la protesta
Cattivi odori dall'impianto di bitume in mezzo alle case, rabbia a Vrtojba
Il comitato Civilna iniciativa pronto a presentazione un'azione legale, le analisi hanno scoperto la presenza di sostanze chimiche cancerogene.
Sono pronti a portare l’azienda davanti a un giudice, chiedendo ancora una volta lo stop all’inquinamento prodotto. Questa mattina, circa 200 persone si sono ritrovate nello spazio in meno alla case di Vrtojba, protestando contro l’impianto dell’Asfaltna Baza Vrtojb, dedicato alla produzione di asfalto per la Cestno podjetje Gorica. I comitati che lottano per la sua chiusura, tra cui gli italiani Legambiente ed Eko Štandrež, accusano l’area di essere l’origine dei forti odori che vengono percepiti fino a Sant’Andrea.
“Portiamo avanti la nostra battaglia già da tanti anni - spiega Miloš Nemec, portavoce di Civilna iniciativa che ha organizzato la manifestazione - e non si è ancora fatto nulla. Siamo in contatto anche con esponenti del governo, la burocrazia è lunga. Questo non è una struttura fondamentale per la Slovenia, produce asfalto solo per la zona, e si trova peraltro circondata dai paesi e dalle case”. Ora il gruppo ha affidato l’incarico al proprio legale di ricorrere legalmente: “La prossima settimana il nostro avvocato avrà tutti i documenti”.
La storia inizia in realtà già al 1965. Quell'anno, a Vrtojba, l’azienda Cestno podjetje Gorica - all'epoca statale - aprì una cava di ghiaia, "per la quale non risulta esistere nessun permesso autorizzativo - denunciano i manifestanti - venne messa in funzione per soddisfare varie necessità al fine di creare nuove infrastrutture per la città di Nova Gorica, all’epoca in via di costruzione. L’azienda inizia a produrre asfalto e per l’alto tasso di polvere e odori prodotti i cittadini chiedono l'installazione di adeguati filtri”.
Nel 1982 iniziano le prime proteste da parte dei cittadini, quando vengono redatti i primi verbali e documenti per richiedere la bonifica della cava”. Da qui, si prevedette la chiusura della ditta per il 2003, senza mai ottenere quanto richiesto. Al fianco del comitato di cittadini anche il sindaco, Milan Turk, che ha rimarcato le difficoltà per l’amministrazione: “Il Comune non ha nessun diritto o responsabilità nel trovare una soluzione, ci sono solo le ispezioni dello Stato. Già anni fa, ritenevamo che questo tipo di produzioni se ne debba andare”.
Dall’azienda, è quindi arriva la replica di avere tutti i permessi in regola. “Invece non è vero - ancora il primo cittadino -. Ho parlato con il precedente ministro e con il segretario di Stato, però gli ingranaggi dello Stato si muovono lentamente. Ora, la nuova legge sull’ambiente Civilna iniciativa può presentarsi in tribunale per chiedere di smettere di inquinare. Il Comune sarà al fianco dell’associazione”. Fronte unito anche con le realtà italiane, con cui è partito il confronto nei mesi scorsi su diverse tematiche ambientali.
La presidente di Legambiente, Anna Maria Tomasich, ha quindi ricordato come “a partire dai primi mesi del 2020, si è riusciti a raccogliere tutte le segnalazioni in un link apposito, (nel sito del Comune di Gorizia e di Legambiente Gorizia) e si è provveduto ad installare nel quartiere alcune centraline di monitoraggio dell'aria collegate alla rete ‘Luftdaten’”. Da qui è iniziata una rilevazione compiuta con volontari che, per quattro mesi, hanno annotato periodicamente la percezione di cattivi odori nell’aria. Arpa ha quindi analizzato tutti i dati raccolti.
Considerati la geografia del territorio e i venti prevalenti,“è riuscita a risalire alla probabile fonte degli odori: verosimilmente si tratta del sito produttivo Asfaltna Baza”. Grazie all'aiuto di Alpe Adria Green, inoltre, sono state fatte una serie di indagini di laboratorio di campioni del suolo, dell'acqua e dell’aria: è stata rilevata la presenza nel terreno vicino all'impianto “di importanti quantità di idrocarburi policromatici aromatici, una classe di sostanze chimiche classificate come cancerogene dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro.
Legambiente ed Eko Štandrež hanno quindi chiesto al Comune di Gorizia e Arpa che vengano effettuate delle analisi del terreno e delle acque anche sul territorio italiano interessato dal fenomeno degli odori molesti, “ma a tutt'oggi non abbiamo avuto risposta”. Appello rivolto anche al Gect, lamentando anche qui la mancanza di risposte. È proprio il tema dell’aria quello che preoccupa di più a livello transfrontaliero. La mattinata è quindi proseguita con una passeggiata ungo il perimetro esterno dell’area, che si affaccia proprio a ridosso delle abitazioni.
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