Fossalon e Isola Morosini celebrano San Marco, feste nelle comunità

A Fossalon l'omaggio a don Mauro per la prima festa nella comunità, a Isola Morosini la testimonianza di un ragazzo afghano.

Per antica e secolare tradizione liturgica il 25 aprile è San Marco. Non solo, dunque, la Festa della Liberazione specialmente per i territori un tempo guidati dalla Serenissima Repubblica di Venezia e nei quali la devozione al santo evangelista è rimasta nella tradizione. Nel Goriziano, in particolare, le due comunità di Fossalon e di Isola Morosini, l’una nel comune di Grado l’altra di San Canzian d’Isonzo. A Fossalon, al mattino, la santa messa delle 10.30 celebrata dal parroco di Grado, monsignor Paolo Nutarelli, con la concelebrazione dell’amministratore parrocchiale, monsignor Mauro Belletti, e di don Joseph Nzi, in servizio a Grado.

Bloccata dal maltempo la processione ma vi è, comunque, stata la benedizione dal sagrato della chiesa. Nel frattempo, all’esterno, la trentacinquesima edizione della Festa degli Asparagi nella quale, a vincere la gara, è stato un produttore di Fossalon mentre altri due di Medea e Moraro hanno vinto rispettivamente il secondo e terzo premio. Tornando alla celebrazione, tramite le parole di Paola Sain, è stato consegnato ai sacerdoti un mazzo di fiori: “Come nella tradizione, l’ospite spezza il pane e lo condivide con i commensali, così facciamo con don Paolo e don Joseph, e la nostra comunità accoglie gli ospiti come parte della famiglia".

"A don Mauro l’omaggio floreale è stato il simbolo di vicinanza come nostro primo San Marco assieme”. “La Festa di San Marco ci ricorda come questa comunità deve diventare sempre più annunciatrice di Cristo, come l’evangelista Marco. Un annuncio così importante che ha cambiato la storia degli uomini”, così monsignor Nutarelli nell’omelia. “La Parola è bellissima e ci parla di salvezza, a quella personale, al nostro essere uomini e donne. Il Vangelo è anche sognare la vita”.

A Isola Morosini, invece, il patrono è stato celebrato nel pomeriggio con la santa messa solenne delle 17 celebrata dal parroco, don Francesco Fragiacomo, assieme a don Alessandro Biasin, don Enzo Fabrissin e don Umberto Bottacin. Ad accompagnare il canto il coro dei Sacri Cantores Theresiani che hanno eseguito la Messa Cerviana a tre voci d’uomo di monsignor Lorenzo Perosi, unitamente ad alcuni brani della tradizione popolare, tra cui il celebre Attolite Portas di Dal Santo. Ad anticipare e concludere la celebrazione lo scampanio a festa dei Campanari del Goriziano.

Don Fragiacomo ha ricordato la storia dell’evangelista Marco e il suo stretto collegamento con il territorio, da Aquileia a Belvedere prima di arrivare a Venezia. Per don Fragiacomo fondamentale è riscoprire la fede in “una società infeconda dove è in atto un importante calo demografico. La Chiesa non evangelizza più ed è l’impossibilità di vivere in modo pieno l’amore e la vita perché superate le due grandi realtà e leggi della creazione, la morte e il peccato”.

Il sacerdote ha parlato anche del battesimo e della testimonianza di Vali, musulmano e afghano, che “domenica scorsa ci ha testimoniato: 'Cristo è stata la mia luce, il perdono, ho scoperto un’umanità nuova, ho scoperto il perdono, l’amore tra i fratelli'. Non diamo nulla per scontato chiediamo a San Marco riscoprire la bellezza e la novità sempre fresca della vita cristiana”, ha concluso il sacerdote. Un momento conviviale spontaneo ha chiuso la giornata.

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