludono.
Foto d'archivio.
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